L’Europa piazza ordinativi di armi da miliardi di euro per sé e per l’Ucraina: il complesso militare-industriale americano ringrazia

L’Europa piazza ordinativi di armi da miliardi di euro per sé e per l’Ucraina: il complesso militare-industriale americano ringrazia

24 Giugno 2024 0

La scorsa settimana il presidente americano Joe Biden e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg si sono incontrati per preparare il prossimo summit dell’Alleanza Atlantica, che si terrà proprio a Washington. Quello di luglio è un vertice su cui si stanno concentrando difficoltà politiche, proteste popolari e incognite sul futuro dell’organizzazione. L’unica certezza è che l’Europa continuerà a spendere i soldi dei suoi contribuenti per dare lavoro e commesse al complesso militare-industriale degli Stati Uniti.

Biden spinge finché può

In questi ultimi mesi del suo mandato presidenziale, Biden sta spingendo al massimo per compattare le alleanze militari di cui gli USA fanno parte. Vuole impegnare il Paese il più possibile sul piano internazionale, per contrastare il probabile isolazionismo del probabile vincitore delle elezioni di novembre, cioè Donald Trump. Alla celebrazione dell’anniversario del D-Day in Francia, Biden aveva detto che gli USA sarebbero pazzi a distaccarsi dai focolai di conflitto europei: infatti il modo migliore per evitare che diventino guerre estese è proprio quello di restare fermamente al fianco degli alleati d’oltreoceano. Era dunque una stoccata al suo rivale Trump, che invece non vuole che l’America protegga i Paesi membri della NATO che non spendono abbastanza per la propria difesa.

Oltre all’ombra di un Trump disposto a indebolire i meccanismi della NATO per favorire la supremazia americana, al prossimo summit si vedranno chiaramente i segnali della scollatura interna che caratterizza oggi l’Alleanza. Ad esempio, il presidente francese Emmanuel Macron, che ha recentemente subito una batosta elettorale alle parlamentari europee, rischia di prenderne una seconda a quelle nazionali. La Francia si presenterebbe quindi al vertice con un presidente senza peso politico. Lo stesso vale per il Regno Unito. Dalle imminenti elezioni dovrebbe uscire un governo con la stessa visione sull’Ucraina dell’attuale premier Rishi Sunak, ma il suo successore non avrà il tempo per prepararsi e chiedere a Biden di fare di più per Kiev e per l’Alleanza. Secondo Ivo Daalder, inviato americano presso la NATO sotto l’amministrazione Obama, queste circostanze cambiano decisamente il quadro in cui si muoveranno gli alleati della coalizione occidentale.

USA all’Europa: spendete di più e spendete per noi

Summit dopo summit, Washington ribadisce pubblicamente la necessità che i Paesi europei aumentino il budget destinato alla difesa. Ed è lo stesso giornale americano Politico ad ammettere che dietro al messaggio ufficiale i funzionari americani ne mandano uno privato agli omologhi europei: è bene che una quota consistente delle spese militari venga usata per acquistare armi made in U.S.A. Oggi l’Europa spende già metà di quei denari per i materiali e le attrezzature di fabbricazione americana, ma a Washington non vogliono rischiare.

Sanno che nel Vecchio Continente tira una brutta aria. I cittadini hanno voglia di cambiamento e risuona il vecchio slogan “Yankees go home!”. Dunque la Casa Bianca tiene ben salda la presa su quei finanziamenti e cerca pure di aumentarne il volume. E dà anche il buon esempio a Bruxelles: alla recente conferenza internazionale in Svizzera e al G7 italiano, Biden e la sua vicepresidente Kamala Harris hanno promesso a Zelensky altri pacchetti di assistenza umanitaria, militare e finanziaria. Eccolo il messaggio chiaro e inequivocabile: l’economia di guerra va fatta girare a suon di miliardi.

E Stoltenberg ha recepito benissimo: infatti nel suo colloquio con Biden ha evidenziato come dei 32 membri dell’Alleanza Atlantica, ben 23 abbiano centrato l’obiettivo del 2% del PIL per le spese militari. Il presidente americano si è quasi preso il merito di ciò, specificando che il numero di tali membri diligenti è più che raddoppiato proprio nel corso del suo mandato. Lo stesso Stoltenberg ci tiene a sottolineare che si tratta di qualcosa di buono e vantaggioso in primo luogo per l’economia statunitense. Nell’ultimo biennio, più dei due terzi degli acquisti militari europei sono stati appannaggio di aziende americane. Si tratta di contratti con le compagnie USA della difesa per un valore che supera i 140 miliardi di dollari. Il politico norvegese lo dice chiaro e tondo: La NATO è un bene per la sicurezza degli USA, per l’industria USA e per i posti di lavoro in USA.

Ma anche non volendo spendere per gli USA…

Le parole di Stoltenberg possono servire a capire il perché dell’insistenza di Washington nel sostenere Kiev e nella disponibilità a combattere “fino all’ultimo ucraino”. Con armi americane, si intende, ma va benissimo anche con quelle di fabbricazione sovietica rimaste negli arsenali dell’Est Europa. Tanto, anche volendo, gli europei farebbero fatica a produrre ciò che serve a rimpinguare gli arsenali svuotati dall’assistenza a Kiev. L’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) ha spiegato come il conflitto in Ucraina metta in risalto l’assoluta superiorità dell’industria della difesa USA. su quella europea. Quest’ultima non è semplicemente in grado (e non lo sarà ancora per molto) di produrre abbastanza armi abbastanza in fretta per stare al passo con le necessità belliche di Kiev e degli eserciti continentali. Per questo motivo devono giocoforza rivolgersi alle industrie americane.

Macron ha un bel dire che bisogna edificare e sviluppare una base tecnologico-industriale a tutti gli effetti europea, che possa fornire ai Paesi del Vecchio Continente armi e attrezzature fatte interamente in loco. È stata questa la sua dichiarazione al forum GLOBSEC di Bratislava a maggio. Anche il francese Thierry Breton, commissario UE per il mercato interno e i servizi, ha indicato come obiettivo quello di spendere per dare impulso all’industria continentale della difesa sia in ottica di aiuto all’Ucraina che nel quadro della sicurezza degli stessi Paesi europei. Ma sono speranze vane, se si considera quanto detto da quel funzionario del Dipartimento della Difesa USA secondo cui gli alleati e i partner europei sono semplicemente impreparati sotto tutti gli aspetti: mancano delle capacità materiali e delle strutture politico-burocratiche per poter fare da soli. Quindi devono per forza rivolgersi all’America se vogliono stare al passo coi ritmi necessari.

Poi mancano i soldi per la sanità…

Cornuti e mazziati. Non soltanto i governi europei commissionano armamenti alle fabbriche americane per miliardi di euro e danno lavoro ai cittadini USA. Lo fanno addirittura sottraendo finanziamenti alla sanità. La situazione si era inasprita già a inizio anno, quando Bruxelles decise di sottrarre dall’iniziativa EU4Health un quinto dei fondi. Con tale programma si vuole rafforzare la preparazione della UE alle crisi e alle sfide sanitarie a lungo termine. Ma del totale previsto, 1 miliardo di euro è poi andato al piano di sostegno all’Ucraina da 50 miliardi. La scorsa settimana il presidente americano Joe Biden e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg si sono incontrati per preparare il prossimo summit dell’Alleanza Atlantica, che si terrà proprio a Washington. L’unica certezza è che l’Europa continuerà a spendere i soldi dei suoi contribuenti per dare lavoro e commesse al complesso militare-industriale degli Stati Uniti.

Martin King
Martin King

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