Intervista all’eurodeputato Fernand Kartheiser: la volontà dei moldavi va rispettata; l’aiuto di Bruxelles al partito della presidente Sandu dimostra la scarsa fiducia nella sua popolarità; la Commissione vuole stringere il controllo sui processi democratici dei Paesi membri e non.

Intervista all’eurodeputato Fernand Kartheiser: la volontà dei moldavi va rispettata; l’aiuto di Bruxelles al partito della presidente Sandu dimostra la scarsa fiducia nella sua popolarità; la Commissione vuole stringere il controllo sui processi democratici dei Paesi membri e non.

23 Settembre 2025 0

Il 28 settembre si terranno in Moldavia le elezioni parlamentari. Per il mainstream il Paese è sostanzialmente chiamato a scegliere fra l’ingresso definitivo nel mondo occidentale e la permanenza in un limbo. O addirittura un ritorno sotto l’influenza di Mosca. Si teme che le interferenze russe determinino l’esito del voto, ma i precedenti degli ultimi anni registrano le ingerenze quasi esplicite di Bruxelles nell’attività elettorale dei Paesi membri. E pure di quelli non membri. Il caso più recente e clamoroso è quello delle presidenziali romene.

Al riguardo abbiamo chiesto il parere di Fernand Kartheiser, europarlamentare lussemburghese dell’Alternativ Demokratesch Reformpartei. Diplomatico di carriera, è stato deputato nel Parlamento del Lussemburgo per 15 anni, prima di entrare a Strasburgo nel 2024. Sul suo sito si descrive come fautore di una politica estera non interventista, promotore di prospettive critiche verso la centralizzazione della UE e difensore dell’indipendenza del Lussemburgo entro l’Unione Europea.

– Secondo Lei, la Commissione è preoccupata per un possibile esito negativo delle elezioni? Per “negativo” si intende una vittoria incerta del partito filo-europeo, che non gli consentirebbe di formare una maggioranza stabile, oppure una vittoria delle forze contrarie alla UE.

– In effetti vi sono molti Stati membri, oltre alla Commissione Europea, ad essere preoccupati per gli sviluppi politici in Moldavia. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una serie di visite di alto livello a Chișinău. I politici occidentali hanno viaggiato verso la capitale moldava per manifestare il loro supporto all’attuale governo. A mio parere si tratta di un’evoluzione che richiede un’analisi più approfondita. In primo luogo, ciò mostra che la fiducia nella popolarità e nella stabilità del governo della presidente Maia Sandu è limitata. Se la precedente tornata elettorale fosse stata organizzata in un modo assolutamente leale, permettendo ad esempio la piena partecipazione della diaspora moldava che risiede nella Federazione Russa, la Sandu avrebbe probabilmente perso.

In secondo luogo, non credo che il termine “filo-europeo” debba necessariamente significare la condivisione delle opinioni e della linea dell’attuale Commissione. Invece, termini come “pro-europeo” o “filo-democratico” sono spesso usati per delegittimare i partiti e i politici europei e democratici che difendono un approccio politico differente da quello della Commissione. Dovremmo infatti essere diffidenti verso l’equiparazione fra “Europa” e “Unione Europea” oppure fra “democrazia” e la maniera opaca, non democratica e burocratica con cui la Commissione porta avanti la sua gestione. Da vero democratico quale sono, io rispetterei sempre la volontà del popolo moldavo, persino se il risultato non fosse quello che personalmente gradirei.

– E in caso di esito negativo, quali sono le chance che la UE intervenga per far cancellare e poi rifare le elezioni, un po’ come accaduto in Romania?

– L’Eurocommissione ha giocato un ruolo importante nella cancellazione del primo turno delle presidenziali romene del 2024. E non si è mai scusata per aver contribuito a eliminare il candidato che era in testa. Ci sono pochi dubbi sul fatto che Bruxelles appoggerà ancora una volta gli sforzi per interferire nell’esito delle elezioni in Moldavia, se servirà a facilitare la vittoria del candidato che preferisce. Se dovesse vincere l’opposizione, possiamo aspettarci che la Commissione attribuirà immediatamente il risultato alle interferenze esterne e che userà mezzi politici e strumenti legali come la Normativa sui Servizi Digitali (Digital Services Act) per far annullare le elezioni. I lavori in corso al Parlamento Europeo su quello che viene chiamato “Scudo per la Democrazia” dimostrano che il desiderio della Commissione è di rafforzare il suo controllo sui processi democratici, elezioni comprese.

La UE e le sue Istituzioni una volta erano viste come difensori della democrazia che aiutavano gli Stati a rendere più forti le proprie istituzioni. Alcuni Paesi membri entrarono nell’Unione dopo lunghi periodi di dittatura, come la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Molti Paesi dell’Europa Orientale conobbero la dittatura comunista. Dunque è tragico che oggi la UE si sia trasformata in un pericolo per la democrazia.

– Bruxelles sta prendendo iniziative per aiutare il partito filo-europeo?

– Bruxelles e diversi Paesi membri stanno facendo tutto il possibile per supportare il partito moldavo “pro-UE”. Sorgono così problemi di deontologia, poiché le istituzioni democratiche e gli Stati dovrebbero rispettare la volontà democratica degli elettori di altre nazioni. Le élite esistono per servire i propri elettori, non per dire ai votanti di altri Paesi come votare. Chi è veramente democratico e filo-europeo difende questi principali fondamentali, non un partito in particolare.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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