Erdoğan prevede di aumentare la presenza militare turca in Libia

Erdoğan prevede di aumentare la presenza militare turca in Libia

24 Novembre 2021 0

Tripoli spera in un aumento dell’aiuto militare da parte di Ankara alla vigilia delle elezioni generali: Igor Subbotin, osservatore e analista internazionale, spiega in un articolo per la Nezavisimaya Gazetacome si stanno evolvendo le alleanze internazionali delle fazioni libiche in lotta per la presa del nuovo potere nazionale. 

Le parti del conflitto interno alla Libia stanno cercando di intensificare il sostegno militare delle forze esterne, nonostante il Paese si avvicini a quelle elezioni politiche che sono chiamate proprio a unificarlo. I mass media arabi riferiscono che al termine del vertice di Istanbul fra il presidente Recep Tayyip Erdoğan e il capo del governo di unità nazionale della Libia (GNA) Abdul Hamid Dbeibeh, la Turchia si è detta pronta ad accrescere la sua presenza nell’ex Giamahiria. Parallelamente, sta provando a rinsaldare le sue posizioni anche il maresciallo Khalifa Haftar, che secondo i giornali israeliani ha attivato contatti con lo Stato ebraico.

L’ordine del giorno dell’incontro fra Erdoğan e Dbeibeh era focalizzato sullo svolgimento delle elezioni generali, che in conformità alla delibera del Forum del dialogo politico libico si dovranno tenere quest’anno, il 24 dicembre. La presentazione dei partecipanti alla tornata presidenziale e parlamentare è iniziata l’8 novembre. Come ha dichiarato il segretario del comitato elettorale libico Imad al-Sayeh, la ricezione delle candidature prosegue fino al 22 novembre, mentre la registrazione si chiuderà il 7 dicembre: Effettueremo elezioni regolari e non tollereremo alcuna pressione, sottolinea al-Sayeh alludendo al fatto che il comitato elettorale si è scontrato negli ultimi tempi contro una campagna di disinformazione. Dbeibeh, che guida un governo provvisorio di compromesso, vuole correre per la carica di presidente. Gli osservatori notano come i criteri per la selezione dei candidati, emanati ufficialmente dalla commissione elettorale, siano stati “ritagliati” proprio sulla sua figura. Dai contenuti delle trattative del leader dello GNU a Istanbul si evince la sua intenzione, dopo la probabile nomina al titolo di capo dello Stato, di rafforzare i legami con la controparte turca, forza esterna attiva nel confronto libico. Erdoğan ha assicurato a Dbeibeh che Ankara continuerà ad appoggiare Tripoli. A vincolare Turchia e Libia occidentale vi sono i memorandum di intesa sull’aiuto militare e i confini marittimi. Erdoğan e Dbeibeh si sono accordati sull’intensificazione dei contatti militari. L’influente quotidiano saudita Asharq al-Awsat riferisce che Tripoli ha inviato ad Ankara una richiesta ufficiale di aumento del numero di consiglieri militari delle Forze armate della Turchia dispiegati nell’ex Giamahiria; al tempo stesso le parti si sono date atto che il gruppo di rappresentanti delle forze di sicurezza di Tripoli dovrà andare in Turchia per un addestramento. Le fonti di Asharq al-Awsat ipotizzano che Ankara voglia accrescere la presenza militare in Libia prima dell’inizio delle elezioni, anche se l’uscita delle forze straniere dal territorio del Paese nordafricano costituisce una condizione fondamentale per la riconciliazione nazionale.

Tentativi non meno clamorosi anche se abbastanza discreti di ottenere maggiori aiuti esterni li sta intraprendendo anche Haftar, desideroso pure lui correre per lo scranno presidenziale. I mass media israeliani avevano già comunicato che Saddam Haftar, il figlio del generale, ha viaggiato da Dubai a Tel Aviv la settimana scorsa per negoziati con rappresentanti di alto livello di Israele. Il giornale Haaretz riferisce che Saddam si è impegnato ad accordarsi con gli israeliani per avere un sostegno militare e diplomatico. La contropartita per Gerusalemme sembra essere già stata fissata: se Haftar dovesse giungere al potere, la Libia stabilirà relazioni diplomatiche con Israele. Difficile definire come un grande segreto i contatti del maresciallo con Israele: il suo Esercito Nazionale Libico (LNA) è stato varie volte sospettato di aver ricevuto aiuti militari dal Paese mediorientale. Tuttavia, a giudicare da una serie di segnali, negli ultimi mesi il comandante sembra essersi attivato. Il giornale Israel Hayom ha recentemente diffuso dei dati secondo cui la famiglia Haftar si sarebbe rivolta ai servizi di una società di consulenza israeliana per prepararsi alla campagna elettorale. La testata nota come la società abbia un’enorme esperienza nella gestione delle campagne. Secondo questi stessi dati, si è contestualmente rivolto alla medesima azienda pure Saif al-Islam, figlio del defunto leader libico Muammar Gheddafi.

Se Haftar e i suoi sostenitori evitano di parlare dei contatti coi loro patrocinatori stranieri, al contrario Tripoli e Ankara tradizionalmente non nascondono il valore delle loro relazioni. La Turchia considera sé stessa un elemento importante per la sicurezza in Libia e vede la presenza dei suoi consiglieri militari come uno strumento indispensabile non soltanto per agevolare il processo di instaurazione del sistema libico di sicurezza, ma anche per imporre i propri interessi in tutta la regione del Mediterraneo orientale, spiega il docente senior del dipartimento di scienze politiche della Scuola superiore di economia Grigory LukyanovIl primo ministro Dbeibeh mantiene un profilo basso rispetto alla valutazione della necessità dell’aumento e del mantenimento del sostegno turco, e tuttavia la Turchia rimane uno degli attori chiave in ambito economico, politico e di sicurezza nel nord ovest del Paese. Secondo l’esperto, senza Ankara sarebbe dura conservare l’equilibrio delle forze. Nonostante un certo progresso nella conciliazione nazionale, l’elemento militare costituisce un fattore irrinunciabile del capitale politico di qualunque fazione, persino in circostanze pre-elettorali come queste, dice Lukyanov, che spiega anche come la smilitarizzazione non sia vantaggiosa per gli attori interni del conflitto libico, perché essi sono costretti a dimostrare al proprio seguito di avere in mano uno strumento militare efficace. Oggi, un politico libico che non disponga di una sua forza militare e di un sostegno straniero ha meno chance di vincere la corsa al potere nell’ambito della prossima tornata elettorale, afferma con sicurezza il docente. Per quanto riguarda il processo di pace in Libia, esso ha una pluralità di punti problematici: E non è solo un problema relativo alla sicurezza, ma è anche una questione economica e di dialogo politico, constata Lukyanov. Su questo sfondo, le notizie sul rafforzamento della presenza turca difficilmente potrebbero modificare in modo serio la riconciliazione. Oltre tutto, il processo di pace è diventato possibile solamente grazie al consenso in ambito militare e alla tregua che si è riusciti a strappare con la partecipazione diretta della Federazione Russa e della Turchia, sottolinea l’esperto.

FONTE: 

Redazione Strumenti Politici
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