Bayrou cade, Macron con le spalle al muro
(Parigi) Come era largamente prevedibile finisce l’avventura politica del centrista Bayrou alla guida del governo francese inguaiando il presidente Macron che deve incassare l’ennesima sconfitta. Con 364 voti contrari e 194 a favore, il governo di François Bayrou è caduto lunedì sera in Assemblea nazionale, travolto da un voto di fiducia che lo stesso premier aveva voluto legare al suo piano di rigore.
L’idea era di racimolare un ultimo, insperato consenso, nell’ottica di far approvare, entro poche settimane, quella legge di bilancio tanto richiesta dall’UE e dai mercati internazionali. E’ la prima volta nella storia della V Repubblica che un primo ministro cade dopo aver sollecitato un voto di fiducia ad un’Assemblea di cui peraltro non aveva neppure la maggioranza. La sua parabola a Matignon si conclude così bruscamente, lasciando il presidente della Repubblica Emmanuel Macron a gestire la terza crisi di governo in meno di un anno.
Il fronte compatto delle opposizioni
Il sostegno, sottolineano Le Monde e France Info, è arrivato soprattutto dai macronisti e dai centristi di MoDem e Horizons, con una parte dei Républicains divisa tra sostegno e astensione. Ma il fronte compatto delle opposizioni, dal Rassemblement National all’UDR di Ciotti, passando per l’intera coalizione di sinistra e la maggioranza degli indipendenti LIOT, si è rivelato un ostacolo insormontabile. Bayrou presenterà le sue dimissioni a Macron, limitandosi alla gestione degli affari correnti. Sul tavolo restano sospese leggi cruciali, dal bilancio 2026 alle riforme strutturali.
Una Francia su modello Prima Repubblica Italiana
La caduta del governo Bayrou segna l’ennesima dimostrazione della fragilità politica francese: un’Assemblea estremamente frammentata, incapace di produrre maggioranze stabili (che ci ricorda tristemente la situazione dell’Italia nei decenni passati) e un presidente che appare sempre più isolato, asserragliato nel suo palazzo e avversato da tutte le forze politiche.
Come nota Le Monde, la scelta di Bayrou di legare il suo destino al rigore di bilancio si è rivelata dunque un azzardo fallito. Ora Macron deve decidere se tentare l’ipotesi fragile di un premier di compromesso, rischiare nuove elezioni che potrebbero rafforzare il Rassemblement National, gia’ primo partito di Francia (anche se c’e’ la scure dell’inchiesta sui parlamentari dell’ex Front National che potrebbe eliminare la Le Pen dalla corsa presidenziale) o spingersi verso una grande coalizione che molti già respingono. Nessuno vuole un premier socialista anche se sembra l’unico trait d’union di un possibile compromesso. Qualunque strada imbocchi, il rischio è che la Francia entri in una spirale di ingovernabilità cronica.
Il nodo politico di Macron
Per Le Monde, Macron ha “preso atto” dell’esito e annuncerà “nei prossimi giorni” il nome di un successore. Ma il nodo è politico: chi può sopravvivere in un’Assemblea frammentata in cui le opposizioni entrambe vorrebbero nominare un primo ministro proveniente dalle proprie fila senza concedere nulla agli altri?
Il quotidiano economico Les Échos insiste sulla necessità di agire rapidamente, avvertendo che i mercati non tollererebbero un vuoto prolungato, soprattutto con l’agenzia di rating Fitch che attende la Francia al varco, pronta a rivedere al ribasso il rating francese il 12 settembre.
Le reazioni interne
Le reazioni interne mostrano l’ampiezza della frattura in corso in Francia. In un’intervista esclusiva al Parisien Gabriel Attal, leader di Renaissance, ha invocato un “negoziatore” capace di tessere un patto trasversale e di incarnare “una cultura del compromesso”.
Una tappa necessaria per traghettare il paese verso nuove elezioni. A destra, il ministro degli interni Bruno Retailleau ha escluso ogni partecipazione dei Républicains a un governo socialista, mentre Marine Le Pen ha chiesto nuove elezioni, invitando Macron a “uscire dal suo ruolo di capo della maggioranza per essere finalmente Presidente della Repubblica” ed indire quanto prima nuove elezioni dopo aver sciolto il parlamento. Dalla sinistra, Marine Tondelier dei Verdi ha invece chiesto un premier del Nuovo Fronte Popolare, mentre Jean-Luc Mélenchon ha parlato di “dimissioni necessarie anche per Macron”, annunciando una mozione per destituirlo.
Tante opzioni, zero sicurezza
Lo scenario è più incerto che mai. Secondo Le Figaro, le opzioni spaziano dalle dimissioni immediate di Bayrou con la nomina di un sostituto, alla costruzione di una fragile sopravvivenza parlamentare grazie a possibili astensioni, fino all’ipotesi estrema dello scioglimento. Più che il destino politico di un uomo, spalleggiato da un presidente monco, che ha dovuto accettare le ennesime dimissioni, è la tenuta del sistema politico a essere in gioco.
Macron, già politicamente indebolito, dovrà ora decidere se tentare l’azzardo di un nuovo premier “di compromesso” o se piegarsi alle pressioni delle opposizioni per indire nuove elezioni. In ogni caso il presidente francese si ritrova ancora una volta con le spalle al muro, costretto a incarnare un’autorità che il voto ha ulteriormente eroso.
La caduta di Bayrou, insomma, non chiude ma apre un ciclo: quello di un vuoto politico che rischia di pesare sulla credibilità francese in Europa e sulla stabilità economica interna. Mentre la piazza incalza, con una giornata di mobilitazioni e di blocco nazionale che minaccia di paralizzare ancora di più il paese.

Giornalista professionista ed autore. Dopo la laurea in filosofia all’Università di Napoli ed un Master in filosofia alla Sorbona di Parigi lavora per l’agenzia nazionale ANSA, al desk di ANSAmed. Ha collaborato per ResetDoc e Gruppo Espresso. Da Parigi scrive per Strumenti Politici, Micromega, Linkiesta, Pagina99, The Post Internazionale, Atlantico, Valigia Blu, Focus On Africa, Imbavagliati.it, Articolo 21. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla censura in Turchia dal titolo « Sansür: Censura. Giornalismo in Turchia » (Bianca&Volta) che nel 2015 s’aggiudica un premio al Concorso Internazionale Giornalisti del Mediterraneo di Otranto. Nel 2016 per il suo libro « Medin. Trenta Storie del Mediterraneo » (Rogiosi), s’aggiudica il Premio di Letteratura Mediterranea Costa d’Amalfi Libri 2016. Dal 2016 coordina con la giornalista Désirée Klein il Festival Internazionale di Giornalismo Civile “Imbavagliati” al PAN di Napoli. Oggi lavora a Parigi presso l’agenzia stampa Kantar per conto della Commissione Europea, la NATO ed il ministero degli interni francese.