Qatar, leader della minoranza Bahá’í condannato a 5 anni per post sui social

Qatar, leader della minoranza Bahá’í condannato a 5 anni per post sui social

14 Agosto 2025 0

In Qatar il leader della piccola comunità religiosa Bahá’í Remy Rowhani è stato condannato a cinque anni di carcere per alcuni post sui social media che

mettono in dubbio i fondamenti della religione islamica.

Questa almeno la ragione secondo i documenti del tribunale ottenuti da un’organizzazione internazionale Bahá’í che monitora il caso. A emettere il verdetto contro il 71enne Rowhani, detenuto da aprile, un collegio di tre giudici del Consiglio Supremo della Magistratura del Qatar, stando ai documenti forniti all’Associated Press dall’ufficio della Bahá’í International Community di Ginevra, in Svizzera.

Nessun atto di clemenza

I giudici hanno respinto la richiesta di clemenza avanzata dalla difesa sulla base della patologia cardiaca di cui soffre Rowhani. Saba Haddad, rappresentante dell’ufficio di Ginevra presso le Nazioni Unite, ha definito il verdetto “una grave violazione del diritto alla libertà religiosa o di credo e un attacco a Remy Rowhani e alla comunità Bahá’í in Qatar“.

L’ufficio di Haddad, in un post su X, ha invitato la comunità internazionale a “sollecitare il governo del Qatar a rispettare il diritto internazionale e a garantire l’immediato rilascio del signor Rowhani”. Da parte dell’Ufficio stampa internazionale del Qatar non è arrivata nessuna risposta al momento alle domande dell’AP sul caso.

Le preoccupazione Onu per le minoranze in Qatar

Il verdetto è giunto appena due settimane dopo che un gruppo di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani aveva espresso “seria preoccupazione” per l’arresto e la detenzione di Rowhani, definiti “parte di un più ampio e inquietante schema di trattamento disparato della minoranza baha’i in Qatar“.

La mera esistenza dei baha’i in Qatar e la loro innocua presenza su X non possono essere criminalizzate dal diritto internazionale“, hanno affermato. Rowhani, ex presidente della Camera di Commercio del Qatar, era stato arrestato una volta in precedenza, accusato di reati legati alla raccolta fondi per la sua presidenza dell’Assemblea Nazionale Baha’i del Qatar. Le ultime accuse, presentate ad aprile, riguardano gli account X e Instagram della comunità Bahá’í, che contengono post sulle festività del Qatar e scritti Bahá’í.

La derubricazione a setta religiosa

Secondo la documentazione fornita dall’ufficio di Ginevra, i pubblici ministeri del Qatar hanno affermato che questi account “promuovevano le idee e le credenze di una setta religiosa che solleva dubbi sui fondamenti e gli insegnamenti della religione islamica“. La figlia di Rowhani, Noora Rowhani, che vive in Australia, ha dichiarato via e-mail che la condanna a cinque anni è “così triste e scioccante“. “Le condizioni della mia vista stanno peggiorando e tra cinque anni, anche se lo incontrassi, molto probabilmente non potrò più vederlo“, ha aggiunto.

Che cos’è la fede Bahá’í?

La fede Bahá’í – una religione piccola ma globale con un credo interreligioso – si inserisce senza problemi nello spettro religioso della maggior parte dei paesi, ma in diverse nazioni del Medio Oriente i seguaci Bahá’í subiscono una repressione che sta suscitando critiche da parte dei gruppi per i diritti umani.

La fede Bahá’í fu fondata nel 1860 da Bahá’u’lláh, un nobile persiano considerato un profeta dai suoi seguaci. I musulmani considerano il profeta Maometto il profeta supremo e ultimo.Fin dagli albori della fede Bahá’í, i religiosi musulmani sciiti hanno denunciato i suoi seguaci come apostati. La repressione è continuata dopo la Rivoluzione islamica iraniana del 1979, quando molti seguaci Bahá’í furono giustiziati o scomparirono. Nel mondo ci sono meno di 8 milioni di credenti Baha’i, il numero più alto si trova in India.

Gli abusi contro la minoranza in Medio Oriente

Gli abusi sono più evidenti in Iran, che ha messo al bando la fede ed è stato ampiamente accusato di perseguitare i seguaci Bahá’í, affermano gruppi che si occupano di diritti umani. Discriminazioni sistemiche sono segnalate anche in Yemen, Qatar ed Egitto. Il governo iraniano, viene riferito, ha fatto pressioni per la repressione dei seguaci Bahá’í nei paesi in cui esercita influenza, come lo Yemen, dove i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran controllano la metà settentrionale del paese, e il Qatar, che condivide con l’Iran il più grande giacimento di gas naturale del mondo.

Redazione Strumenti Politici
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