Con il congelamento dei patrimoni esteri russi Washington si è data la zappa sui piedi

Con il congelamento dei patrimoni esteri russi Washington si è data la zappa sui piedi

12 Gennaio 2025 0

Le sanzioni anti-russe imposte da Bruxelles hanno causato più problemi alle economie dei Paesi membri che non al Cremlino. A sua volta, il congelamento dei patrimoni russi all’estero fortemente voluto da Washington ha indirettamente danneggiato le finanze statunitensi. Infatti ha spinto le banche centrali di molti Stati a disinvestire dai titoli del Tesoro USA e ha incrinato le fondamenta stesse del sistema finanziario americano. È questo il risultato dell’analisi condotta dall’Asia Times, portale di notizie con sede a Hong Kong.

Obbligazioni USA e banche centrali straniere

L’aumento dei rendimenti delle obbligazioni del Tesoro USA rappresenta il principale motore dei mercati globali. Fa abbassare i prezzi delle azioni di Borsa e aumentare il cambio del dollaro, pesa sul settore edilizio impedendo la costruzione di nuovi palazzi e di altre attività legate ai tassi americani. Se salgono questi ultimi, sale anche il deficit del Tesoro, già sopra il 6% del PIL. Il pagamento degli interessi sul debito federale è cresciuto dai 400 miliardi del 2021 ai mille miliardi di oggi, spingendo i prestiti statali alla cifra enorme di 1,8 “trilioni” di dollari. E intanto le banche centrali di vari Paesi tagliano i loro investimenti nel debito USA, aumentando così la pressione sui rendimenti di uno 0,8%. E proprio a seguito del congelamento dei patrimoni russi all’estero da parte di Washington nel 2022, le banche centrali estere hanno iniziato a disfarsi degli asset in dollari.

Dai titoli USA passano all’oro

La Federal Reserve (Fed), la banca centrale statunitense, ha causato l’aumento dei tassi di rendimento appunto alzando i tassi di interesse alla giornata che gravano sugli istituti di credito. Un incremento significativo del cosiddetto rendimento reale dei titoli del Tesoro indicizzati all’inflazione (TIPS) è dovuto agli acquisti ridotti del debito pubblico americano da parte delle banche centrali estere. L’aumento di circa 80 punti base è spiegabile con la diminuzione di tali investimento nel debito USA ad esempio delle banche centrali di Cina, India, Arabia Saudita e Turchia, che hanno iniziato a trasformare le proprie riserve di valuta estera in oro, non in obbligazioni statali americane. Hanno avviato tale processo quando Washington e i suoi alleati hanno messo le mani sulla metà dei 600 miliardi di dollari di riserva estera russa nei primi mesi del 2022.

Se la Cina si defila

Il fabbisogno di cassa del Tesoro americano è salito bruscamente, mentre gli investimenti delle banche centrali straniere nei titoli USA è sceso. Tale figura contrasta fortemente col periodo 2007/2012, nel quale vi fu la crisi finanziaria mondiale e in cui il Tesoro si premurò di supportare il sistema bancario con un salvataggio esterno (bail out) di portata inedita: 800 miliardi di dollari. Anche Pechino venne in aiuto, raddoppiando i suoi investimenti nel debito pubblico USA. Durante la crisi Covid nel 2020, invece, le banche centrali estere, compresa quella cinese, hanno ridotto quegli investimenti. Ciò ha avuto un impatto pesante e misurabile sui rendimenti dei TIPS. Si spiega così pure il disaccoppiamento del prezzo dell’oro dai rendimenti reali TIPS, che hanno corso insieme per quindici anni, fino al 2022. Entrambi gli asset hanno un ruolo di portfolio simile, offrendo una sorta di assicurazione contro l’inflazione imprevista e la svalutazione del dollaro.

I contraccolpi delle sanzioni anti-russe

La differenza è che i titoli di Stato possono essere confiscati dal governo americano, come è accaduto nel caso della Russia, invece l’oro che sta nei caveau delle banche centrali no. E allora dopo il marzo del 2022 l’oro è salito molto nonostante l’aumento dei tassi sui rendimenti TIPS. Quando la stabilità del debito pubblico è in dubbio, il valore dell’oro copre contro il deprezzamento delle valute. Come per le altre sanzioni imposte agli scambi con la Russia, anche il congelamento delle riserve russe da parte di Washington ha provocato dei contraccolpi sulle economie occidentali. In particolare, ha distrutto la fiducia nelle fondamenta stesse del sistema finanziario americano, cioè il debito del Tesoro statunitense, e ha aumentato il costo del denaro proprio mentre si gonfiava vertiginosamente il fabbisogno del Tesoro stesso.

Redazione Strumenti Politici
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