Conflitto israelo palestinese, tregua umanitaria rimandata
Nulla di fatto. L’atteso accordo fra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi slitta di 24 ore. Secondo fonti israeliane, rilasciate ad Haaretz, dietro al ritardo della tregua che sarebbe dovuta partire alle 10 di oggi (le 9 in Italia), ci sarebbe la mancata ratifica dell’intesa da parte di Hamas, che non ha ancora consegnato la lista dei prigionieri da rilasciare.
L’accordo era stato raggiunto ieri mattina grazie alla mediazione di Qatar, Stati Uniti ed Egitto e prevede che la “tregua umanitaria” avrà una durata di quattro giorni, prorogabili e con il cessate il fuoco, durante i quali il movimento palestinese rilascerà 50 persone, trenta bambini e venti donne, tenute in ostaggio nella Striscia di Gaza, in cambio del rilascio di 150 palestinesi, fra donne e minori, detenuti nelle carceri israeliane.
La pausa umanitaria
Con la pausa umanitaria sarà consentito anche l’ingresso di convogli umanitari e aiuti, compreso il carburante destinato ai bisogni umanitari. La tregua potrebbe applicarsi anche al confine con il Libano e gli Hezbollah libanesi, che si sarebbero detti pronti a rispettare un cessate il fuoco, in base a notizie trapelate nel giorno del nuovo incontro tra il leader del Partito di Dio e il vice capo di Hamas a Gaza, Khalil Al-Hayya.
Ma dopo l’attacco israeliano nel sud del Paese della notte di ieri, che ha provocato la morte del figlio del leader del gruppo parlamentare di Hezbollah Mohammad Raad, non è escluso un passo indietro dello stesso partito.
I rischi per gli operatori sanitari
Avevano tirato un sospiro di sollievo dopo 46 giorni di bombardamenti 1.250 associazioni di medici e professionisti della Sanità, che da numerosi Paesi si sono uniti agli appelli per l’istituzione di corridoi sanitari.
A lanciarli, l’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), la Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), l’Unione medica euro mediterranea (Umem) e il movimento internazionale interprofessionale Uniti per Unire e comunità presenti in 120 paesi. Tutti auspicano adesso si possa arrivare ad un accordo totale per il cessate il fuoco con aiuti sanitari ed umanitari immediati, per curare e salvare i feriti, soprattutto bambini e donne.
In questa emergenza sanitaria oltre ad un incremento dei campioni di aiuti giornalieri servono numerosi ospedali mobili nelle zone con alta concentrazione di popolazione e di persone colpite durante gli attacchi, per curare soprattutto quelle più gravi. Servono medici anestesisti, ortopedici, medici d’urgenza, ginecologi, pediatri, cardiologi, nefrologi, pneumologi oltre a infermieri specialisti e numerosi psicologi per donne e bambini per l’aumento del 60% di stati di ansia, fobie, panico e depressione.
La crisi sanitaria a Gaza
Le associazioni continuano a seguire la situazione sanitaria e umanitaria di Gaza, con medici e infermieri locali dell’Umem. Che riferiscono siano rimasti solo 9 ospedali su 35, che lavorano parzialmente e con un altissimo numero di feriti in attesa di cure ed interventi chirurgici. Quarantacinquemila bambini soffrono di disturbi gastrointestinali e diarrea,70mila pazienti di patologie dell’apparato respiratorio di cui anche di natura batterica e virale, 51mila donne in gravidanza senza assistenza di ginecologi.
Manca l’assistenza ai pazienti cronici, in dialisi (più di 3500) e rimangono in attesa di interventi chirurgici anche 10mila ammalati oncologici. Più di 210 professionisti hanno perso la vita e in numerosi hanno avuto un crollo fisico e psicologico. Un solo medico ha dovuto effettuare 12 interventi in un giorno. «Ringraziamo l’Italia per la sua tempestiva disponibilità – riferisce Foad Aodi, fisiatra di origine palestinese residente in Italia da molti anni e presidente dell’Amsi – che ha messo a disposizione la nave Vulcano e curato i feriti negli ospedali italiani, l’esercito bianco italiano e internazionale, le associazioni dei sanitari che hanno aderito al nostro appello».
La trattativa per il rilascio degli ostaggi
L’esponente di Hamas Moussa Abu Marzouk intervistato ieri da al Jazeera, aveva spiegato che la tregua sarà estesa a tutte le regioni della Striscia di Gaza e sull’enclave non voleranno aerei civili e da guerra per tutto il periodo della cessazione delle ostilità in determinate ore. Israele avrebbe dato pure il suo consenso a non trarre in arresto nessuno. Il ministero della Giustizia israeliano ha già individuato 300 palestinesi candidabili per essere liberati, escludendo quelli che hanno commesso omicidi. Dal 7 ottobre a oggi, secondo i dati diffusi da Hamas, sarebbero salite a 14.352 le vittime nella Striscia, fra questi ci sarebbero 6mila bambini.
Nasce a Palermo. Laureata in Lingue e letterature straniere all’Università degli studi del capoluogo siciliano, master in Giornalismo e comunicazione pubblica istituzionale, è giornalista pubblicista. Ha iniziato la sua carriera di giornalista, scrivendo di sprechi, inadempienze nella Pa e di temi ambientali per il Quotidiano di Sicilia, ha collaborato per alcuni anni col Giornale di Sicilia, svolto inchieste e approfondimenti su crisi libica e questione curda per Left, per poi collaborare alle pagine Attualità e Mondo di Avvenire, dove si è occupata di crisi arabo-siriana e di terrorismo internazionale. Ha collaborato col programma Today Tv 2000, l’approfondimento dedicato all’attualità internazionale. Premio giornalistico internazionale Cristiana Matano nel 2017.