Dhia Raies, artista senza limiti: “grazie alla musica ho trovato la mia dimensione in Tunisia”

Dhia Raies, artista senza limiti: “grazie alla musica ho trovato la mia dimensione in Tunisia”

12 Marzo 2024 0

Fino a qualche anno fa pensava di lasciare tutto ed emigrare in Europa, come tanti suoi coetanei. Ma poi nella musica ha trovato la sua dimensione in Tunisia. Cresciuto tra Nabeul e la capitale con suo nonno, alla carriera militare ha preferito la scuola di canto. È Dhia Raies, in “Carmen”, il brigadiere Moralès del Corpo dei Dragoni. “Se fossi stato un ufficiale dell’esercito forse sarei stato come Moralès, passerei il tempo. Non ha niente da fare, guarda la gente che passa. Ride, flirta con le ragazze che passano. È il suo lavoro. Quando arriva il suo superiore, comincia a essere serio e capace di tutto. Per dare l’immagine di un vero ufficiale”. Ammette, sorridendo ricordando l’importanza del personaggio di Bizet nell’apertura dell’opera “Carmen” andata in scena al teatro dell’Opera di Tunisi il 14 e 15 febbraio.

Dhia Raies non nasconde la grande emozione che ha provato nell’aprire il primo atto. Nel gran fermento della piazza si distingue una ragazza dall’aria un po’ smarrita. È Micaela arrivata dal paese natio in cerca del suo promesso sposo, il brigadiere Don José, venuto a Siviglia, per inseguire la carriera militare. Chiede in giro notizie del suo amato, ma solo il brigadiere Moralès sa darle una risposta: Don José arriverà tra poco, non è lì ma lo stanno aspettando. Dhia Raies studia al secondo anno di master in Musica e interpretazione, specialità canto lirico, membro del corpo dell’Opera di Tunisi, baritono.

Fare musica è per me la vera sfida – racconta – ho iniziato a studiare da quattro anni. Non ho avuto alcuna formazione durante la mia infanzia o la mia giovinezza. Ho appena iniziato a suonare presso l’Istituto Superiore di Musica di Tunisi. Quindi adesso sono concentrato a portare avanti i miei studi. Carmen, oltre ad essere stata realizzata per la prima volta a Tunisi e nel Maghreb, è stata anche la mia prima esperienza con l’orchestra. Come primo solista ad aprire la scena ero molto emozionato, ma ha funzionato tutto molto bene secondo me. Mi piace essere il protagonista sul palco. Non sarei mai voluto scendere, avrei potuto continuare e finire la mia vita lì”.

Sottolinea quanto sia stato incentivante il ruolo di Nicoletta Conti per il successo dell’opera, all’inizio severa e attenta ai dettagli, motivante e incoraggiante nei giorni della messa in scena. “Nicoletta è riuscita a spronarci, grazie a lei abbiamo tirato fuori il meglio. Cantavo semplicemente agli esami, o in piccoli concerti, o con l’accompagnamento del pianoforte. Ho anche cantato l’inno nazionale tunisino in diverse occasioni, come alla Festa della Repubblica italiana presso l’ambasciata e all’ambasciata egiziana. L’esperienza più formativa è stata quella con El Sistema, di cui faccio parte, un’associazione di integrazione, che ha sede in Venezuela, America Latina, quasi alla fine del mondo. Oltre all’opera, mi esibisco nella musica tradizionale tunisina, l’orientale e mi piace sperimentare con il pop”.La “Carmen” segna, anche nel suo caso, un prima e un dopo.

Prima – afferma – apprezzavo di più il canto arabo, la musica orientale, per le sue note e i testi pregni di significato. La musica, soprattutto quella tradizionale, è sempre forte ed è possibile sentirne l’energia. Ma con l’opera è davvero un’altra cosa, perché tutto il corpo deve esprimersi: movimenti, smorfie, gesti. Ecco io voglio essere tutto. Non solo la voce. La voce è epica, ma ci sono tante persone che sanno cantare, ma in pochi sanno trasmettere energia o sentimento. Ecco la mia ambizione è emozionare il pubblico, lasciare un segno nel mondo attraverso l’arte”.

 Riguardo al futuro degli artisti in Tunisia e nel mondo arabo, Dhia Raies ha le idee chiare: “Dobbiamo essere uniti. Il mercato è piuttosto compresso, ma dobbiamo affrontare queste difficoltà insieme. Se vogliamo ottenere dei risultati, cambiare la mentalità delle persone nei confronti dell’arte, o il rap ci distruggerà. Gli artisti tunisini hanno tutti delle ambizioni, dobbiamo lavorare insieme come in Carmen per realizzarle. La mia famiglia mi sostiene sempre, sebbene all’inizio, i miei preferivano che mi specializzassi in un altro settore e facessi musica in parallelo, come hobby. Ma io ho scelto di vivere di arte, di concentrarmi sulla musica e sul canto. Ovviamente la mia famiglia mi sostiene in ogni decisione, qualunque essa sia”.

In conclusione ribadisce il ruolo sociale dell’arte come mezzo d’integrazione e coinvolgimento. “Spero che la Tunisia sostenga l’arte come mezzo d’integrazione sociale, attraverso progetti culturali ed umani, raggiungendo anche le aree più rurali, perché la fuori è pieno di talenti, di grandi voci e artisti che non sono nemmeno a conoscenza delle loro capacità. Un capitale umano enorme che attende solamente di essere valorizzato”.

 

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici