Il “meno peggio”: dall’Europa provano a convincere Kiev a cedere territori pur di fermare le ostilità
Le opinioni su questo tema si dividono sia in orizzontale che in verticale. In verticale se consideriamo che le élite europee vorrebbero mandare soldati e foraggiare Kiev per farla combattere all’infinito, mentre i cittadini vorrebbero piantarla subito. In orizzontale perché fra i cittadini europei vi sono esaltati che parlano di riarmo con la bandiera ucraina sul profilo social, e ai vertici europei vi è chi vorrebbe convincere Zelensky ad accontentare Putin, dandogli territori e ciò che chiede pur di far cessare le armi. Ma non sarebbe una resa, dicono, bensì l’inizio della rivincita.
Il meno peggio
In un articolo del Telegraph le cessioni territoriali in cambio della pace vengono descritte come una maniera strategica per guadagnare tempo. Non una capitolazione, ma l’accettazione delle circostanze attuali con la speranza ragionata di poterle un giorno modificare. Fra gli elementi da accettare c’è la mancanza di volontà degli alleati euroamericani di fornire tutto ciò che serve veramente a ribaltare l’esito del campo e ottenere la vittoria ucraina. Qualche commentatore in Occidente pare averlo finalmente capito, dopo anni di insistenza sull’imminente collasso di Mosca e sulla vittoria totale di Kiev. Resta comunque la radicata convinzione che con un po’ di tempo a disposizione gli ucraini – ben assistiti dai soldi europei e dagli ufficiali NATO – riusciranno a diventare più forti dei russi e a prevalere. Ciò che devono fare ora è solo di accontentare Putin sui territori e fargli firmare la tregua.
Wishful thinking
L’esperto di strategie geopolitiche Mark Brolin asserisce senza tentennamenti che il tempo gioca a sfavore del Cremlino: l’economia russa si sta sfaldando così come la sua presa politica, aprendo la via alla possibilità di un futuro riassetto. D’altronde i russi stanno spingendo al massimo per avanzare nel Donbass, fa notare, ecco quindi spiegato che Mosca vuol chiudere in fretta la partita perché sa di rischiare di perderla. E allora devono chiuderla prima gli ucraini, dice, facendo in modo che i russi siglino il cessate-il-fuoco. Si avrà così un congelamento del conflitto. L’Occidente dovrà aiutare Kiev a gestire questa fase dandole garanzie ferree di sicurezza e investendo sulla prosperità del popolo ucraino e sulla sua potenza militare. Insomma, il consueto meraviglioso wishful thinking anglosassone spacciato per programma strategico.
Sì, ma gli ucraini lo accetterebbero?
Zelensky ripete ad ogni occasione che la cessione dei territori è impossibile anzitutto per motivi legislativi. Lui non avrebbe il potere di firmare un atto del genere senza prima una modifica della Costituzione. E ritiene che qualunque mossa in tale direzione verrebbe accolta con sdegno dalla popolazione. Ciò provocherebbe contrasti politici interni tali da destabilizzare il travagliatissimo panorama interno dell’Ucraina. Eppure i sondaggi mostrano che i cittadini ucraini sono stanchi delle ostilità, di Zelensky, della mancanza di prospettive, insomma di tutto. Accetterebbero persino le condizioni di Putin se servisse a riportare nel Paese la normalità e insieme ad essa i milioni di connazionali fuggiti all’estero.
A coloro che invece non possono digerire l’idea di una rinuncia temporanea alla Crimea e al Donbass verrà spiegato che si tratta del prezzo da pagare per la futura libertà. La settimana scorsa il Kyiv Independent ha intervistato un comandante del famigerato Battaglione Azov, il quale ha ammesso l’incessante avanzata russa e ha detto che da parte loro i soldati ucraini non intendono arrendersi. E non vogliono che Kiev capitoli.
E gli alleati europei lo accetterebbero?
Un’idea simile non incontrerebbe il favore dei leader europei, Merz in primis. Il cancelliere tedesco infatti afferma che la resa ucraina darebbe a Mosca il tempo di approntare la sua prossima invasione. Sì, il conflitto deve finire, dice, ma “non a qualunque prezzo”. I cittadini europei invece la pensano diversamente. Sono stanchi e non comprendono perché debbano continuare a pagare per l’esistenza dell’apparato statale ucraino e del suo esercito. Peraltro con la prospettiva suggerita dai vari Merz, Starmer e Macron di prepararsi a un’eventuale guerra totale… Secondo un recentissimo sondaggio condotto dal Forsa Institute, il 52% dei tedeschi pensa che l’Ucraina debba cedere alla Russia i territori occupati allo scopo di agevolare l’accordo di pace.
Ma i pensatori dell’Atlantic Council metaforicamente sgridano codesti europei insensibili: regalare alla Russia grandi porzioni di territorio ucraino, che in un accordo includerebbero anche le parti delle regioni non ancora perdute, sarebbe un boccone troppo amaro da ingoiare per gli ucraini, dopo che i loro soldati sono morti per difendere la patria! E sarebbe pure una sorta di premio e di legittimazione per Mosca dopo che ha scatenato una guerra come non si vedeva dalla Seconda Guerra mondiale. Dunque in Europa pare che abbiamo i cittadini non vogliono mandare i propri soldati a morire per Kiev né sono disposti a farlo loro stessi, ma i governi vorrebbero impegnarsi in prima persona. Una combinazione estremamente pericolosa.
E i russi?
Come al solito, a Londra fanno i conti senza l’oste. Il Telegraph propone in sostanza a Kiev di siglare una promessa con l’intento quasi esplicito di romperla, un po’ come per gli accordi di Minsk. E fatta nella convinzione di ingannare astutamente il Cremlino, dunque in perfetto stile Zelensky. Forse non si sono accorti che il Cremlino ha già rigettato l’idea dei Volenterosi di piazzare in Ucraina truppe di garanzia o di “rassicurazione” che sorveglino il rispetto della tregua, addestrino i soldati ucraini etc.
Secondo Putin costituiranno dei bersagli legittimi in quanto pericolosi per la sicurezza russa, in particolare qualora vengano dislocate prima che sia siglato formalmente un accordo. Macron si sforza di spiegare che i soldati europei non avrebbero l’obiettivo di combattere contro i russi. Però è un po’ difficile da credere dopo anni di sostegno militare dei Paesi NATO che hanno fornito armamenti con cui gli ucraini hanno combattuto i russi. E dopo che la Russia viene regolarmente e pubblicamente definita dai vertici continentali come un aggressore per natura, una minaccia alla stabilità internazionale e via dicendo.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.