In America si interrogano sul fallimento di Biden e della sua guerra per procura in Ucraina

In America si interrogano sul fallimento di Biden e della sua guerra per procura in Ucraina

10 Dicembre 2023 0

Il giornale politico statunitense The Hill ha pubblicato un’amara riflessione sulla probabile fine delle ambizioni americane in Ucraina. Con un linguaggio caustico e comprensibilmente di parte, l’ex procuratore federale Gregory J. Wallance non va tanto per il sottile nell’attribuire le colpe sia ai Democratici che ai Repubblicani.

Se la sua visione della Russia è molto estrema e “americanizzata”, l’analisi delle dinamiche politiche del Congresso è lucida e spietata. La sua domanda è “chi ha fallito in Ucraina?”. Se, come probabile, Washington abbandonerà Kiev come ha abbandonato Kabul, Biden non avrà speranza di rielezione e l’intera geopolitica USA verrà rivista.

L’Ucraina non ha ancora perso, ma perderà se questo mese il Congresso non approverà il pacchetto di aiuti militari previsto per Kiev. Come ha detto senza giri di parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, senza le armi e gli equipaggiamenti americani “perderemo la guerra”. E chi si prenderà la colpa se gli aiuti americani termineranno e se il presidente russo Vladimir Putin entrerà trionfalmente a Kiev, giustizierà o imprigionerà decine di migliaia di ucraini, cancellerà l’identità ucraina e inizierà a minacciare l’Europa Occidentale grazie agli armamenti catturati di fresco?

Gli ovvi colpevoli, anche se non i soli, saranno i repubblicani al Congresso, che avranno legato il pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina alla politica interna sull’immigrazione – forse il tema più intricato e divisivo nell’arena politica americana oggi – sebbene l’uno non abbia niente a che fare con l’altra.

Politica migratoria vs. aiuti all’Ucraina

I repubblicani sono impegnati in una sorta di presa degli ostaggi nemmeno tanto subdola, nel momento in cui intimano ai democratici di accettare la loro politica sull’immigrazione pena la consegna dell’Ucraina ai russi cattivi. È stato riferito che il portavoce della Camera Mike Johnson, repubblicano della Louisiana, è conscio che aiutare l’Ucraina risponde agli interessi nazionali americani, ma ha anche bisogno di concessioni alla sicurezza frontaliera da parte dei democratici al fine di ottenere sulla questione del pacchetto di aiuti i voti dei MAGA (Make America Great Again), cioè i trumpisti.

Una prima volta ce l’ha fatta, contando sul supporto dei democratici alla Camera per evitare il blocco del governo, ma appoggiarsi ancora sui voti democratici per far passare una legge di grossa portata come quella sugli aiuti all’Ucraina potrebbe determinare la fine della sua carriera di speaker congressuale. Che sia opportunismo politico alla maniera repubblicana, necessità politica o vigliaccheria politica, il risulta è sempre il medesimo: la morte di un’intrepida democrazia, la catastrofe dei diritti umani in Ucraina e un disastro geopolitico per l’America. Immaginate che soddisfazione a Mosca, Pechino o Teheran se l’Ucraina cadesse.

L’immigrazionismo de Democratici

I democratici si prendono la colpa per essere degli stolti sul piano dell’immigrazione, per non aver mai trovato il giusto equilibrio fra sicurezza dei confini e immigrazione legale. Comunque, senza un compromesso serio sulla politica frontaliera, i democratici potrebbero condannare l’Ucraina a immolarsi per le loro impopolari politiche migratorie.

Persino i governatori democratici e i sindaci delle grandi città dicono che le politiche di Biden non stanno funzionando e che meno del 25% degli elettori le approvano. Tanto per rendere le cose ancora più difficili, i Repubblicani non stanno certamente affrontando il tema degli aiuti militari all’Ucraina con spirito bipartisan. Chiedono pesanti concessioni ai Democratici sulle questioni frontaliere, come ad esempio requisiti più stringenti per le richieste di asilo, senza però offrire essi stessi alcuna concessione, come sullo status permanente per gli arrivi di bambini conosciuti come Dreamers (gli immigrati portati negli USA da bambini con la speranza di essere regolarizzati, N.d.T.).

I Democratici pro-immigrazione sono già infuriati per la sola prospettiva di parametri più duri per l’ottenimento dell’asilo, e ciò renderà più difficile che il pacchetto ucraino venga approvato.

Biden e Truman

E poi c’è Joe Biden. Ha aiutato come nessun altro l’Ucraina a continuare a combattere, ma non è in grado di convincere i suoi connazionali – il cui sostegno a Kiev è calato progressivamente – che la sopravvivenza di quel Paese è di importanza capitale per la sicurezza nazionale americana. Il lavoro di un presidente, disse una volta Harry Truman, è di persuadere le persone a fare cose per le quali dovrebbe bastare il loro buon senso per farle, senza che le si debba convincere.

Nel suo discorso alla nazione in supporto del pacchetto di aiuti all’Ucraina e a Israele, Biden ci ha provato, ma non è riuscito a raggiungere il livello di Truman. E adesso il presidente, proprio come l’Ucraina, è alla mercé delle lotte interne del Congresso. La caotica ritirata americana dall’Afghanistan, fatta quando il governo supportato dagli USA è collassato, è stato un duro colpo alla popolarità di Biden, che da quel momento di fatto non si è più ripresa.

Un altro crollo confusionario di un alleato tenuto in piedi dall’America, persino se la causa diretta sono i Repubblicani, sarebbe qualcosa di tragico per le prospettive di rielezione di Biden. E se l’Ucraina cade, la risposta alla domanda “Chi ha fallito in Ucraina?” sta in un romanzo di Agatha Christie: tutti, ognuno a modo suo, hanno pugnalato la vittima.

Redazione Strumenti Politici
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