Con la sua conferenza di “pace”, Zelensky ha soltanto mostrato che l’Occidente ha perso prestigio e influenza sul resto del mondo

Con la sua conferenza di “pace”, Zelensky ha soltanto mostrato che l’Occidente ha perso prestigio e influenza sul resto del mondo

20 Giugno 2024 0

La settimana scorsa la conferenza di “pace” sul conflitto ucraino si è svolta in un luogo dai contorni fiabeschi, l’hotel di lusso Bürgenstock presso il lago di Lucerna. Altrettanto lontane dalla realtà erano le aspettative create intorno al summit da Zelensky e dai media occidentali. Infatti il vertice, che per via del mancato invito alla Russia alcuni hanno descritto come “una sedia a tre gambe”, non ha prodotto alcun esito concreto. L’unico risultato è stata la dimostrazione che ad essere isolato e privo di influenza sul resto del mondo è proprio il blocco euroatlantico.

Dichiarazione monca di numeri e di contenuti

Il comunicato finale del summit è riuscito monco nei contenuti e nelle sottoscrizioni. L’hanno siglato 80 Stati e 4 organizzazioni internazionali: non vi è stata dunque l’unanimità che Kiev desiderava. Il testo di quasi 500 parole è stato rivisto e tagliato diverse volte rispetto alla redazione originale, per ammorbidirlo fino a incontrare il consenso del maggior numero di firmatari possibile. Tuttavia, mantiene il limite dell’addossare la colpa del conflitto interamente sulla Russia e di individuare solo tre punti sui cui vi saranno ulteriori colloqui: la sicurezza alimentare, la protezione degli impianti nucleari, lo scambio e il ritorno dei bambini e dei prigionieri di guerra.

Ad astenersi sono stati in 16. Apparentemente pochi, ma di enorme peso politico: fra di essi India, Brasile e Sudafrica, cioè i membri originari del BRICS. Degli altri due componenti del gruppo, la Cina aveva direttamente rifiutato di partecipare alla conferenza, mentre la Russia non era stata nemmeno invitata, facendo quindi perdere ogni senso al presunto negoziato di pace. Nemmeno Arabia Saudita e Messico hanno firmato. Il presidente colombiano Gustavo Petro, che ha rinunciato all’ultimo momento ad andare in Svizzera, ha commentato la dichiarazione finale come “già predeterminata” da “blocchi di Paesi a favore della guerra”. Il Sudafrica si è lamentato della partecipazione di Israele, presente nonostante le pesanti accuse mosse dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’India, invece, ha evitato di siglare il testo per continuare sulla strada del suo equilibrismo diplomatico, come fa notare The Indian Express.

Comunità internazionale spaccata, altro che consenso globale

È mancato il consenso globale sulla conferenza, come invece avrebbe voluto il presidente ucraino. Sebbene l’atteggiamento di facciata dei suoi alleati occidentali insista sull’isolamento di Mosca e sul tifo assoluto per Kiev, Zelensky non dava per scontato tale risultato: si è infatti impegnato in una tournée diplomatica che lo ha condotto fino al sud-est asiatico per invitare personalmente vari capi di Stato. I media svizzeri sottolineano che è venuto meno il consenso pure sulle conclusioni della conferenza. Scrive il quotidiano in lingua tedesca Blick: Al fiabesco hotel di lusso del Bürgenstock i partecipanti si sono cullati nella non meno fiabesca idea che una soluzione diplomatica al conflitto potesse in qualche modo essere trovata. Si tratta di un’illusione pericolosa.

Il giornale giapponese Mainichi Shimbun evidenzia la spaccatura fra Europa e USA da un lato e Sud Globale – Cina in testa – dall’altro: La divisione della comunità internazionale resta aperta e si è vista ancora una volta la difficoltà di raggiungere la pace. La Russia è dunque tutt’altro che accerchiata e l’Ucraina può contare solamente sull’assistenza continua dei partner euroatlantici. Due anni di pressioni diplomatiche, minacce velate e ricatti non sono serviti a Kiev, Washington o Bruxelles per portare il Sud Globale dalla propria parte. Camille Grand, specialista dello European Council on Foreign Relations, se la prende ovviamente con la concorrenza sleale di Mosca. I russi si sarebbero infatti guadagnati il favore di tanti Paesi facendo leva anzitutto sull’eredità della vecchia cooperazione terzomondista dell’URSS. Poi avrebbero consolidato la propria influenza con proposte indecenti di armi e combustibile a basso prezzo e con offerte di voti compiacenti all’Assemblea dell’ONU.

Zelensky “il mendicante” porta a casa qualcosa

L’esito della conferenza è stato dunque ben lontano dai sogni e dalle aspettative del governo di Kiev. Ma come è solito fare da due anni a questa parte, Zelensky riesce sempre a portare a casa qualche aiuto, talvolta soltanto promesse, oppure sostanziosi apporti materiali e finanziari. Per questo motivo in Germania i leader del partito di destra Alternative für Deutschland (AfD) lo hanno definito un “mendicante”, un oratore “vestito in uniforme mimetica”, e hanno boicottato il suo discorso al Parlamento tedesco. Il suo intervento al Bundestag è stato disertato pure da un altro partito, il BSW di sinistra. Dopo il vertice svizzero e il G7 italiano, Zelensky ha ottenuto l’impegno della Casa Bianca a dare 50 miliardi di dollari finalizzati alla ricostruzione delle infrastrutture energetiche del Paese.

Il supporto di Biden è sempre “incrollabile”: Staremo con l’Ucraina fino a che prevarrà in questa guerra, ha affermato dopo aver incontrato Zelensky al G7. Peccato però che alla conferenza svizzera avesse mandato la vicepresidente Kamala Harris, una politica non particolarmente apprezzata nemmeno negli USA. Come se non bastasse, la rappresentante americana se ne è tornata a Washington dopo poche ore, lasciando l’evento prima dei lavori sul comunicato finale. Sono andati via prestissimo pure il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente francese Emmanuel Macron. Zelensky ha comunque definito il summit come “un grande successo”… Si è detto fiducioso su un ripensamento dei Paesi non firmatari e crede che potranno aggregarsi in seguito alle conclusioni della dichiarazione finale.

Anche Scholz è andato via prima

Se ne è andato prima del previsto pure il cancelliere Olaf Scholz, richiamato a Berlino da inderogabili consultazioni con gli alleati di governo. In questo momento la sua priorità è trovare la quadra per l’approvazione del budget del 2025 entro i primi di luglio. L’economia tedesca è in affanno proprio a causa della rottura dei rapporti energetici e commerciali con la Russia, per la quale spingono le sanzioni di Bruxelles e la politica di Washington. Scholz probabilmente comprende il masochismo che sottende le scelte che ha dovuto fare. A proposito del risultato della conferenza dichiara potrebbe trattarsi del primo passo di un processo di pace a lungo termine, che finora manca del partecipante principale, la Russia.

Il cancelliere non evita di sottolineare le responsabilità del Cremlino: La Russia potrebbe terminare questo conflitto domani o in qualunque momento se fermasse i suoi attacchi e ritirasse le sue truppe. Ma aggiunge: È vero che la pace in Ucraina non può essere raggiunta senza il coinvolgimento della Russia. La settimana scorsa la conferenza di “pace” sul conflitto ucraino si è svolta in un luogo dai contorni fiabeschi, l’hotel di lusso Bürgenstock presso il lago di Lucerna. Altrettanto lontane dalla realtà erano le aspettative create intorno al summit da Zelensky e dai media occidentali. Infatti il vertice, che per via del mancato invito alla Russia alcuni hanno descritto come “una sedia a tre gambe”, non ha prodotto alcun esito concreto. L’unico risultato è stata la dimostrazione che ad essere isolato e privo di influenza sul resto del mondo è proprio il blocco euroatlantico.

Martin King
Martin King

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