L’establishment europeista teme la vittoria delle destre, così cerca di spaventare i cittadini

L’establishment europeista teme la vittoria delle destre, così cerca di spaventare i cittadini

8 Giugno 2024 0

In attesa dei risultati finali che usciranno domenica sera è possibile già ora intuire le tendenze di voto dell’elettorato europeo. Ed è anche possibile constatare con quanta paura e incertezza l’establishment di Bruxelles sta aspettando l’esito delle urne. Il timore che vincano i partiti di destra lo ha spinto a mobilitare tutte le categorie sotto mano, dagli ambientalisti alle femministe. E giù con le solite ipocrisie: viva i giovani, ma non se votano a destra; viva il popolo a contatto con la natura, ma non gli agricoltori che votano a destra; viva le donne al potere, tranne Giorgia Meloni o Marine Le Pen.

Votazioni al via

Irlanda e Repubblica Ceca hanno inaugurato la tornata elettorale, seguite dai Paesi Bassi. Gli exit poll parlano di ottimi risultati per la destra, soprattutto ad Amsterdam col Partito per la Libertà (Partij voor de Vrijheid, PVV). Dopo aver prevalso nelle elezioni nazionali lo scorso autunno – senza però riuscire ad avere una maggioranza per la formazione del governo – oggi il partito di Geert Wilders pensa di consolidare la sua popolarità in Olanda e guidare l’affermazione delle destre a Strasburgo. Pur essendo euroscettico, i PVV desidera più potere all’Europarlamento proprio per cambiare l’Unione dall’interno. Per questo motivo non disdegnerebbe un accordo di larghe intese con formazioni analoghe di altri Stati membri, allo scopo di rompere il tradizionale monopolio di cristiano-democratici, socialisti, liberali e verdi.

Giovani e social

Sono un po’ preoccupati persino a Londra, sebbene il Regno Unito sia uscito dalla UE nel 2020. La BBC ha infatti dedicato un piccolo reportage al voto dei giovani. Il pensiero dei britannici è rivolto evidentemente alla tornata di politiche che si svolgerà a luglio e che potrebbe essere influenzata dal voto per Strasburgo. I giovani interpellati dalla BBC spiegano le ragioni per le quali tanti di loro daranno la loro preferenza ai partiti che non sono attualmente al potere e in particolare a quelli di destra. Si lamentano, tra l’altro, del fatto che questi ultimi siano demonizzati, anche se cercano di aggiustare i problemi che le sinistre non sono state capaci di risolvere. Alcuni dicono: Non siano estremisti, siamo solo arrabbiati. Sentiamo che i nostri bisogni non vengono ascoltati.

Secondo Dave Sinardet, docente di scienze politiche alla Vrije Universiteit di Bruxelles, la destra “radicale” attira simpatie perché canalizza i sentimenti anti-establishment, proponendo istanze ribelli che in quanto tali piacciono ai giovani. Fra di esse c’è l’agenda “anti-woke”. Peraltro, dicendo questo, il professore ammette che esiste un programma o comunque un orientamento woke sospinto dai vertici europei. Poi ci sono i social, sui quali i politici di destra vanno meglio degli altri, specialmente su Instragram e TikTok. Ne è un perfetto esempio Jordan Bardella, leader di Rassemblement National, che ai suoi 1,2 milioni di follower propone video selfie con cui avrebbe già conquistato più di un terzo del votanti sotto i 24 anni. Il professor Sinardet, ovviamente, spiega questo successo dicendo che i suoi contenuti sono semplicistici, facili e con un messaggio che si rivolge all’emotività più che all’intelletto.

Paure e spauracchi

Così dicono che la destra punti a ottenere il consenso parlando alla “pancia” dei cittadini e non alla testa. Peccato che il mainstream pare faccia altrettanto, descrivendo le destre con termini esagerati e fuorvianti. Secondo Clean Energy Wire, “la principale piattaforma europea per il giornalismo climatico ed energetico, collaborativo e orientato alle soluzioni”, i populisti costituiscono una sfida agli sforzi dell’Europa sul clima. Infatti infiammano dibattiti divisivi, cavalcano le proteste degli agricoltori contro le misure atte a ridurre le emissioni, ostacolano le azioni climatiche a livello sia locale che nazionale. Insomma, sono brutti e cattivi e vanno tenuti d’occhio! Infatti Daphne Halikiopoulou, ricercatrice dell’Università di York, nota come i politici euroscettici e negazionisti stiano riuscendo a incidere nelle politiche dei governi nazionali, sebbene le loro proposte siano “implausibili” e nonostante la maggioranza dei cittadini desideri scelte più “ambiziose” in fatto di protezione del clima.

Fra le femministe serpeggia la preoccupazione che con queste elezioni gli uomini finiscano per dominare il panorama di Strasburgo. Nell’ultima legislatura si era visto il massimo della parità di genere nella rappresentanza al Parlamento, con 280 donne su un totale di 705 deputati. Ma non basta, perché Jéromine Andolfatto, esponente della European Women’s Lobby, fa notare la “segregazione orizzontale” del Parlamento in cui le commissioni più influenti – quelle dove vengono prese le decisioni più importanti – sono in mano agli uomini. Oggi, con le liste di candidati dalle destre sbilanciate verso i maschi, la situazione rischia di peggiorare. E attenzione all’estrema destra che risorge a livello nazionale, avverte la Andolfatto. Con governi del genere verranno attuate meno politiche progressiste, in favore invece di scelte conservatrici. E fa l’esempio dell’Italia, dimenticando appositamente che la premier è una donna e che vi sono donne alla guida di sei dicasteri.

Macron ha paura

Proprio in queste ore il presidente francese Macron è apparso alla tv nazionale per lanciare un appello ai concittadini. Dopo la celebrazione dell’anniversario dello sbarco in Normandia, ai microfoni di TF1 e France2 ha fatto un appello contro l’astensionismo. Chiedendo ai compatrioti di andare a votare il 9 giugno, ha messo in guardia contro una vittoria delle destre: altrimenti l’Europa potrebbe ritrovarsi “paralizzata”. Dobbiamo proteggere la Francia e non permettere la vittoria di un voto che dà semplicemente sfogo alla rabbia. Il leader di RN Bardella ha replicato dicendo che in questo modo Macron conferma il fatto che il voto alle destre sarebbe effettivamente capace di bloccare le dannose politiche dell’Eurocommissione.

Anche François-Xavier Bellamy, vicepresidente del partito dei Repubblicani (LR), ha criticato l’appello di Macron ai francesi definendolo inopportuno, soprattutto perché espresso appena 24 ore prima della fine della campagna elettorale. In attesa dei risultati finali che usciranno domenica sera è possibile già ora intuire le tendenze di voto dell’elettorato europeo. Ed è anche possibile constatare con quanta paura e incertezza l’establishment di Bruxelles sta aspettando l’esito delle urne. Il timore che vincano i partiti di destra lo ha spinto a mobilitare tutte le categorie sotto mano, dagli ambientalisti alle femministe. E giù con le solite ipocrisie: viva i giovani, ma non se votano a destra; viva il popolo a contatto con la natura, ma non gli agricoltori che votano a destra; viva le donne al potere, tranne Giorgia Meloni o Marine Le Pen.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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