Meloni, premier a sovranità limitata

Meloni, premier a sovranità limitata

21 Maggio 2024 0

Il rischio di un’escalation sul fronte orientale in Europa cresce di ora in ora. La Gran Bretagna e la Finlandia hanno siglato un partenariato strategico per rafforzare la cooperazione militare. Lo hanno firmato in particolare per contrastare quella che nei loro protocolli definiscono la “minaccia russa”. È una mossa che ancora una volta esaspera i toni fra l’Occidente e il Cremlino e che fa perno sulla retorica della tensione e della propaganda a buon mercato. Di certo non è un gesto tale da favorire le condizioni per avviare dei negoziati di pace seri.

Le provocazioni francesi e il neonazismo ucraino

Non è sfuggita a nessuno l’ennesima provocazione del presidente francese Emmanuel Macron. Monsieur le President ha esteso al governo russo l’invito a partecipare all’anniversario degli 80 anni dello sbarco in Normandia. Un gioco di sponda tra alleati atlantici, che ha dato modo agli americani di lasciare sul sito della rivista “Politico” un commento sprezzante: Forse questo ricorderà ai russi che una volta hanno combattuto contro i veri nazisti, non quelli immaginari che vedono in Ucraina. Sarà pure così, ma sono piuttosto reali l’esaltazione ultranazionalista di Kiev, la celebrazione del collaborazionista ucraino e criminale di guerra Stepan Bandera e le effigi naziste mostrate dal battaglione Azov e da altri componenti dell’esercito ucraino. In Occidente ogni scusa è buona per provocare e soprattutto per occultare o sminuire la situazione critica del fronte ucraino.

Google nasconde la situazione sul campo

Secondo diversi canali Telegram ucraini, per tentare di frenare l’avanzata dell’esercito russo nella regione di Kharkov, il comando di Kiev avrebbe traferito in tale quadrante circa sette brigate aggiuntive. Di fatto ha così indebolito altre zone della linea di attrito. Inoltre ha sottratto quantità importanti di armi, di equipaggiamenti di uomini. Non è un caso allora che l’Ucraina abbia rimosso dall’incarico il comandante responsabile di Kharkov, Yuriy Galushkin, sostituendolo col generale di brigata Mykhailo Drapatyi. La condizione delle truppe è talmente drammatica che ha addirittura indotto Google a oscurare in Italia la mappa della situazione del conflitto in tempo reale. È un servizio che il noto motore di ricerca dava fin dall’avvio dell’operazione militare speciale russa Oggi lo ha sospeso. Così, chi vuole fare una ricerca del genere oggi viene reindirizzato su vecchie mappe o su siti legati a doppio filo ai think tank angloamericani. Quindi ci sono ben più di tre indizi a fare una prova…

La posizione del governo italiano

A proposito, e l’Italia come si sta muovendo? Con le sue dichiarazioni e con le sue azioni, la premier Giorgia Meloni continua a dimostrare di vivere in un Paese a sovranità limitata. È costretta a recitare il ruolo di prima della classe negli attacchi verbali alla Russia, pur di compiacere l’anziano inquilino della Casa Bianca. In questo senso si può ammirare la foto che ritrae la Meloni, nella sua prima visita negli States, euforica davanti al presidente Joe Biden. Ed è evidente pure l’accordo decennale per il sostegno militare dell’Ucraina, siglato a febbraio con Kiev proprio dalla Meloni e dal ministro Guido Crosetto, non è altro che un patto vuoto e di facciata.

La riprova di ciò è nei giorni successivi alla firma, quando Macron lanciò l’idea di un invio di truppe europee in Ucraina. Il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani precisò immediatamente: Abbiamo sempre detto che noi non siamo in guerra con la Russia e quindi non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina. Ma allora il patto di mutuo soccorso esiste oppure no?

Manca il consenso popolare

La premier è uscita fortemente ridimensionata da questa vicenda. Al netto delle bacchettate al collega di coalizione Matteo Salvini e delle dichiarazioni di disprezzo del voto popolare in Russia e nel Donbass, non risulta avere né un Parlamento né una nazione che la segua. Nella riunione del Copasir, ad esempio, il ministro Crosetto è stato costretto a non parlare del nono pacchetto di l’invio di armi a Zelensky. Con tale pacchetto l’Italia verrebbe chiamata a fornire il sistema missilistico di difesa aerea Samp-T. Non soltanto: come riferito dal ministro della Difesa britannico Grant Shapps, dovrebbe dare pure i missili da crociera Storm Shadow/SCALP.

Sono armi che potrebbero colpire a una distanza di 500 km. Quindi hanno caratteristiche offensive, perché sono in grado di raggiungere obiettivi situati nel territorio della Federazione Russa. La Lega ha più volte chiarito che su tale tipo di armamenti non si potrà contare sui suoi voti. Anche in Forza Italia sembra esserci un ampio fronte contrario a questo genere di aiuti militari.

Gli italiani danno la colpa all’Occidente

E d’altra parte un sondaggio del 10 maggio svolto dal sito Termometro Politico mostra come il sentire del popolo italiano non sia di certo in linea con l’atteggiamento dei leader euroatlantici. Alla domanda su chi sia il principale responsabile del conflitto e sul perché non si sia ancora arrivati alla pace in Ucraina, la maggioranza degli intervistati ha attribuito la colpa all’Occidente. Quelli che vedono nella Russia e in Putin le responsabilità maggiori sono soltanto il 37,2%. Il 33,4% sostiene che la responsabilità sia da addossare all’Unione Europea, al Regno Unito e agli USA, perché hanno tutto l’interesse nel mantenere aperto il conflitto. Una piccola parte, il 7,2%, riconosce gli stessi colpevoli ma per una ragione molto diversa: il non fornire abbastanza aiuti militari all’Ucraina. Infine il 15,6% afferma che siano proprio Zelensky e l’Ucraina a impedire la pace perché non cercano alcun tipo di accordo.

Le posizioni della premier italiana paiono allora più che altro di facciata. Il suo problema è che deve trovare un punto d’equilibrio fra la necessità di farsi accettare nel salotto buono euroatlantico e quella di rappresentare il proprio popolo. Gli italiani non ne possono più né dello scontro Mosca-Kiev né della guerra per procura occidentale, per la quale a pagare il prezzo più alto è proprio l’Italia.

I numeri parlano chiaro

Secondo uno studio della Cgia di Mestrem il calo della ricchezza in Italia a causa della guerra in Ucraina è dell’1,4%, pari a 24 miliardi di euro. In altre parole, è l’equivalente di una manovra finanziaria. Vi sono però anche gli effetti indiretti. La corsa al riarmo, imposta dagli Stati Uniti e dalla NATO, ha portato a una spesa diretta di 28 miliardi di euro, con una crescita annua del 5,5%. Tutti fondi sottratti agli italiani da altre voci di bilancio più urgenti. Una situazione che va ad accumularsi ai 3 miliardi di export perduti che l’Italia subiva già ai tempi delle prime sanzioni anti-russe. Insomma, la “non amicizia” fra Italia e Russia costa cara, anzi carissima alla premier Meloni. Se continuerà a governare, dovrà decidere se diventare una vera statista oppure restare la vassalla di un Continente sempre più schiacciato dai desiderata di oltreoceano.

Giuliano Pellico
Giuliano Pellico

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