Figuraccia di Zelensky: rischia persino in una votazione simbolica nel “suo” Parlamento
Zelensky fa una figuraccia al cospetto degli ospiti internazionali venuti appositamente a Kiev. Il Parlamento approva soltanto in seconda battuta una risoluzione che lo legittima simbolicamente come presidente nonostante il suo mandato sia scaduto già da nove mesi.
Un voto simbolico
Le dichiarazioni velenose della Casa Bianca hanno toccato Zelensky sul vivo. Trump lo ha chiamato “dittatore senza elezioni”, togliendoli la dignità per sedersi al tavolo delle trattative. Infatti è ancora al potere solamente grazie alla legge marziale che lui stesso fa rinnovare regolarmente e che sarà in vigore almeno fino a maggio. E il gatto si morde la coda, perché tale legge vieta lo svolgimento di elezioni. Così a Kiev hanno pensato di dover fare qualcosa. Alla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, hanno fatto votare una carta che ribadisce simbolicamente la legittimazione al presidente, che come da articolo 108 della Costituzione resterà in carica fino all’insediamento del suo successore. Il testo della risoluzione afferma che con elezioni libere, trasparenti e democratiche Zelensky ha ricevuto il suo mandato, che non viene messo in dubbio dal popolo ucraino o dalla Verkhovna Rada.
Non buona la prima
Ci sono volute due votazioni per far passare questa risoluzione. La seconda volta è passata con l’unanimità dei presenti ed è su questo dato che il mainstream batte la grancassa per mostrare che il mondo politico ucraino è compatto e determinato a sostenere Zelensky. Sicuramente credevano che bastasse una sola seduta del Parlamento, che invece ha dovuto ripetere l’operazione il giorno successivo. La prima lettura è finita in maniera imbarazzante, perché i favorevoli erano stati soltanto 218 su 450. La soglia minima era di 226 voti: dunque mancavano all’appello 8 deputati. Si erano astenuti in 54, dei quali ben 38 membri di Sluha Narodu (Servitore del Popolo), proprio il partito di Zelensky. Costoro non hanno spiegato il motivo del “tradimento”, ma al giro successivo evidentemente sono stati convinti – con le buone o con le cattive – a votare “sì”.
Figuraccia in eurovisione
L’approvazione finale non può bastare a cancellare la figuraccia di Zelensky davanti ai suoi “partner”. Infatti erano presenti a Kiev e nel Parlamento i leader della UE e di molti Stati, giunti in occasione dell’anniversario dell’inizio del conflitto armato, anzi dell’operazione speciale russa. Oltre alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, c’erano anche il presidente del Consiglio europeo António Costa, i primi ministri di Spagna, Danimarca ed Estonia, i presidenti di Lettonia e Lituania, i leader del Paesi scandinavi e persino il premier canadese Justin Trudeau. Costoro hanno appurato che il sostegno a Zelensky è traballante, per usare un eufemismo. Si sono certamente accorti del fallimento di questa azione pubblicitaria nel momento in cui il Parlamento ha dovuto fissare un’altra votazione per il giorno successivo nella speranza di farcela. Il blogger ucraino Anatoly Shariy commenta con la frase “una vergogna assoluta”. Elon Musk scrive semplicemente Fate le elezioni.
Complicare le cose
A rendere la situazione surreale non è soltanto la figuraccia iniziale, aggiustata con una pezza peggiore del buco. È la stessa risoluzione ad avere dei risvolti preoccupanti. Sebbene il suo testo si intenda solo come simbolico e non vincolante, dice che le elezioni si faranno esclusivamente dopo la pace “completa, equa e sostenibile”. Cosa significa esattamente questa definizione? Come potrà Kiev ottenere tutto ciò? La risoluzione poi complica le cose incolpando il soggetto con cui si dovrebbe firmare questa benedetta pace. Infatti afferma che è a causa di Putin se in Ucraina non si possono fare elezioni “libere, trasparenti e democratiche”. Qualora si raggiunga un qualche genere di accordo internazionale o di trattato, per entrare in vigore dovrebbe essere ratificato dal Parlamento. Ma con gli attuali deputati – lo si è visto qualche giorno fa – nulla è scontato né nel senso dell’appoggio a Zelensky né in un altro.
I numeri della popolarità
Il voto parlamentare voleva essere una replica all’affermazione di Trump secondo cui il livello popolarità di Zelensky fra gli ucraini sarebbe appena al 4%. Forse non è così basso, ma secondo gli ultimi sondaggi è comunque ai minimi storici. Dal 90% del 2022 a poco più del 50% oggi, con un calo notevole a fine dicembre. Gli attacchi della Casa Bianca gli hanno restituito qualche simpatia fra i cittadini, ma la tendenza resta negativa, sebbene per in Occidente si dica che questi numeri bastano a mantenere la sua legittimità politica come presidente. C’è da dire comunque che Zelensky è ancora il più rappresentativo fra i personaggi politici in attività. Circa il 30% degli elettori sarebbero orientati a confermarlo, contro appena il 5% dei favorevoli l’ex presidente Petro Poroshenko. Questi dati evidentemente non rassicurano Zelensky, che infatti qualche giorno fa ha fatto imporre sul suo predecessore pesanti sanzioni personali.
L’ombra dell’ex generale
C’è però almeno un personaggio sul quale Zelensky non prevale nei sondaggi. È l’ex generale delle Forze armate Valery Zaluzhny, oggi ambasciatore a Londra. Zelensky lo aveva destituito con la scusa della sua resistenza alla riforma strutturale dell’esercito, ma tutti pensano che vi siano contrasti personali molto forti fra di loro. Oggi il giornale britannico Economist fa il suo nome come probabile prossimo presidente, riportando il suo grande credito di popolarità presso gli ucraini e pure presso i commentatori internazionali, che lo vedono come un possibile “salvatore dell’Ucraina”. Zaluzhny non ha espresso l’intenzione di concorrere in politica, ma molti vorrebbero puntare su di lui per concludere l’accordo di pace con la Russia. E intanto Zelensky fa una figuraccia al cospetto degli ospiti internazionali venuti appositamente a Kiev.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.