L’anniversario di Stalingrado e le vie di rifornimento euroatlantico all’Ucraina
Ottant’anni fa si concludeva con la vittoria sovietica la battaglia di Stalingrado, considerata decisiva dagli storici per le sorti della Seconda guerra mondiale. E proprio in questi giorni stiamo assistendo all’aumento quantitativo e qualitativo delle forniture di armi occidentali all’Ucraina. Così, gli echi dell’ultima tremenda guerra mondiale ed europea risuonano ancora oggi, riflettendosi sui carri armati tedeschi mandati a combattere nelle pianure ucraine, magari con la Eisernes Kreuz dipinta sulla corazza.
Il discorso di Putin a Volgograd
Nell’anniversario della vittoria di Stalingrado, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha tracciato un parallelo fra quella fatale e sanguinosa battaglia e gli eventi in pieno svolgimento in Ucraina. Nel discorso tenuto durante la celebrazione del 2 febbraio a Volgograd, nome dato alla città Stalingrado nel 1961, ha affermato: Ora, purtroppo, vediamo che l’ideologia del nazismo – oggi nella sua veste attuale, nella sua manifestazione attuale – crea nuovamente delle minacce dirette alla sicurezza del nostro Paese. Siamo ancora una volta costretti a fronteggiare l’aggressione dell’Occidente collettivo.
Poi ha ricordato l’inquietante ripetersi di una circostanza ritenuta inconcepibile fino a qualche tempo fa: Sembra incredibile, ma è un fatto vero: ci minacciano di nuovo con i carri tedeschi Leopard, sul cui bordo vi sono le croci, e di nuovo si preparano a combattere con la Russia in terra ucraina per mano dei seguaci di Hitler, per mano dei seguaci di Bandera. Infine ha spiegato quale sarà la reazione del popolo russo: Noi non inviamo i nostri carri ai loro confini, ma abbiamo i mezzi per rispondere, e la questione non si risolverà con l’uso di veicoli blindati. Tutti devono capirlo. Evidentemente coloro che ci minacciano non comprendono una semplice verità: tutto il nostro popolo, tutti noi siamo cresciuti e abbiamo assorbito col latte materno le tradizioni della nostra gente, la generazione dei vincitori, che hanno creato il nostro Paese con il loro lavoro, il sudore e il sangue e ce lo hanno trasmesso in eredità.
Sempre più armi dall’Europa a Kiev
Il 24 febbraio sarà un anno dall’inizio dell’Operazione militare speciale condotta dalla Federazione Russa in Ucraina. Fino ad oggi, l’esercito russo e i corpi volontari delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk ricompresi in esso hanno liberato una parte consistente del territorio di queste Repubbliche e hanno assicurato l’incorporazione nello Stato di nuove entità, le oblast’ di Kherson e Zaporizhzhia. Nel frattempo, l’Occidente aumenta gli invii di armi, di attrezzature belliche e di munizioni all’Ucraina, e incrementa la preparazione dei militari ucraini presso i suoi poligoni e i suoi centri di addestramento. Secondo le dichiarazioni dei militari e dei politici americani ed europei, il 2023 dovrà essere l’anno decisivo e cruciale della guerra, mentre l’Ucraina dovrà ottenere la vittoria sulla Russia.
È stato proprio l’Occidente a scegliere di effettuare forniture militari senza precedenti all’Ucraina. Riducendo praticamente del tutto la possibilità di inviare armi e munizioni di produzione sovietica dagli arsenali di quasi 50 Stati, in Ucraina è iniziato l’arrivo in massa di materiali bellici per armamenti stranieri. Nel 2023 la fornitura di centinaia di veicoli corazzati sarà completata con quasi 150 carri armati pesanti Abrams, Leopard e Challenger in varie versioni di fabbricazione americana, tedesca e britannica. A Washington stanno studiando attentamente la possibilità di cominciare a mandare in Ucraina i missili tattici GLSDB (Ground Launched Small Diameter Bomb) destinati ai lanciarazzi multipli HIMARS, con una gittata fino a 150 chilometri.
Nel quartier generale della NATO a Bruxelles sono in corso trattative sull’invio dei caccia F-16 di produzione americana all’Aeronautica militare ucraina. I principali flussi di forniture militari passano dalla Polonia e dalla Germania e comprendono anche determinati punti sui territori della Romania, della Repubblica Ceca e della Slovacchia. Dall’inizio di quest’anno l’Unione Europea ha bruscamente incrementato l’impegno per compattare i propri membri intorno all’erogazione degli aiuti finanziari a Kiev per l’acquisto di nuovi modelli di armi e attrezzature belliche. L’enfasi maggiore viene data all’acquisto di mezzi corazzati da attacco, velivoli di vario tipo, missili con gittata più lunga, sistemi di difesa antiaerea, attrezzature radioelettroniche e altri materiali.
Tagliare le vie con cui la NATO rifornisce le forze ucraine
Stanno diventando sempre più evidenti i piani di USA e NATO orientati a una partecipazione diretta al conflitto, tramite non soltanto la formazione e l’invio di mercenari stranieri in zone di combattimento, ma anche tramite l’ingresso nelle aree occidentali dell’Ucraina di unità di truppe regolari sotto la copertura di “missioni di supporto alla pace”. È un ruolo che si sta sforzando di ricoprire la Polonia, la quale aspira ad annettere le regioni occidentali dell’Ucraina. I vertici politici e militari della Russia hanno ripetutamente messo in guardia contro le conseguenze dell’aumento e dell’allargamento della gamma di armi fornite all’Ucraina.
Sembra giunto il momento della realizzazione di un avvertimento, secondo il quale saranno considerati obiettivi legittimi dell’esercito russo non solo i punti di dislocamento e le postazioni degli armamenti e dei materiali bellici, ma anche le colonne di approvvigionamento che li portano e i luoghi in cui vengono concentrati nei Paesi confinanti con l’Ucraina. Dai Alti comandi russi dobbiamo attenderci misure finalizzate a tagliare i principali corridoi di trasporto delle forniture di materiale bellico all’Ucraina, ad allargare i tunnel e le infrastrutture ferroviarie, a fissare controlli alle frontiere. In altre parole a realizzare un blocco dei trasporti nel Paese.
Non è escluso che a queste azioni prenderanno parte anche le truppe russe che in questo momento sono dislocate in Bielorussia. Non bisogna nemmeno escludere il ricorso contro l’Ucraina di mezzi di conduzione della guerra assolutamente nuovi, che finora non erano mai stati impiegati nelle aeree del conflitto russo-ucraino.
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