Dall’Eneide al Mediterraneo di oggi: una riflessione tra passato e futuro

Dall’Eneide al Mediterraneo di oggi: una riflessione tra passato e futuro

27 Gennaio 2025 0

Sulle coste africane, bagnate dalle acque del Mediterraneo, sorgeva un tempo la splendida Cartagine. È proprio qui che Virgilio ambienta la prima parte della sua epopea, scegliendo questa città come teatro della tragica storia d’amore tra Enea e Didone. Dopo le peripezie affrontate in mare, l’eroe troiano trova rifugio presso la regina cartaginese, incantato dalla sua bellezza e dalla sua generosità.

Ma la passione che nasce tra i due è destinata a un triste epilogo. L’ordine degli dei, infatti, impone ad Enea di proseguire il suo viaggio verso l’Italia, abbandonando così Didone nel dolore più profondo. La regina, tradita e disperata, si toglie la vita, maledicendo Enea e i suoi discendenti. Il loro amore, nato sotto l’ombra del destino, si conclude in tragedia, lasciando un segno indelebile nella storia e nella letteratura.

Enea ammira le moli, un tempo capanne, ammira le porte e lo strepito e i lastrici delle vie. I Tirii si affannano ardenti, parte ad erigere le mura e a costruire la rocca e a rotolare a braccia macigni, parte a scegliere un luogo per la casa e a recingerlo d’un solco; scelgono leggi e magistrati e il santo senato; qui alcuni scavano il porto, qui altri gettano le profonde fondamenta del teatro, e dalle rupi tagliano enormi colonne, alto ornamento alle scene future

(Eneide, libro I, 421-429)

Palcoscenico di migrazioni

Dall’Eneide ai nostri giorni, il Mediterraneo è stato da sempre un palcoscenico di migrazioni. Un mare che ha visto eroi antichi e moderni sfidare le onde per cercare una nuova vita. Ma se le epiche odissee del passato erano spesso celebrate, quelle di oggi sono troppo spesso segnate dalla sofferenza e dalla precarietà. In un caffè del Bardo, ho incontrato il professor Mhamed Hassine Fantar, una delle figure di spicco dell’archeologia e della storia del Nord Africa. La nostra conversazione si è concentrata sul Mediterraneo, un bacino che ci unisce più di quanto ci divida.

Il professore ha sottolineato come il destino delle sponde nord e sud sia indissolubilmente legato: qualsiasi cambiamento, positivo o negativo, ha ripercussioni su tutta la regione. La maggior parte dei giovani tunisini, il 70 per cento, secondo alcuni sondaggi, non attende altro che emigrare in Europa. Un sogno, quello della perenne ricerca dell’Eldorado, che secondo Fantar sarebbe riconducibile ad una serie di eventi storici.

La storia di Cartagine

“Tutto dipende dal terreno, non dal seme. Il grano se piantato nel giusto terreno germoglia, ma secca se la terra non è fertile”, spiega l’eminente professore che durante la sua carriera accademica ha insegnato storia antica, archeologia e storia delle religioni semitiche occidentali e libiche nelle università di Tunisi e tiene lezioni nelle università di Roma La Sapienza, Bologna, Cagliari, Tripoli, Bengasi e Lovanio, nonché a il Collegio di Francia. In questa riflessione, Fantar ripercorre la storia di Cartagine dalla sua fondazione alla prima distruzione da parte dei romani, dalla resurrezione alla sua seconda distruzione da parte degli arabi. L’attuale Nord Africa è il risultato di una lunga serie di talvolta drammatici eventi storici.

“Il Mediterraneo, uno ed unico, e non frazionabile, ha bisogno di nuovi militanti”, afferma il professore, evidenziando come nel mondo arabo manchi soprattutto un dizionario etimologico. Perché la costruzione del Mediterraneo deve partire dallo studio delle parole o meglio dallo studio delle lingue nazionali. La prima lingua di cui si ha traccia a Cartagine, o meglio, in Tunisia, è sicuramente il punico, sebbene la prima testimonianza archeologica risalga ad oltre 2 milioni di anni fa.

La distruzione della biblioteca

I romani distrussero la Biblioteca di Cartagine, salvando solamente il “Manuale di Agronomia di Magone”, un trattato agronomico in 28 volumi, che smentisce l’idea che Cartagine fosse solamente il mare, perché in realtà la città punica era soprattutto legata alla terra: all’agricoltura, al bestiame, e ai manufatti che attraverso il mare venivano commercializzati. Di questa lingua rimangono solamente i nomi delle città, delle tribù. “Se guardiamo alle cartine geografiche – suggerisce Fantar – troviamo gli stessi nomi in Tunisia, in Algeria e in Marocco”. Da qui la necessità di formare esperti, in grado di comprendere il messaggio della toponimia.

La seconda lingua, dalla distruzione di Cartagine da parte dei romani nel 146 a.C. alla seconda da parte degli Arabi nel 698, è il latino che poi verrà rimpiazzato dalla lingua araba negli anni successivi alla fondazione di Kairouan. L’etimologia delle parole è la chiave per la comprensione e dunque la costruzione di un futuro armonioso e di pace, sia per la sponda Nord che per quella Sud del Mediterraneo. “Quest’ultima vittima della colonizzazione e della pre-colonizzazione”, secondo il professore.

Medina

Il primo ostacolo che questa regione vive è la confusione tra politica e religione. “I due domini devono essere distinti, sebbene non possa esserci umanità senza religione”, aggiunge Fantar, che tornando sull’origine di nomi e parole, spiega l’etimologia della parola medina, formata da me e din che in arabo significa forza, autorità, similarmente in greco troviamo dynamos. Medina è luogo dove il profeta ha ricevuto le leggi da Dio, da qui luogo dell’autorità, intesa come unica forza. Precedentemente, la città si chiamava Yathrib; per gli antichi Romani, era Yatrippa. Decisivo, per il mutamento del nome, fu l’inizio dell’Egira (622 d. C.). A Yathrib infatti si trasferì Maometto, che ivi creò la prima comunità di fedeli musulmani. Per questo Yathrib divenne al-Madina al-munawwara, ‘la città illuminatissima’ e poi soltanto più Madina.

La pre-colonizzazione

Se la pre-colonizzazione ha fatto i suoi danni, le due distruzioni di Cartagine, il discorso del Papa per la prima crociata ne sono sicuramente un esempio, la colonizzazione ha attaccato non solo l’intelletto, ma soprattutto il sentimento. Se l’intelletto, ovvero l’idea può essere cambiata facilmente, il piano emozionale è molto più complicato. Il professore Fantar, con la sua erudizione consueta, ci invita a riflettere sulla complessa interazione tra potere politico e sfera religiosa nel Mediterraneo.

Sottolineando l’etimologia del termine ‘medina’, ci ha ricordato come la città, luogo dell’autorità e della legge divina, sia stata da sempre un fulcro di identità e potere. Tuttavia, avverte, la sovrapposizione tra questi due ambiti ha spesso generato conflitti e divisioni. Le vicende storiche, dalla distruzione di Cartagine alle incruente crociate, ci mostrano come l’intreccio tra politica e religione possa avere conseguenze devastanti, non solo a livello intellettuale, ma anche emotivo.

La storia di Cartagine ci insegna che le civiltà, anche le più grandi e fiorenti, possono subire declini e rinascite. Le sfide che affrontarono i Cartaginesi, come le guerre puniche, sono lontane nel tempo, ma i principi di resilienza, adattamento e capacità di ripresa che dimostrarono sono attualissimi. Studiando il passato, possiamo trarre ispirazione per affrontare le sfide del presente, come i cambiamenti climatici, le migrazioni di massa e le crisi economiche.

Mhamed Hassine Fantar ricorda l’affascinante aneddoto narrato da Sallustio sulla corsa tra un atleta cartaginese e uno cireneo per stabilire il confine tra le due potenti città di Cirene e Leptis Magna. Questo gesto, apparentemente semplice, racchiude in sé una simbologia profonda: la corsa come metafora della vita, della competizione, della ricerca di un limite. Ma soprattutto, rappresenta il tentativo di conciliare due mondi, due culture, due visioni del mondo, all’interno di un unico spazio geografico. Un’immagine che risuona ancora oggi, in un Mediterraneo che continua a cercare un equilibrio tra le sue diverse componenti. Oggi, come allora, le tensioni tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud, mettono a dura prova la coesione della regione. Tuttavia, proprio come nel passato, il dialogo e la collaborazione possono essere la chiave per superare queste divisioni e costruire un futuro comune.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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