Corruzione in Ucraina: i presunti progressi di Zelensky per entrare in una UE piena di scandali

Corruzione in Ucraina: i presunti progressi di Zelensky per entrare in una UE piena di scandali

9 Marzo 2023 0

Non potendo vantare alcuna vittoria militare o avanzamento strategico, il governo di Kiev deve trovare altri temi con cui scaldare l’opinione pubblica nazionale ed europea. E soprattutto far chiudere gli occhi di fronte alle contraddizioni di un Paese che Bruxelles addita come esempio di coraggio e di libertà.

Nonostante la repressione delle minoranze, le unità militari di dichiarata ispirazione nazista e la corruzione galoppante. E proprio sulla gloriosa lotta alle tangenti miliardarie Zelensky si gioca altre carte nella partita del destino europeo.

Una lunga storia di corruzione. I casi recenti

Nella classifica mondiale pubblicata da Transparency International sulla corruzione percepita, oggi l’Ucraina è al 116esimo posto su 180. In questo Paese la corruzione  è un fenomeno endemico, iniziato con il collasso dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’90. L’introduzione del sistema capitalista è stata cavalcata da coloro che sarebbero divenuti gli oligarchi dell’economia ucraina. Un’economia che già prima del conflitto si presentava come schizofrenica. Da un lato la triste competizione con la Moldavia per l’ultimo posto nella classifica del PIL continentale, dall’altro il gruppo di miliardari che detengono le ricchezze materiali del Paese.

Così, mentre la gente comune per lavorare si vede costretta a emigrare verso Occidente o verso la Russia, il sistema clientelare ingloba le strutture politiche e amministrative, alle quali l’enorme afflusso di aiuti militari e umanitari ha dato nuove opportunità di soddisfazione. Risalgono alla fine di gennaio i casi più recenti su cui le autorità ucraine hanno tempestivamente deciso di indagare, mentre Zelensky annunciava all’Europa di voler sradicare la corruzione.

Le accuse sono cadute su esponenti di alto livello della piramide del potere e riguardano il vice capo dello staff presidenziale Kyrylo Tymoshenko, il viceministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov e il vice procuratore generale Oleksiy Symonenko. Inoltre sono stati rimossi cinque governatori, tra cui quello della oblast’ di Kiev Oleksiy Kuleba e quelli delle regioni di Dnipropetrovsk, Sumy, Kherson e Zaporizhzhia.

Il viceministro delle Infrastrutture Vasyl Lozynsky è stato licenziato e messo agli arresti domiciliari con l’accusa di aver preso una tangente da 400mila dollari per l’acquisto di generatori elettrici, articoli che hanno acquisito una grande importanza in Ucraina dopo gli attacchi russi mirati alla rete energetica nazionale.

Per la corruzione a Kiev sono preoccupati pure gli americani

L’amministrazione Biden ha inviato a Kiev svariati miliardi di dollari di aiuti sotto forma di sostegno militare, umanitario e finanziario. I Repubblicani hanno conquistato la maggioranza alla Camera anche con la promessa di analizzare e tenere sotto controllo dove e come vengono spesi tali fondi. La settimana scorsa alcuni ufficiali del Pentagono in audizione al Congresso hanno parlato delle misure di tracciamento da adottare per verificare che gli armamenti vengano effettivamente usati dagli ucraini sul campo di battaglia e non deviati sul mercato nero.

Il sottosegretario alla Difesa per la politica militare Colin Kahl ha però affermato che non vi è alcuna prova che gli ucraini stiano dirottando altrove le armi ricevute, poiché data l’intensità dei combattimenti al fronte ne hanno un disperato bisogno. Ha parlato della corruzione in Ucraina anche Bill Gates, le cui frasi di qualche settimana fa sono diventate virali con un tweet del Citizen Free Press. In una conversazione sulle attuali “sfide globali” insieme al direttore del Lowy Institute, un think thank con base a Sydney, Gates si è espresso in modo poco lusinghiero nei confronti di Kiev.

Ha infatti detto: il governo ucraino è uno dei peggiori del mondo: corrotto, controllato da pochi individui ricchi. Intendo dire, una vera disgrazia per la gente in Ucraina. La frase è circolata in questa versione, ma poi è intervenuto il Newsweek con un debunkaggio che sembra un’arrampicata sui vetri. Il settimanale americano sottolinea giustamente come nella versione diffusa dal Citizen Free Press manchi la parte iniziale, cioè l’espressione “pre-war”.

Purtroppo però la sostanza non cambia, anzi. Se si riferiva a prima della guerra, allora Gates sostiene che il governo ucraino era terribilmente corrotto quando Zelensky era già al potere. Il magnate americano usa il tempo presente quando dice Ukrainian government is one of the worst in the world. La sua affermazione quindi non sembra riferirsi a un momento “prima della guerra” che possa essere risalire al 2014, visto che per otto anni l’Occidente ha ignorato quanto accadeva in Donbass e difficilmente parlava di “guerra”.

Adeguarsi ai parametri di ingresso nella UE

Per essere ammessa nell’Unione Europea l’Ucraina deve superare determinati “esami”, quelli che hanno sostenuto anche gli altri Stati via via divenuti membri. Nel caso di Kiev, però, gli esaminatori di Bruxelles sono di manica larga nel valutare il punteggio ucraino. Infatti l’economia del Paese era disastrata da molto prima del 24 febbraio 2022 e la corruzione era un fenomeno già noto. Ed è ovvio che problemi del genere non possono essere risolti in poco tempo né semplicemente tramite una legge apposita.

L’Unione Europa intanto ha risposto positivamente alla campagna anti-corruzione lanciata da Zelensky a ridosso del summit UE-Ucraina del 3 febbraio. E la sua azione avrebbe in effetti prodotto alcuni risultati, secondo quanto scrivono sul China Daily gli studiosi Liu Zixuan e Ma Xiaolin, che spiegano come il presidente ucraino abbia deciso di concentrarsi in particolare su questo obiettivo.

Uno dei motivi principali di tale scelta è che con l’ammissione nella UE, per l’Ucraina diventerebbe più semplice entrare poi anche nella NATO, adesione finora impossibile per motivi evidenti. Bisogna però che i cittadini europei ricordino a chi Bruxelles vorrebbe spalancare le porte della UE. Si tratta di coloro che non hanno ancora chiarito la propria posizione nello scandalo Pandora Papers, scoppiato nel 2021 grazie all’inchiesta del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ). Nei conti offshore e negli affari intrattenuti al riparo dal fisco nazionale vengono infatti citati sia Zelensky che la moglie, oltre a personaggi rilevanti della politica ucraina divenuti fra l’altro anche consiglieri presidenziali.

Il bue dà del cornuto all’asino

Per l’Unione Europea sta diventando un difficile esercizio di ipocrisia pretendere dai dai Paesi candidati o dai propri membri il rispetto di determinati parametri di trasparenza. Gli ultimi due scandali in ordine di tempo a mettere in dubbio il sistema di valori europeo sono il Qatargate e le relazioni pericolose con la Pfizer. Dopo l’arresto della vicepresidente greca dell’Europarlamento Eva Kaili e dell’eurodeputato belga Marc Tarabella, il marciume delle tangenti degli sceicchi si presenta ancor più vasto e variegato.

L’ex eurodeputato del PD Antonio Panzeri, infatti, ha rivelato agli inquirenti che il piano di corruzione riguardava oltre al Qatar anche il Marocco. Nelle sue affermazioni ha coinvolto altri tre colleghi di partito, eletti in Europa nel 2019 grazie ai voti decisivi della comunità marocchina nei rispettivi collegi. E ai rapporti troppo stretti fra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il CEO della compagnia farmaceutica Pfizer Albert Bourla si è interessato persino il New York Times.

Il conflitto d’interesse von der Leyen

Il giornale americano ha portato in tribunale la Commissione stessa per non aver reso pubblici i messaggi che i due funzionari si sono scambiati. L’Istituzione avrebbe infatti l’obbligo legale di mostrare il testo dei messaggi perché riguardanti la trattativa da miliardi di euro per l’acquisto dei vaccini anti-COVID. L’imbarazzante nascondino era già stato svelato dall’Ombudsman europeo Emily O’Reilly. Nel gennaio 2022 aveva mostrato la cattiva gestione della Commissione rispetto alla questione dei messaggi, forse addirittura cancellati perché ritenuti “di breve durata, di natura effimera”.

Non potendo vantare alcuna vittoria militare o avanzamento strategico, il governo di Kiev deve comunque trovare altri temi con cui scaldare il cuore dell’opinione pubblica nazionale ed europea e poter chiedere altri sforzi, altri aiuti. Così, proprio sulla lotta alla corruzione Zelensky si gioca altre carte nella partita del destino europeo.

Martin King
Martin King

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici