Lituania, nuovo governo: critiche al Ministro della Cultura e al suo partito
La scorsa settimana si è insediato in Lituania il secondo governo uscito dalle urne del 2024. Il primo era caduto a luglio, a seguito di uno scandalo che aveva travolto l’ex premier. Le prossime elezioni parlamentari si terranno nel 2028.
La nuova premier
La 44enne ex leader del sindacato Inga Ruginiene, membro del partito Socialdemocratico, ha ottenuto l’approvazione alla sua nomina a primo ministro da parte del Seimas, il parlamento nazionale. Hanno votato per lei 80 dei 141 deputati; 40 hanno votato contro, 2 si sono astenuti e gli altri erano assenti. Ha dichiarato che l’obiettivo da raggiungere entro fine mandato è di “far sentire la gente più sicura” grazie a migliori politiche sociali e anche grazie a una migliore difesa. A questo proposito, ha promesso di aumentare fino al 5-6% del PIL il budget per la difesa e ha confermato il supporto all’Ucraina.
Critiche a un partito della coalizione
Il suo predecessore Gintautas Paluckas aveva dato le dimissioni il 31 luglio a causa di uno scandalo sui suoi collegamenti con la società appartenente a un suo familiare, finita sotto indagine per attività sospette. Paluckas aveva lasciato formalmente l’incarico di premier il 4 agosto. La nuova premier Ruginiene è stata immediatamente criticata per aver deciso di tenere nella coalizione di governo uno dei partiti della precedente maggioranza. Si tratta del Nemunas Dawn, il cui leader Remigijus Zemaitaitis è fortemente contestato per le sue affermazioni su Israele risalenti al 2023. Zemaitaitis non è favorevole a spendere di più per la difesa, perché secondo lui la Lituania dovrebbe investire i soldi pubblici su istruzione e sicurezza sociale. Non condivide nemmeno l’entusiasmo per l’Ucraina, che ritiene invece piena di corruzione, pronta a rivendersi gli armamenti e rivendere pure sé stessa.
Furore contro il Ministro della Cultura
Chi sta facendo discutere di più è uno dei nomi scelti per il nuovo gabinetto. È Ignotas Adomavičius, proveniente dal tanto discusso partito Nemunas Dawn, chiamato a fare il Ministro della Cultura. Fra le sue priorità ha detto che vi è il rafforzamento dell’uso della lingua lituana, tuttavia non appoggia il processo di de-sovietizzazione. Contro di lui è stata lanciata una petizione che ha raccolto 50mila firme, alla quale ha reagito mettendone in dubbio la genuinità e sminuendola come possibile iniziativa politica dell’opposizione. A chi lo accusa di non avere sufficiente esperienza per dirigere il dicastero della Cultura, risponde ammettendo di non avere una profonda conoscenza della legislazione di questo campo. Aggiunge però di essere pronto a costituire una squadra di persone competenti che lo assistano nei processi di comprensione e di decisione e di voler fare ogni sforzo insieme a tutti per trovare un consenso comune.
Ha dichiarato che sarà il ministro “di tutta la Lituania e di tutti i lituani in giro per il mondo”. Nel frattempo vi sono state manifestazioni contro di lui in alcune città. Istituzioni come il teatro Kosmos hanno sospeso la collaborazione con l’ufficio presidenziale, mentre il festival cinematografico Scanorama ha annunciato di voler rinunciare all’egida della presidenza lituana. Nonostante le critiche, ha controfirmato la sua nomina il presidente della Repubblica Gitanas Nausėda, il cui portavoce ha chiesto alla comunità culturale del Paese di non prendere decisioni affrettate.

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