I movimenti studenteschi in sostegno della Palestina preoccupano Israele, Soufiane Ben Farhat: “gli studenti di oggi saranno i decisori del futuro”

I movimenti studenteschi in sostegno della Palestina preoccupano Israele, Soufiane Ben Farhat: “gli studenti di oggi saranno i decisori del futuro”

21 Maggio 2024 0

Si è tenuto sabato pomeriggio a Tunisi, presso la Casa della gioventù Bab Laasaal, un incontro dedicato ai movimenti studenteschi a sostegno della Palestina emersi di recente a livello globale in occasione della fine del mese del Patrimonio in Tunisia.

All’incontro, sotto il patrocinio del ministero Affari culturali, sono intervenuti giornalisti, accademici e professori universitari tra cui Soufiane Ben Farhat, Mohamed Dhouib, Fehmi Romdhani, Nour al Houda Badis, Abdeslam Hidouri e Nesrine Hachana.

Il giornalista Soufiane Ben Farhat ha spiegato che

come è avvenuto per il generale vietnamita Giap nel 1968 dopo l’offensiva del Tet, la guerra può essere persa tatticamente ma vinta allo stesso tempo strategicamente.

Secondo l’editorialista tunisino, “nonostante le vittorie sul terreno da parte di Israele, e l’enorme numero di morti nella striscia di Gaza, i palestinesi stanno guadagnando la loro causa e ciò è dimostrato dal fatto che Israele teme il movimento studentesco americano e europeo”.

Il parallelo con l’apartheid in Sud Africa

Israele è ben consapevole che il movimento di protesta contro l’apartheid in Sud Africa è iniziato negli anni ‘80 del XX secolo e si è concluso con la caduta del regime dell’apartheid”, ricorda ancora Ben Farhat evidenziando che “Israele e la lobby sionista hanno lavorato per decenni e ha svolto un ruolo fondamentale nell’emanare leggi in più della metà degli Stati americani per prevenire i movimenti di boicottaggio, anche se in America la protesta pacifica è un diritto costituzionale. Oggi Israele è preoccupato di perdere il sostegno americano se il ritmo delle proteste dovesse aumentare”.

Dall’incontro è emerso che è proprio il sostegno americano a Israele a rendere lo Stato ebraico capace di sfidare il mondo, come le Nazioni Unite, la Corte internazionale di giustizia e l’opinione pubblica globale, e questo è qualcosa di cui Israele è ben consapevole.

Il gioco di influenze

Soufiane Ben Farhat sottolinea che “Israele faceva affidamento sull’influenza filo-sionista nei media americani in modo che l’attenzione rimanesse sulle sue cosiddette sofferenze, mentre la copertura dei crimini commessi dai propri soldati nei confronti della popolazione palestinese è minima”.

Il movimento studentesco che insorge a livello globale contro il genocidio fa sì, dunque che il cittadino americano ponga domande scomode per Israele, evidenziando la sensibilità verso la ripetizione di parole come “Palestina” o ”Palestinesi” nei media americani.

Il noto giornalista tunisino evidenzia come “le proteste si siano estese fuori dai campus universitari e come diversi docenti si sono uniti al movimento al fianco dei propri studenti”. Il movimento non è più limitato agli studenti universitari, ma si è esteso ad altri gruppi della società americana che sta iniziando a testimoniare una solidarietà di massa. Lo stesso sta avvenendo in molte università italiane ed europee.

Una protesta che dilaga

I professori intervenuti ieri hanno sottolineato il fatto che gli studenti di oggi rappresentano i leader di domani e i futuri decision makers.

Le proteste hanno avuto luogo nelle università situate nella capitale americana, vicino alla Casa Bianca, hanno cominciato a preoccupare l’amministrazione americana, nella stessa misura in cui preoccupano Israele, con la consapevolezza che questo movimento presto o tardi cambierà la bussola della politica estera di Washington

Ha spiegato Ben Farhat indicando che “molti presidenti, politici e pensatori americani considerano gli studenti come leader del cambiamento, la speranza del futuro, nonché il polso vivo dell’America”. Basti pensare che un nuovo rapporto pubblicato dal Pew Research Center afferma che il 96 per cento dei legislatori dell’attuale Congresso e il 93,8 per cento dei membri della Camera dei rappresentanti e circa il 99 per cento dei membri del Senato hanno almeno un titolo universitario.

Nelle Università di Columbia, Princeton, Yale, Berkeley, Harvard ed altre hanno studiato anziani presidenti americani, politici influenti, big leaders e managers come Obama, Woodrow Wilson, Franklin Delano Roosevelt, Georges W. Bush, Michele Obama, Jeff Besos, e l’anziano segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.

Le nuove generazioni occidentali non sono dominate dall’ideologia sionista e richiedono che ogni sostegno finanziario, materiale o militare ad Israele sia da parte del governo che da parte delle Università americane venga sospeso immediatamente. “Richiedono – aggiunge Ben Farhat – più trasparenza a proposito dei diversi tipi di sostegno al governo israeliano, facendo appello ad un cessato-il-fuoco immediato oltre alla criminalizzazione del genocidio praticato dal esercito israeliano contro le popolazioni civili palestinesi”.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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