Tensioni fra Varsavia e Kiev: frasi pesanti dell’ex presidente polacco e gli agricoltori protestano al confine con l’Ucraina

Tensioni fra Varsavia e Kiev: frasi pesanti dell’ex presidente polacco e gli agricoltori protestano al confine con l’Ucraina

7 Settembre 2025 0

Gli agricoltori polacchi hanno nuovamente bloccato in segno di protesta la frontiera con l’Ucraina. È accaduto sabato 6 settembre nel corso di una manifestazione tenuta in una regione a sud-est del Paese.

Confine bloccato

La protesta è stata regolarmente organizzata e preannunciata alla autorità doganali sia di Varsavia che di Kiev, ma ha comunque generato inconvenienti a chi doveva attraversare il confine. Uno degli scopi era proprio quello: fermare almeno temporaneamente l’arrivo di merci e persone dall’Ucraina per segnalare i problemi da esse generati ai polacchi negli ultimi 3 anni. I manifestanti si sono posizionati a circa un chilometro dal passaggio alla frontiera fra il villaggio ucraino di Shehyni e la cittadina polacca di Medyka. Nel pomeriggio di sabato hanno bloccato per alcune ore quasi 700 camion che dall’Ucraina dovevano entrare in Polonia, così come un centinaio di altre macchine. I veicoli sono stati deviati verso un parcheggio adibito per l’attesa, ma a quanto pare hanno lasciato passare le auto private e gli autobus.

Le ragioni della protesta

Gli agricoltori intendevano protestare contro le difficoltà di carattere politico e burocratico per la vendita dei loro prodotti. Denunciano la grave diminuzione della redditività del loro settore e minacciano uno sciopero generale se il governo di Varsavia non farà presto qualcosa. I prezzi del grano sono eccessivamente bassi rispetto ai costi di produzione. È un problema secondo loro causato tra l’altro dalle decisioni scellerate di Bruxelles. L’ultima di queste, è rappresentata dall’accordo commerciale col Mercosur, il mercato comune del Sud America. Si teme l’afflusso di un’altra ondata di prodotti agroalimentari a basso prezzo dopo quella ucraina, contro cui erano i polacchi scesi in piazza diverse volte.

Tomasz Obszański, presidente di uno dei sindacati di agricoltori, spiega che tale accordo deve assolutamente saltare, altrimenti finirà per “devastare il mercato”. Non si tratta però solamente dei prezzi ultra-competitivi dei prodotti sudamericani, ma anche di un’altra loro caratteristica, definibile quasi come “dumping ambientale”. È costituita dalla differenza di standard qualitativi fra i due mercati. Se in Polonia i produttori devono rispettare normative stringenti ai fini della protezione dell’ecologia, altrove lavorano in modi che in Europa verrebbero immediatamente banditi. Si pensi all’uso di certi pesticidi vietati nella UE, ma ancora presenti nelle coltivazioni dell’America Latina e pure dell’Ucraina.

La contesa con le merci ucraine

Proprio contro l’afflusso di merci dall’Ucraina i polacchi avevano già protestato bloccando i posti di frontiera in diverse occasioni. La questione era sorta quando Bruxelles aveva facilitato l’import di agroalimentari ucraini, oltre all’accoglienza dei profughi, fra i quali molti individui in grado di lavorare e quindi di essere assunti al posto dei cittadini locali. Ciò aveva portato all’ipersaturazione dei mercati di vari Paesi europei confinanti con l’Ucraina e a forti contrasti ad alto livello fra i loro governi e la Commissione Europea. Lo scorso giugno Bruxelles ha ristabilito le quote e le tariffe sulle importazioni agricole dall’Ucraina. Ma il problema non è stato ancora del tutto risolto, per lo meno secondo l’organizzazione di agricoltori Oszukana Wieś, che ha contribuito a organizzare i blocchi al confine e le manifestazioni.

Riemergono tensioni sotterranee

La protesta giunge proprio in una fase di grave aumento delle tensioni fra i governi di Varsavia e di Kiev. La Polonia ha sostenuto moltissimo l’Ucraina in modo concreto sotto vari aspetti: militare, finanziario, umanitario. Ma le questioni irrisolte finora passate in sordina riemergono con forza. Lo fanno man mano che cresce la stanchezza dei cittadini polacchi in questo impegno che sembra non finire mai per assecondare tutti i bisogni degli ucraini. E soprattutto con l’arrivo del nuovo presidente Karol Nawrocki, che su alcuni argomenti non le manda a dire e non teme gli attacchi mediatici. Adesso però ci si mette pure il suo predecessore Andrzej Duda, solitamente moderato o persino filo-ucraino in alcune sue esternazioni. In un’intervista della settimana scorsa col giornale polacco Do Rzeczy, ha ammesso che Zelensky tentò con insistenza di trascinare la Polonia in guerra contro la Russia.

Dichiarazioni pesanti

Lo fece in particolare quando nel novembre 2022 un missile esplose vicino a Lublino, in territorio polacco, uccidendo due persone. Le accuse unanimi ricaddero immediatamente sull’artiglieria russa. Ma a quanto pare fu colpa della difesa antiaerea ucraina. A ciò si aggiunga il fatto che il governo di Kiev abbia sempre negato le responsabilità, rendendo così meno credibile la posizione di Zelensky. Quest’ultimo ha cercato di tirare nel conflitto tutti gli alleati, dice Duda, il quale spiega di comprendere comunque come lo abbia fatto nel suo interesse. Tuttavia, queste parole fanno tornare alla mente altri incidenti simili per i quali gli ucraini hanno negato il coinvolgimento, scaricando tutta la colpa sui russi. Lo hanno potuto fare impunemente avendo l’appoggio totale dei mass media euroamericani. Il caso più eclatante è naturalmente il sabotaggio del Nord Stream, per il quale la verità sembra in procinto di rivelarsi come attentato eseguito dagli ucraini.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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