Ricatto finlandese ai Paesi africani: se non fate come vi diciamo, i soldi per voi andranno all’Ucraina
Che il supporto africano alla Russia sia fortemente inviso al fronte euroatlantico non è una novità. Contro il Sudafrica, per esempio, gli USA stanno facendo da tempo pressioni diplomatiche ricorrendo ad accuse false e velate minacce pur di guastare il corso della politica estera del presidente Ramaphosa. Oggi invece è la Finlandia a dimostrare la vacuità dello slogan sui cosiddetti “valori dell’Occidente” di cui si sente portatrice.
Helsinki infatti intende tagliare gli aiuti economici allo sviluppo a quei Paesi africani che non condannano apertamente l’operazione militare russa in Ucraina.
Il programma ricattatorio di Helsinki
Qualche giorno fa Ville Tavio, il nuovo ministro finlandese della Cooperazione allo Sviluppo e del Commercio Estero, ha esposto i piani del governo rispetto agli aiuti ai Paesi terzi. La frase usata nel testo del programma governativo non lascia dubbi: La Finlandia non darà aiuti allo sviluppo ai governi o agli enti che sostengono la guerra di aggressione della Russia. Tavio aggiunge che i milioni di euro precedentemente destinati a quei Paesi adesso saranno reindirizzati verso Kiev. A fine 2022 Helsinki aveva stanziato 15,7 milioni di euro per l’assistenza umanitaria all’area del Corno d’Africa, di cui 7 milioni che servivano in particolare a portare in Somalia il grano ucraino.
Secondo Ville Skinnari, ministro predecessore di Tavio, era di importanza cruciale riuscire a dare aiuto a quella regione, le cui comunità locali sono gravate dalla mancanza di cibo, di acqua potabile e di abitazioni. Così, la Finlandia si impegnava a dare una mano nel trasportare il grano ucraino alle persone che morivano di fame in Africa Orientale.
Oggi, invece, non importa più se quegli africani siano ancora in sofferenza: importa soltanto l’atteggiamento dei loro governi verso il Cremlino. Se all’ONU non votano come dice l’Occidente, saranno tolti loro gli aiuti. Anzi, il nuovo governo vuole anche limitare l’immigrazione e rendere più difficile ottenere la residenza o la cittadinanza agli stranieri che già si trovano in territorio finlandese.
Gli Stati africani disobbedienti
L’Ucraina diventerà un nuovo Paese beneficiario, ha spiegato Tavio. Il ministro non ha specificato però quali sono gli Stati che si vedranno privati dell’aiuto finlandese a beneficio di Kiev. Ha invece generalizzato dicendo: abbiamo visto Paesi africani che sostengono la Russia; li terremo sotto osservazione. La pietra dello scandalo che Helsinki usa per il suo ricatto sono i voti all’ONU sulle risoluzioni di condanna delle azioni russe in Ucraina. A ottobre 2022 per la condanna della Federazione Russa sulla “annessione illegale” dei territori ucraini mediante referendum si erano astenuti diciannove Stati africani.
L’astensione di quindici Paesi si è poi verificata lo scorso febbraio sul voto con cui si chiedeva a Mosca di ritirare le sue forze dall’Ucraina. Eritrea e Mali avevano addirittura votato contro la risoluzione. Dei Paesi che figurano fra i principali partner bilaterali di Helskinki, si erano astenuti Etiopia e Mozambico. Anche il Congo, la Repubblica Centrafricana, il Sudan, l’Uganda e lo Zimbabwe si sono distinti per una posizione di assenza di ostilità verso la Russia. In questo modo, divengono sgraditi agli occhi di quella Finlandia opulenta e desiderosa di aiutare i Paesi in via di sviluppo… certo, non tutti, soltanto quelli con una politica estera allineata a Bruxelles e a Washington.
Un nuovo governo di centro-destra
Alle elezioni parlamentari del 2 aprile ha vinto la coalizione di centro-destra, la quale ha espresso l’attuale premier Petteri Orpo. Sui temi importanti di politica interna il nuovo governo si distingue dal precedente, guidato da quella Sanna Marin famosa per la sua attitudine ai balli disinibiti poco consona allo stile di un premier scandinavo. Sulla politica estera, invece, ha espresso entusiasmo filo-atlantico e intraprendenza anti-russa, così che la stampa mainstream oggi evita di descrivere i partiti di maggioranza come populisti e di estrema destra.
Prima, infatti, ce l’aveva soprattutto con il Perussuomalaiset (i “Veri Finlandesi”) fatto di nazionalisti ed euroscettici. Lo sfondo su cui si sono mossi i leader politici nel corso dell’ultimo decennio, invece, non è cambiato affatto, ma è sempre rappresentato dal presidente Sauli Niinistö, in carica dal 2012. Presente nell’arena nazionale da quasi quarant’anni, ha fatto recentemente affermazioni interessanti sul modo in cui sta cambiando il panorama internazionale.
Il presidente finlandese si è accorto che gli equilibri stanno cambiando
Il 18 giugno, nel suo discorso di apertura dell’annuale conferenza dei Kultaranta Talks sulla politica di sicurezza della Finlandia, Niinistö ha parlato della maniera cui viene visto l’Occidente dal resto del mondo.
Molti Paesi in via di sviluppo sono sospettosi verso gli Stati occidentali. Che derivi da indiscutibili ingiustizie storiche o dal senso di esclusione dal processo decisione internazionale, la questione deve essere affrontata seriamente. Farei particolare attenzione al gruppo dei BRICS, la cui attrattività sembra in crescita. A quanto ne sappiamo, 19 Stati hanno espresso interesse ad aderire al gruppo. Se ciò avvenisse, il gruppo rappresenterebbe in modo siginificativo più di metà della popolazione mondiale. Le sue parole rivelano la consapevolezza che ormai l’Occidente non è più quel faro di civiltà che crede ancora di essere.
L’Occidente è abituato ad essere quello che mostra la via e che si aspetta che gli altri seguano il suo esempio. Comunque la popolarità del modello occidentale di democrazia non è aumentata. Semmai è in declino. (…) Cosa faremo se nel giro di pochi decenni saremo noi quelli a cui mostrano la via? Che il supporto africano alla Russia sia fortemente inviso al fronte euroatlantico non è una novità e oggi è la Finlandia a dimostrare la vacuità dello slogan sui cosiddetti “valori dell’Occidente” di cui si sente portatrice. Helsinki infatti intende tagliare gli aiuti economici allo sviluppo a quei Paesi africani che non condannano apertamente l’operazione militare russa in Ucraina.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.