Kais Saied alla vigilia della visita di Meloni: “la Tunisia non sarà rifugio per i migranti subsahariani”

Kais Saied alla vigilia della visita di Meloni: “la Tunisia non sarà rifugio per i migranti subsahariani”

17 Aprile 2024 0

In Tunisia il Consiglio di sicurezza nazionale si è riunito al Palazzo di Cartagine, sede della presidenza della Repubblica ed ha discusso una serie di questioni relative alla sicurezza interna ed esterna del Paese, nonché i recenti sviluppi del conflitto in Medio Oriente.

In un video dell’incontro, diffuso ieri sera dalla Presidenza, il capo dello Stato Kais Saied ha affermato che in Tunisia “si stanno verificando numerosi fenomeni anomali, come la recrudescenza della violenza con l’uso di tutti i tipi di armi bianche, o l’incendio di pneumatici di gomma e il lancio di pietre per infiammare la situazione. La loro frequenza non è una coincidenza e deve essere affrontata e l’apparato statale deve avere il controllo su tutte le strutture del Paese”. Saied ha anche accennato al fenomeno crescente del consumo di droga negli istituti scolastici, chiedendo alle autorità interessate di affrontarne cause e conseguenze.

Migrazione come arma di destabilizzazione

Secondo Saied, lo scopo del recente aumento di questi fenomeni è quello di “minare lo Stato dall’interno e frammentarlo in una serie di province, oltre a danneggiare la sua società”. Commentando il caso di cospirazione contro la sicurezza dello Stato, il presidente ha affermato che “è tempo di un giusto processo per le persone coinvolte nel dossier”, aggiungendo che “le procedure sono state rispettate, ma il prolungamento del corso della Giustizia consente loro di cospirare nuovamente contro la sicurezza dello Stato da dietro le sbarre”.

“Il denaro continua ad arrivare dall’estero ai cospiratori attraverso le associazioni”, ha sottolineato Saied, aggiungendo che un’associazione con tre conti correnti ha ricevuto dall’estero una somma di 780.000 dinari, equivalenti a 230 mila euro, oltre ad un deposito di un milione di dinari, ossia 350 mila euro.

I complotti contro la sicurezza della Tunisia

Per quanto concerne l’immigrazione clandestina, alla vigilia della visita della presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, Saied ha sottolineato che “la Tunisia ha fatto quello che poteva, basandosi sui valori umanitari e sul fatto che queste persone sono vittime” ribadendo che il Paese nordafricano non si piegherà alla volontà di “coloro che vogliono farne un luogo di rifugio per i migranti subsahariani, né di transito, né di insediamento”.

Ha sottolineato che coloro che dal 2017 hanno cospirato per fare della Tunisia un luogo di insediamento per i migranti, ricevendo milioni in valuta estera, stanno ancora complottando dall’esterno contro la sicurezza del Paese. Ha invitato le organizzazioni che lavorano nel campo della migrazione a non limitarsi a rilasciare dichiarazioni mediatiche, ma a dare una mano per risolvere questo problema.

Stop ai sabotaggi interni

Saied ha invitato tutte le parti ad intervenire per porre fine all’interruzione del normale funzionamento dei servizi pubblici e ai frequenti tagli di acqua ed elettricità, in diverse regioni, chiedendo un’azione rapida e il perseguimento di eventuali responsabili. Giorgia Meloni sarà a Tunisi domani insieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e alla titolare dell’Università e ricerca scientifica, Anna Maria Bernini, nell’ambito del Piano Mattei.

A quanto si apprende, durante la visita sarà firmato un Protocollo d’Intesa tra Ministro dell’Università e della Ricerca italiano e l’omologo tunisino per rafforzare la cooperazione scientifica tra le due Nazioni.

La collaborazione con l’Italia

La Tunisia è tra i paesi africani con cui l’Italia collabora di più nell’ambito Horizon Europe, per cui ha ricevuto €50,8 milioni di euro di finanziamento. Possiede il secondo più alto tasso di laureati in materie STEM al mondo, secondo solo alla Malesia. E’ anche il secondo paese africano per numero di accordi interuniversitari con l’Italia, ben 126 in totale, e il secondo paese africano per numero di borse di studio concesse dall’Italia, pari a 1.046 (15,57% sul totale degli studenti africani beneficiari di una borsa).

La Tunisia rappresenta il terzo paese africano (dopo Marocco ed Egitto) per studenti iscritti a corsi di laurea, pari a 2.255 (12,7% sul totale degli studenti africani), di cui 1.922 studenti internazionali; il terzo paese africano (dopo Egitto ed Etiopia) per studenti iscritti ad un percorso di dottorato, pari a 73 (10,2% sul totale degli studenti africani) ed è anche il terzo paese africano (dopo Egitto e Marocco) per studenti iscritti negli istituti AFAM, pari a 19 (10% sul totale degli studenti africani). Nell’ambito di Erasmus+, si contano otto studenti e 31 tra docenti e staff in uscita dall’Italia verso Tunisi, e 45 studenti e 35 tra docenti e staff in entrata dal Paese. Ad essi si aggiungono otto studenti in entrata nelle istituzioni AFA.

Accordi ancora non chiari

Al momento non è chiaro che tipo di accordi verranno raggiunti dai ministri degli Interni, che già collaborano in numerosi dossier, primi tra tutti quello dell’immigrazione clandestina. “Dobbiamo monitorare la situazione da vicino e per questo ho bisogno di tutto il governo, posso immaginare un ‘modello Caivano’ per il Nord Africa, sia in termini pratici che in termini mediatici, soprattutto per Tunisia e Libia”, aveva detto Meloni in un recente Consiglio dei ministri, stigmatizzando il territorio tunisino come zona soggetta alla criminalità organizzata, come Caivano.

In tutto ciò, l’ambasciatore italiano a Tunisi, Alessandro Prunas, incarna alcune delle caratteristiche di questa ambigua strategia attraverso i suoi incontri con vari ministri e funzionari tunisini. Da quando ha assunto l’incarico, in meno di due mesi, il diplomatico ha incontrato ben diciassette ministri, notano oggi i media tunisini. Intanto l’opposizione sostiene che la Meloni vede la Tunisia solo come un punto di frontiera avanzato che necessita di rafforzare la presa sulla sicurezza per fermare gli arrivi in ​​Italia, qualunque sia il costo umanitario.

La cooperazione come “arma” contro l’immigrazione senza regole

Oggi serve come carta elettorale in Italia e in Europa per commercializzare il successo del modello di cooperazione con la Tunisia per fermare l’immigrazione. Una dialettica di successo visto che sarà italiano anche l’ambasciatore Ue a Tunisi. Tuttavia vale la pena ricordare che, nonostante gli sforzi incessanti delle autorità di Tunisi, gli sbarchi non accennano a diminuire.

Se tra il primo gennaio e il 15 aprile 2023 erano stati registrati 18.588 arrivi dalla rotta tunisina e 14.081 dalla quella libica, quest’anno sono arrivati dalla Tunisia 7.254 migranti (-60 per cento), mentre dalla Libia 8.805 (-37,2 per cento). Le posizioni si sono ribaltate nelle ultime quattro settimane, con 5.587 sbarchi dalla Tunisia (ben +337,52 per cento in un mese) contro i 3.945 sbarcati (+81,17 per cento) dalla Libia dal 15 marzo a oggi, secondo i dati del Viminale.

Sia la Guardia Nazionale che il Ministero degli Interni di Tunisi, sentiti per un commento, non hanno rilasciato i numeri delle intercettazioni, dei migranti fermati o morti recuperati, dall’inizio dell’anno ad oggi, affermando che li stanno calcolando. Parlando di trasparenza dell’informazione, vale la pena dire che la visita della presidente e dei due ministri non prevede alcun punto stampa e che le notizie verranno diffuse direttamente dai loro uffici stampa senza possibilità di fare domande o contraddittori, lo stesso vale, inutile a dirlo, per la stessa Ambasciata.

Stop alle violazioni contro gli immigrati tunisini

Intanto il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftides), che spesso viene citato dalle agenzie di stampa italiane, perché fornisce presunti numeri sull’immigrazione, rinnova l’appello a “fermare i percorsi di cooperazione ingiusta sui temi dell’immigrazione, che hanno messo all’asta del sostegno finanziario e politico e nell’asta elettorale i diritti e la dignità dei tunisini in Italia così come quelli degli immigrati in Tunisia”. L’organizzazione chiede “la fine delle violazioni contro gli immigrati tunisini in Italia, comprese la detenzione e la deportazione forzata di massa basata sull’identità, così come gli insulti e le morti sospette”. “Ci rifiutiamo di rendere le politiche, le leggi e le pratiche di fatto contro i migranti in Italia e Tunisia un modello da seguire.

Condanniamo questo e chiediamo politiche alternative e soluzioni sostenibili che tutelino i diritti”, ha dichiarato un portavoce di Ftides sottolineando che gli attuali leader europei, in particolare il Primo Ministro italiano, non saranno partner affidabili poiché sostengono approcci razzisti e genocidi sia sulla terra che in mare. Intanto Kais Saied parla di “persone conosciute con legami all’estero che vogliono manipolare i mezzi di sussistenza dei tunisini”, sottolineando che devono essere consegnati alla giustizia, soprattutto perché tutte le informazioni su di loro sono a disposizione delle autorità interessate.

Stop alle interferenze estere

“Non accetteremo che i facinorosi interferiscano con la patria o sognino di ritornare cercando di disturbare l’opinione pubblica e diffondendo voci”, ha aggiunto. Saied ha anche invitato “alcuni ambasciatori stranieri ad esortare le loro capitali a non interferire negli affari interni della Tunisia”, aggiungendo che coloro che pensano di poter imporre la propria volontà sul Paese si sbagliano.

Sul fronte esterno, il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha discusso dell’evoluzione della situazione nell’arena palestinese, il coinvolgimento dell’Iran, e l’inizio di una nuova fase del conflitto in Medio Oriente. A questo proposito, il presidente tunisino ha sottolineato la necessità di anticipare gli sviluppi futuri, adottando le misure necessarie di fronte ai rapidi sviluppi di cui sono testimoni la regione e il mondo, confermando inoltre la ferma posizione della Tunisia a sostegno del popolo palestinese e al loro diritto a riconquistare tutta la terra di Palestina con la Santa Gerusalemme come capitale.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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