Ancora problemi per Macron in Nuova Caledonia

Ancora problemi per Macron in Nuova Caledonia

20 Giugno 2024 0

Dopo i disordini di maggio le condizioni in Nuova Caledonia sembravano sulla via del ritorno alla normalità. Tuttavia la permanenza dei blocchi stradali ha costretto il presidente francese a un altro appello alla popolazione. L’arresto in questi giorni del leader del partito indipendentista ha nuovamente esacerbato gli animi: ora non si vede un’uscita a breve dalla situazione di incertezza.

L’indipendentismo neocaledone

La Nuova Caledonia è una collettività francese d’oltremare, situata nell’Oceano Pacifico a nord est dell’Australia. Possedimento francese dal 1853, fu a lungo una colonia penale. Oggi gli indigeni melanesiani sono ridotti in minoranza. La causa è il declino della popolazione originaria e dell’immigrazione dei discendenti dei deportati francesi e di altre etnie del sud-est asiatico e del Pacifico. A rivendicare l’indipendenza da Parigi fu per primo il Front de Libération Nationale Kanak et Socialiste nel 1985, che voleva la creazione di uno Stato sovrano, chiamandolo Kanaky. Dal 2018 in poi si sono tenuti tre referendum per l’indipendenza, ma con un margine non ampio gli elettori hanno scelto di restare francesi. Nell’ultimo referendum la maggioranza è stata quasi assoluta per via dell’astensione derivante dal boicottaggio del movimento indipendentista.

I disordini di maggio

La situazione si è surriscaldata quando a Parigi hanno preso in esame una riforma costituzionale per dare il diritto di voto ai francesi che risiedono in Nuova Caledonia da almeno 10 anni. Il movimento indipendentista ha immediatamente denunciato la riforma, accusandola di voler tagliare ulteriormente il peso elettorale dei nativi. Estendendo il voto ai francesi immigrati il governo ritiene di rafforzare la democrazia, mentre gli oppositori credono che in questo modo si vogliano compromettere i futuri referendum sull’indipendenza. Il 13 maggio sono scoppiati i primi disordini e le violenze si sono rapidamente estese, provocando la morte di nove persone fra cui due poliziotti, oltre a danni a case e negozi. L’aeroporto è stato chiuso, così i turisti rimasti bloccati sono stati evacuati con voli militari.

Macron chiamato a intervenire

Le cose sono precipitate al punto da costringere Macron ad affrontare un lungo viaggio per recarsi personalmente sull’arcipelago. Dopo la sua visita al capoluogo Numea, la riapertura delle scuole e dell’aeroporto La Tontouta, le autorità hanno accorciato il coprifuoco notturno e dichiarato di aver ripreso il controllo. I dimostranti però sono rimasti in strada. La scorsa settimana il presidente francese si è nuovamente rivolto alla popolazione con un appello alla pazienza e al dialogo. Ha definito la situazione “inaccettabile” e ha chiesto di togliere le barricate dalle strade e di mettere fine alle proteste. Soprattutto ha annunciato la sospensione della riforma elettorale a causa delle elezioni anticipate, che ha indetto dopo la batosta presa alle europee.

L’arresto di Tein

Al movimento indipendentista non basta un’interruzione della riforma, che vogliono invece eliminare completamente. Ieri è accaduto un altro episodio che potrebbe fomentare i disordini: l’arresto di Christian Tein, uno dei leader del partito politico locale Union Calédonienne (UC), che aveva incontrato Macron durante la visita lampo di quest’ultimo a maggio. Tein si stava preparando a tenere una conferenza stampa, quando la polizia ha fatto irruzione nella sede del partito e lo ha arrestato insieme ad altre otto persone. Per paura che scoppiasse subito una rivolta, a Numea il municipio ha chiuso, così come molti negozi e attività commerciali. Il presidente dell’UC Daniel Goa ha invitato i manifestanti alla calma e li ha esortati a non rispondere a quella che definisce una “provocazione”.

Redazione Strumenti Politici
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