Deficit di missili Patriot: gli USA ne hanno pochi, Kiev ancora meno
Il deficit di missili Patriot è tale che agli USA ne hanno così pochi da non poterne più dare a Kiev. Oggi dispongono infatti di appena un quarto del numero necessario alle prossime operazioni militari previse dal Pentagono.
Sotto il minimo indispensabile
Ben il 75% dei missili Patriot presenti negli arsenali dunque è già stato sparato. La quantità rimasta è così bassa che il Pentagono ha iniziato a temere di non poter effettuare nuove operazioni militari, qualora si presenti la necessità. Si è occupato della questione il sottosegretario alla Difesa per la politica militare Elbridge Colby, criticato dai Democrati per aver dato tolto risorse all’Ucraina preferendo concentrarsi su un potenziale conflitto con la Cina. Per rimediare alla situazione che si faceva preoccupante, Colby ha stilato una nota di raccomandazione destinata all’ufficio del vicesegretario dalla Difesa Stephen Feinberg, allo scopo di presentargli delle opzioni possibili per non far calare ulteriormente il volume degli armamenti disponibili. Feinberg ha quindi deliberato di fermare la cessione delle armi a favore di Kiev. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato tale decisione.
Si sapeva già
Per stilare il suo rapporto, Colby ha letto i dati forniti dal sistema di tracciamento globale delle munizioni americane presenti nel mondo, che serve tra l’altro a determinare il parametro minimo richiesto per attuare i piani del Pentagono. Come detto, il responso è stato negativo: gli arsenali erano drammaticamente a corto di munizioni importanti, fra cui appunto i missili per i sistemi Patriot. Ed erano scesi sotto il livello di guardia già quando l’amministrazione Biden iniziava a fornire assistenza militare a Zelensky. Era un segreto di pulcinella che circolava sui media nell’autunno del 2024.
Si sapeva che gli americani non erano in condizione di produrre una quantità di Patriot sufficiente sia per sé che per gli ucraini o per gli altri alleati e clienti nel mondo. Avevano provato ad accordarsi con la Mitsubishi Heavy Industries per sopperire ai quantitativi voluti, ma inutilmente, perché i giapponesi avevano tra le altre cose dato come termine il 2027, una scadenza troppo distante nel futuro. D’altronde, come affermato recentemente da uno dei consiglieri di Trump, procurarsi un missile Patriot non è come andare al supermercato Walmart, prenderne 10 dallo scaffale e poi tornarsene a casa.
Come si stanno esaurendo
Gli esperti sostengono che colpevoli dell’esaurimento delle munizioni non siano solamente gli aiuti militari all’Ucraina. Ad accelerare il calo degli arsenali USA sono stati i più recenti invii in Medio Oriente. Prima la campagna contro gli huthi nello Yemen, poi il sostegno a Israele nella sua operazione a Gaza e infine lo scontro con l’Iran. In quest’ultima operazione gli americani hanno sparato circa 30 Patriot per intercettare i razzi iraniani. Il problema è che gli USA al momento sono in grado di fabbricarne 600 all’anno, mentre Teheran ha ancora a disposizione più di 1000 missili balistici da impiegare nuovamente. Inoltre Washington ha inviato altri 2mila razzi Stinger a Kiev, cioè l’equivalente della produzione effettuata in ben 30 mesi. E i militari statunitensi hanno bisogno di queste armi, che usano sempre più spesso per la difesa dagli attacchi dei droni.
L’Ucraina presto resterà senza missili
Per Kiev il problema è che di fatto non può nemmeno ordinare direttamente nuovi Patriot dalle industrie della difesa, perché queste ultime sono tenute a evadere per prime le commesse piazzate dal Pentagono. Così oggi Kiev si ritrova in una posizione estremamente precaria: secondo quanto riferisce il quotidiano tedesco Bild, agli ucraini gli armamenti basteranno solo fino alla fine dell’estate. Nell’ipotesi peggiore i Patriot potrebbero esaurirsi in un paio di settimane. Washington forse non se ne priverà più, ma sta comunque cercando di risolvere la faccenda. Hegseth infatti ha scovato dei Patriot disponibili in Grecia e in Germania.
Purtroppo per lui e per Zelensky, anche i membri della NATO non hanno più la gran voglia di svuotare generosamente i propri arsenali a beneficio dell’Ucraina, come avevano in passato. Trump starebbe quindi premendo sul cancelliere tedesco Merz per convincerlo a dare i suoi Patriot, ma finora i due non hanno ancora trovato la quadra. Da Berlino si giustificano dicendo di averne già dati parecchi, in proporzione anche più di quelli dati dagli americani.
Trump: questa non è la mia guerra
Trump comunque non sembra avere il desiderio di insistere troppo. In una telefonata con Zelensky ha spiegato di non essere lui il responsabile dello stop alle forniture militari. In conferenza stampa ha poi promesso di inviargli altre armi, senza però specificare se darà altri Patriot oppure no. Fonti informate dicono che si sarebbe impegnato a mandarne 10, che è comunque meno di quanto previsto prima della pausa forzata. Il fatto è che il presidente americano non sarebbe tanto interessato a capire come trovare nuove armi per Kiev, quanto invece a trovare il modo di chiudere il conflitto oppure di farne uscire gli USA. Avrebbe infatti detto in privato che “questa non è la sua guerra”, ma che lo diventerebbe se lui cominciasse a rifornire Kiev di armi in abbondanza.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.