L’Austria neutrale esorta l’Europa all’equilibrio nei rapporti con Mosca e Kiev

L’Austria neutrale esorta l’Europa all’equilibrio nei rapporti con Mosca e Kiev

26 Maggio 2023 0

L’Austria fa parte dell’Unione Europea, ma non della NATO. La sua tradizionale posizione di frontiera con l’Europa Orientale la porta ad avere maggiore sensibilità verso gli interessi di tutti gli attori in gioco. E il suo interesse è rivolto verso la stabilità e la cooperazione, più che verso le incognite e i conflitti.

In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg ha esposto la sua linea nella conduzione dei rapporti sia con la Federazione Russa che con l’Ucraina. La sua posizione sfida gli slogan ripetuti a pappagallo da molti politici europei, che insistono nell’appoggio incondiziato verso il governo di Zelensky e nell’ostilità di principio verso il Cremlino.

Mantenere aperti i canali con la Russia

Schallenberg, già premier della Repubblica d’Austria nell’autunno 2020, ne è da quattro anni il ministro degli Esteri. Nella suddetta intervista ha esortato anzitutto a conservare la possibilità di dialogo con Mosca. Vienna continua a mantenere attivo un canale informale di comunicazione con il Cremlino. Il ministro spiega che si tratta di qualcosa di importante, perché la Russia è il vicino di casa della UE più vasto geograficamente e più potente militarmente. Non la si può semplicemente ignorare, poiché è parte di varie organizzazioni internazionali.

Dunque l’Occidente deve dialogare con Mosca e può farlo utilizzando ad esempio gli ambiti offerti dall’OSCE o dalle Nazioni Unite. Il Die Welt chiede provocatoriamente se il ministro stringerebbe la mano all’omologo russo Lavrov. È ovvio che la stringerebbe, risponde Schallenberg, perché è una di quelle formalità che non possono mancare nel corso dei contatti diplomatici, è un requisito basilare delle relazioni internazionali. Perciò non farà nessuno di quei gesti tanto clamorosi quanto inutili che si sono visti negli ultimi tempi.

Un esempio eclatante era stato lo scorso anno l’abbandono della sala a Ginevra, quando diversi ambasciatori e diplomatici uscirono dall’aula nel momento in cui Lavrov prese la parola. Secondo il ministro, tra l’altro, non vi saranno cambiamenti sostanziali nei vertici politici russi almeno fino alla fine del decennio: un motivo in più per mantenere aperto il dialogo con loro. E precisa che anche l’amministrazione americana è tuttora in comunicazione col Cremlino per vie informali.

Ucraina in Europa? Sì, ma senza affrettare i tempi

Nei confronti dell’Ucraina, Schallenberg chiede all’Occidente di continuare a fornire sostegno economico, umanitario e militare. Ma per quanto riguarda il tanto annunciato ingresso di Kiev nell’Unione Europea, il ministro chiede che venga effettuato solamente quando l’Ucraina avrà soddisfatto tutti i requisiti. E lo stesso deve valere per la Moldavia. Sottolinea infatti la grande importanza di un giudizio equo verso le candidature di questi due Stati rispetto a quelle degli Stati balcanici in lista d’attesa da alcuni anni.

Sarebbe un errore fatale permettere con relativa facilità l’adesione di Kiev e di Chișinău, mentre si tengono fuori ad esempio l’Albania candidata dal 2014 oppure il Montenegro in corsa dal 2010. Si è visto di recente come ha reagito alla disparità di trattamento la Georgia, che oggi si sta riavvicinando a Mosca. Tbilisi aveva presentato la candidatura nello stesso periodo della Moldavia e dell’Ucraina, ma Bruxelles l’ha temporaneamente bocciata chiedendo di adempiere ad altre “raccomandazioni”, pur godendo di una situazione sociale ed economica nettamente superiore alle altre due Repubbliche ex sovietiche.

Un’analogo favoritismo palese e irritante sarebbe visto molto male dai Balcani occidentali, una regione molto delicata di suo, nella quale l’influenza russa ha radici storiche profonde ed è pronta a riprendere forza. Così, l’Austria si è fatta promotrice dell’iniziativa dei “Paesi amici dei Balcani occidentali”, fra i quali vi è anche l’Italia, che si riuniranno per la prima volta entro l’estate.

La neutralità austriaca

L’Austria è un Paese neutrale: non è membro della NATO. Vienna è comunque integrata con il blocco euroatlantico, facendo parte dal 1995 del programma “Partenariato per la pace” con l’Alleanza Atlantica. Tuttavia non fornisce né finanzia l’acquisto di armi letali a beneficio dell’Ucraina. Il ministro Schallenberg afferma che essere neutrali non significa essere automaticamente al sicuro, sebbene ritenga estremamente irrealistico che il suo Paese venga attaccato dalla Russia. La neutralità, evidenzia il ministro, consiste nel non essere parte di alleanze militari, ma ciò non equivale alla salvezza. Per questo motivo l’Austria deve essere in grado di difendersi: dunque il governo intende aumentare le spese militari. La coalizione formata dai Verdi e dall’ÖVP (Partito Popolare Austriaco), il partito del ministro Schallenberg, vuole infatti arrivare al livello record dell’1,5% di PIL dedicato alla Difesa. E proprio come i Verdi tedeschi al governo, anche quelli austriaci si sono trasformati da movimento pacifista a formazione di governo decisa a spendere i soldi pubblici per potenziare l’esercito.

Neutralità e sminamento

E a proposito della neutralità costituzionale dell’Austria, una grossa polemica si è recentemente sollevata a seguito delle proposte del presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen. Quest’ultimo ha invitato il Paese ad aiutare l’Ucraina impegnandosi in una missione specifica, quella dello sminamento.  L’ex portavoce dei Verdi ha dichiarato: Il supporto nello sminamento di aree civili quali edifici abitativi, scuole, asili o aree agricole non contraddice assolutamente la neutralità austriaca, ma si tratta di una questione umanitaria. L’Ucraina, infatti, ha un serio problema di mine.

Qualche mese fa, Human Rights Watch aveva pubblicato una relazione contenente accuse precise nei confronti di Kiev, che ha posizionato mine antiuomo sul proprio territorio in aree residenziali, vicino alle case o nei cortili, causando ferimenti gravi a una cinquantina di civili (tra cui dei bambini). L’Ucraina è firmataria del Trattato di Ottawa, la convenzione che mette al bando le mine antiuomo. La prima bozza della convenzione, risalente al 1996, era stata elaborata proprio da un austriaco, il diplomatico Werner Ehrlich. Tuttavia, secondo il ministro della Difesa Klaudia Tanner, un’azione del genere non costituirebbe una materia che rientri nella categoria degli aiuti umanitari, perchè in Ucraina al momento è impossible distinguere fra sminamento umanitario e sminamento militare.

Oltre tutto, come sottolinea il cancelliere Karl Nehammer, nessun soldato austriaco entrerà nel territorio ucraino per una missione operativa finché è in corso una guerra. Altri però fanno notare che per aiutare gli ucraini con lo sminamento il governo non deve necessariamente mandare soldati austriaci, ma può rivolgersi a intermediari quali le ONG. L’Austria fa parte dell’Unione Europea, ma non della NATO. La sua tradizionale posizione di frontiera con l’Europa Orientale la porta ad avere maggiore sensibilità verso gli interessi di tutti gli attori. E il suo interesse è rivolto verso la stabilità e la cooperazione, più che verso le incognite e i conflitti.

 

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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