L’ex Ministro degli Esteri ucraino fuggito e già tornato. Accuse pesanti contro Zelensky

L’ex Ministro degli Esteri ucraino fuggito e già tornato. Accuse pesanti contro Zelensky

21 Settembre 2025 0

L’ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha scatenato nelle ultime due settimane polemiche e intrighi. Fuggito in Polonia, ha rilasciato un’intervista pesante al Corriere della Sera in cui ha denunciato il comportamento di Zelensky. Tornato a Kiev di soppiatto, ha fatto dichiarazioni che hanno provocato repliche immediate.

Attriti con Zelensky e “dimissioni”

Kuleba è stato ministro per ben 4 anni, dal marzo 2020 al settembre 2024, un quadriennio a dir poco cruciale. L’anno scorso ha lasciato il dicastero a seguito di quello che i media europei hanno delicatamente descritto come rimpasto. In realtà è stata un’ondata di licenziamenti ai limiti della resa dei conti. Hanno dovuto abbandonare il posto anche altri ministri importanti, dalla Giustizia alle Risorse naturali. Nei primi due anni di conflitto Kuleba era divenuto uno fra gli esponenti del governo più riconoscibili all’estero. Aveva costruito un rapporto molto stretto col segretario di Stato americano Blinken e con altri colleghi europei, ma nonostante ciò gli attriti con Zelensky sono aumentati fino a renderlo troppo scomodo. Kuleba sembra non si fosse pienamente allineato ai desiderata del potente ufficio presidenziale diretto da Yermak. Non lo hanno salvato nemmeno risultati come l’ottenimento da parte degli alleati dei missili HIMARS e dei caccia F-16.

Fuga in auto

Ai primi di settembre l’ex ministro è uscito in automobile dal Paese per entrare in Polonia, appena prima che entrasse in vigore il decreto presidenziale con cui si vieta ai diplomatici in congedo di recarsi all’estero. Da Cracovia ha rilasciato al Corriere un’intervista telefonica nella quale ha precisato la sua posizione e lanciato accuse al veleno contro Zelensky. Kuleba oggi è docente di Scienze politiche in università di Parigi e degli USA e per questo motivo ha bisogno di viaggiare per lavorare.

Dice di essere sostanzialmente vittima della mentalità sovietica dei vertici ucraini, per i quali “chi va all’estero da libero cittadino diventa automaticamente un agente che complotta ai danni dello Stato”. Il divieto stabilito da Zelensky infatti non ha senso, perché se è vero che gli uomini fino ai 60 anni non possono uscire dal Paese perché potrebbero essere chiamati alle armi, gli ex diplomatici non sono comunque tenuti a mettersi la divisa. E in totale i soggetti esentati dal militare sono appena una ventina. Perciò secondo Kuleba sarebbe una sorta di ripicca del presidente contro di lui e contro chi ha osato andare all’estero a criticare la linea del governo.

“Come un ladro nella notte”

Sottolinea di difendere in generale l’operato del governo, ma oggi è amareggiato. Confida al Corriere: Non avrei mai pensato che mi sarei trovato a dovere scappare dal mio Paese come un ladro nella notte. Secondo lui il problema è grave: la società civile ucraina ha volutamente deciso di limitare le critiche “per favorire l’unità in nome dello sforzo bellico”. E il problema è costituito soprattutto da Zelensky, che non dovrebbe avere “il diritto di zittire ogni voce diversa dalla sua”. La persecuzione giudiziaria contro l’ex presidente Poroshenko e altri politici e personaggi di rilievo ne è la dimostrazione.

Secondo Kuleba, la sua colpa in particolare è stata quella di aver condannato la volontà del presidente di censurare le commissioni. Ora però il suo servizio stampa cerca di stemperare i toni e di addossare sul Corriere la responsabilità di aver presentato le dichiarazioni in un modo impreciso che potrebbe deformare il significato di quanto asserito. Ad esempio, la sua non è stata una “fuga”, da un’uscita programmata per poter partecipare a un evento all’estero, con previsione di ritorno in patria.

Le dichiarazioni sull’immigrazione

Pare infatti che sia già tornato. E che sia riuscito a provocare subito altre polemiche. Manca la conferma ufficiale, ma il canale ucraino Novyny.LIVE ha pubblicato un video che lo ritrae sul palco del festival “Courage” a Kiev qualche giorno fa. Microfono in mano, l’ex ministro parla al pubblico e dice che l’Ucraina potrebbe aver bisogno di “aprire il Paese ai migranti dal Bangladesh, dal Nepal, dall’India, dalle Filippine e dal Vietnam, i quali sarebbero felici di arrivare”. Troppi ucraini se ne sono andati e probabilmente non torneranno, spiega. Ciò è un danno per lo Stato perché nel frattempo sono rimasti solo gli anziani o chi non è in grado di lavorare. Alzare l’età pensionistica sarebbe molto complicato, mentre occorrono braccia per ricostruire il Paese e ridargli impulso. Specifica poi che i parametri demografici nazionali erano i peggiori in Europa già prima del conflitto e ora ovviamente sono peggiorati.

La reazione di Hetmantsev

Non è tardata la replica di un esponente del partito di Zelenksy “Servitore del Popolo”, il capo della Commissione parlamentare per le finanze e le dogane nonché segretario del Consiglio nazionale per la Ricostruzione Danylo Hetmantsev. Secondo lui Kuleba propone una soluzione troppo semplice per un problema tanto complesso. Dimostra così di non capire che occorre in primo luogo concentrare gli sforzi per garantire la pace e far ritornare chi è scappato, invece di aprire le frontiere per accogliere i migranti. Le affermazioni di Kuleba sono state per lui “sorprendenti”, perché sarebbe ora di smettere di trasformare l’Ucraina e gli ucraini nell’oggetto di “esperimenti altrui”. Persone con cultura, lingua e religione diversa dalla nostra, dice, non possono aiutarci a risolvere il problema demografico. Anche perché, aggiunge, costoro non sempre hanno un vero desiderio di lavorare.

Martin King
Martin King

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