La conferenza di “pace” di Zelensky, passerella mediatica destinata al fallimento

La conferenza di “pace” di Zelensky, passerella mediatica destinata al fallimento

6 Giugno 2024 0

Dovrebbe tenersi il 15 e 16 giugno presso il lago di Lucerna in Svizzera la conferenza di pace voluta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quali chance di successo può avere la sua iniziativa? Ben poche, forse nessuna, se per successo si intende fermare le ostilità e costringere Mosca alle condizioni di Kiev. Ne dubitano persino a Washington, visto che non ci andrà Biden, ma la sua vice. Non ci andrà la Cina e soprattutto mancherà la Russia: insomma, gli ucraini cercano di assemblare un puzzle a cui mancano i pezzi centrali. Oppure, come dice un giornale degli Emirati Arabi, vogliono tenere in piedi una sedia con tre gambe.

Chi ci andrà

Kiev e Berna hanno invitato alla conferenza 160 Stati del mondo. Ad oggi, dice il portavoce del presidente ucraino Serhii Nykyforov, hanno risposto positivamente in 107 fra Paesi ed organizzazioni internazionali. Secondo il governo svizzero, invece, dovrebbero presentarsi in 70. Al di là del numero effettivo di partecipanti, ciò che colpisce è il fatto che non vi si recheranno i presidenti o i leader, bensì i vice o le delegazioni di grado più basso. Inoltre saranno presenti Paesi che non sono coinvolti direttamente nel conflitto, ma che su invito diretto di Zelensky sfruttano a loro volta una vetrina diplomatica, un’occasione per mostrarsi equidistanti e desiderosi di dialogare con tutti.

Proprio pochi giorni fa Zelensky ha effettuato un viaggio nel sud-est asiatico in cerca di consensi e di nuovi amici. È andato nelle Filippine – quasi senza preavviso – e ha incontrato il presidente Ferdinand Marcos Jr. Gli ha chiesto di venire alla conferenza e ha promesso che aprirà un’ambasciata ucraina a Manila. Il presidente filippino ha promesso che il suo Paese parteciperà al vertice, ma non ha specificato se sarà lui di persona ad andarci. Zelensky è volato anche a Singapore, dove ha parlato dopo lo Shangri-La Dialogue, il forum dell’istituto di ricerca britannico IISS. Ha strappato pure al ministro degli Esteri singaporiano la promessa di venire in Svizzera. Vi sarà infine la Thailandia col viceministro degli Esteri Russ Jalichandran, il quale ha comunicato che Bangkok sostiene tutte le iniziative il cui obiettivo sia mettere fine alle ostilità e trovare un accordo di pace.

Ci andrà la vicepresidente Kamala

A rappresentare gli USA, il principale alleato militare, politico e finanziario di Kiev, sarà la vicepresidente Kamala Harris. Questa mossa ha immediatamente esposto Washington a un’ondata di scetticismo e di sarcasmo. L’assenza di Biden, infatti, ha un motivo peculiare: presenziare a un evento di beneficenza insieme a George Clooney e a Julia Roberts. Va bene che pure Zelensky era attore, ma il presidente ucraino ci è rimasto malissimo. Così ha chiesto a Biden di rinunciare alla passerella di Hollywood. Ma in questo momento, evidentemente, l’esposizione mediatica interna è più importante per il presidente americano, con la campagna elettorale in avvicinamento. Alla domanda se l’assenza di Biden non implichi un messaggio sbagliato a livello globale, il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha risposto: Non importa chi rappresenta gli USA a questo summit. Non si può dire che gli Stati Uniti si siano in alcun modo allontanati dal loro sostegno all’Ucraina.

Dalla Casa Bianca fanno inoltre sapere che la vicepresidente sottolineerà l’impegno dell’amministrazione Biden-Harris nel supportare lo sforzo ucraino per garantire una pace giusta e duratura, basata sulla sovranità e sull’integrità territoriale dell’Ucraina. Ad accompagnare la delegazione americana ci sarà anche il consigliere nazionale sulla sicurezza Jake Sullivan. Molti temono il rischio di una figuraccia per Kamala Harris (e dunque per Washington). La vicepresidente è infatti nota per la sua risata sguaiata, spesso fuori luogo, accompagnata da dichiarazioni banali o bizzarre pronunciate con estrema serietà. È quindi oggetto di scherno e di imitazioni ridicolizzanti da parte degli stessi americani.

Chi non andrà

Pesano comunque di più i nomi di chi non andrà alla conferenza, nonostante gli inviti e le pressioni del governo di Kiev e di Zelensky in persona. In primis l’Arabia Saudita, secondo cui se manca la Russia non ha senso partecipare. Finora Riad ha mantenuto un buon equilibrio fra i contendenti e si era anche offerta come mediatrice. Nel 2022 aveva agevolato un consistente scambio di prigionieri e nel 2023 aveva ospitato un summit in cui Zelensky aveva lanciato la sua “formula di pace” in 10 punti. Ora però il presidente ucraino rimanda la sua visita in Arabia, forse per ripicca verso la mancata accettazione dell’invito in Svizzera.

E pure il Pakistan non verrà per colpa del mancato invito alla Russia. Secondo Islamabad un vertice monco sarebbe probabilmente inutile. Per il portavoce degli Esteri Mumtaz Zahra Baloch il Paese vuole soprattutto mantenere la sua posizione di neutralità. Finora ha mostrato apertura verso entrambe le parti, astenendosi dal condannare formalmente la Russia all’ONU, ricevendo la visita del Ministro degli Esteri ucraino e mandando aiuti umanitari a Kiev. Circola persino la voce che attraverso Paesi terzi abbia rifornito di armi l’esercito ucraino.

BRICS e CSI

Fra i Paesi BRICS, alcuni potrebbero partecipare mandando piccole delegazioni non di vertice. In questo modo possono mantenere una posizione equilibrata, mostrando comunque la loro indipendenza decisionale rispetto alle pressioni di Washington. Il governo svizzero ha esplicitamente invitato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che però ha etichettato come priva di senso la partecipazione a un summit che non coinvolga tutte le parti in causa. Manderà quindi una semplice delegazione simbolica. Lo stesso sembra pronta a fare pure l’India, mentre non si conoscono ancora quali sono le intenzioni del Sudafrica, che quasi certamente salterà la conferenza.

Zelensky sta cercando di convincere i Paesi CSI, cioè le ex Repubbliche sovietiche. Si intendono ovviamente gli Stati dell’Asia centrale e del Caucaso, perché i baltici sono da sempre fra i più accaniti avversari di Mosca. Il viceministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin ha rivelato che il presidente ucraino avrebbe personalmente contattato i leader di quei Paesi, ma come risposta avrebbe ricevuto solamente rifiuti. Secondo il diplomatico russo, gli Stati ex sovietici sono ben consapevoli che la conferenza non ha nulla ha che fare con la pace, ma è solo un tentativo frettoloso di mettere insieme una coalizione anti-russa e di lanciare a Mosca un ultimatum, facendo sembrare che il mondo intero sostenga l’inapplicabile formula di pace di Zelensky.

L’assenza della Cina

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha dichiarato che Pechino non parteciperà alla conferenza in Svizzera perché non soddisfa i parametri minimi di un vertice di pace. Il motivo principale è il mancato invito alla Russia, che rende le trattative prive di senso. La Cina aveva già proposto l’anno scorso un piano di pace in 12 punti che conteneva dei principi generali per terminare le ostilità, sebbene non avesse approfondito tali punti. Oggi fa sapere che per avere significato, la conferenza dovrebbe essere avallata sia dalla Russia che dall’Ucraina, con uguale partecipazione di tutte le controparti, con le proposte di pace discusse equamente e allo stesso modo.

Zelensky non ha gradito affatto: Sfruttando l’influenza cinese, usando i diplomatici cinesi, la Russia sta facendo di tutto per rovinare il summit. (…) La Cina oggi sta lavorando duramente per impedire ad altri Paesi di venire al summit di pace. Ma nemmeno a Pechino sono piaciute le sue parole: non presentarsi in Svizzera non significa non appoggiare la pace, mentre alcuni Paesi, pur partecipando, non necessariamente sperano con tutto il cuore che il conflitto finisca, dice Ning. E aggiunge: speriamo che la conferenza non si trasformi in una piattaforma per creare una contrapposizione di blocchi.

La NATO critica Pechino

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha criticato la Cina, accusandola di boicottare deliberatamente la conferenza di pace e di aiutare la Russia sul piano militare e tecnologico. Parlando ai microfoni della NDR, emittente radiofonica di Amburgo, ha dichiarato che la decisione cinese non sorprende, pur essendo qualcosa di spiacevole. D’altra parte, Pechino non ha mai condannato l’operazione militare speciale della Russia, anzi sta consolidando la sua cooperazione con Mosca. Dovrebbe tenersi il 15 e 16 giugno presso il lago di Lucerna in Svizzera la conferenza di pace voluta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quali chance di successo può avere la sua iniziativa? Forse nessuna. Ne dubitano persino a Washington, visto che non ci andrà Biden, ma la sua vice. Soprattutto mancherà la Russia: insomma, gli ucraini cercano di assemblare un puzzle a cui mancano i pezzi centrali. Oppure vogliono tenere in piedi una sedia con tre gambe.

Martin King
Martin King

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