Al vertice di Parigi rinasce l’intesa cordiale franco-britannica
(Parigi). Eravamo rimasti all’onta per aver bruciato viva La Pucelle d’Orléans e all’abiura della Guerra dei Cent’anni. Da allora Francia ed Inghilterra si sono guardate in cagnesco per secoli. Fino a pochi anni fa, quando al posto di Starmer ci stava Boris Johnson, i rapporti tra i due paesi erano al minimo storico. Ma ieri, al summit di Parigi qualcosa è cambiato. La Francia ha preso le redini della difesa europea e si è portata dentro al maelström ucraino il Regno Unito, che era uscito dalla porta principale con la Brexit ed è rientrato dalla finestra prevedendo un ruolo geopolitico cruciale nel continente europeo.
Il futuro esercito ucraino
France 24 scrive che il Presidente francese intende lanciare una missione congiunta con il Regno Unito “nel giro di tre o quattro settimane” per assistere l’Ucraina nella formazione del suo futuro esercito. Macron, citato dall’emittente francese, ha specificato che “nulla è fuori dal tavolo”, lasciando intendere che le valutazioni riguardano capacità terrestri, aeree e marittime. L’obiettivo sarebbe offrire una forza di “deterrenza” in alcuni luoghi strategici, senza però sostituire le forze ucraine né svolgere un ruolo di pace sul terreno.
Sotto lo sguardo sornione della von der Leyen, il presidente francese e il suo omologo Keir Starmer stanno dunque costruendo una “coalizione di volenterosi” per garantire la sicurezza dell’Ucraina una volta e se il paese avrà firmato un accordo di pace con la Russia. Questa nuova Entente Cordiale potrebbe in futuro creare squilibri all’interno dell’UE in quanto entrambi i paesi hanno l’atomica e possono esercitare su qualunque attore europeo il peso della propria deterrenza. Chi oserà opporsi? La Germania gia’ chiede il nucleare per accodarsi al duetto di testa, l’Italia invece, in bilico tra atlantismo ed europeismo, rischia di restare fuori.
Le divergenze
Certo, dietro questa nuova Entente Cordiale, ci sono anche aree di divergenza. La Francia vuole costruire una difesa europea senza gli Stati Uniti. I britannici, invece, vogliono mantenere una relazione speciale con gli USA, da cui dipendono fortemente per le bombe atomiche, l’intelligence e i caccia F35. Al termine del vertice di Parigi, al quale hanno preso parte circa 30 leader, sembra comunque confermata la decisione di continuare a fornire all’Ucraina sostegno militare e finanziario nel breve termine. Secondo quanto scrive Le Monde, il Presidente Emmanuel Macron ha sottolineato l’“unanimità” degli alleati nel mantenere le sanzioni contro Mosca, pur ammettendo che non tutti i paesi concordano su possibili missioni sul campo.
Le posizioni in realtà sono molteplici ma lo spettro ampio delle prospettive e’ stato oscurato dall’ingombrante peso dei due paesi che hanno preso le redini della difesa europea e dell’Ucraina oggi. Macron in realtà ha prefigurato scenari in cui l’Europa possa agire in autonomia, qualora gli Stati Uniti decidessero di non unirsi a un intervento a sostegno di Kiev. Pur riconoscendo l’esistenza di divergenze tra i Paesi presenti al vertice, ha detto:
Non abbiamo bisogno dell’unanimità per realizzare il nostro piano.
Questo dovrebbe preoccupare gli altri attori europei, tra cui l’Italia, perché il motore franco-britannico potrebbe decidere di tirare dritto trascinandosi i paesi dell’Est europa, notoriamente più militaristi, mentre gli altri, quelli piu’ riottosi ad un intervento, potrebbero rimanere fuori, schiacciati dal nuovo duopolio russo-americano. La Francia vede comunque in questa iniziativa un segnale di fumo verso gli Stati Uniti, per esortarli a “reagire” di fronte alle nuove offensive russe contro le infrastrutture energetiche ucraine.
Un asse indipendente
Resta incerto se la coalizione europea, descritta da Macron come non necessariamente “unanime”, riuscirà a trovare una strategia condivisa sull’invio di truppe o sul rafforzamento militare di Kiev. Tuttavia è chiaro che l’Eliseo — insieme a Londra — stia cercando di costruire un asse più indipendente, ponendo al centro l’idea di un “pilastro europeo” della NATO. Ecco perché gli altri paesi europei, esclusi dal duetto di testa franco-britannico, dovrebbero essere preoccupati. Qui si fa la storia, o si muore.

Giornalista professionista ed autore. Dopo la laurea in filosofia all’Università di Napoli ed un Master in filosofia alla Sorbona di Parigi lavora per l’agenzia nazionale ANSA, al desk di ANSAmed. Ha collaborato per ResetDoc e Gruppo Espresso. Da Parigi scrive per Strumenti Politici, Micromega, Linkiesta, Pagina99, The Post Internazionale, Atlantico, Valigia Blu, Focus On Africa, Imbavagliati.it, Articolo 21. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla censura in Turchia dal titolo « Sansür: Censura. Giornalismo in Turchia » (Bianca&Volta) che nel 2015 s’aggiudica un premio al Concorso Internazionale Giornalisti del Mediterraneo di Otranto. Nel 2016 per il suo libro « Medin. Trenta Storie del Mediterraneo » (Rogiosi), s’aggiudica il Premio di Letteratura Mediterranea Costa d’Amalfi Libri 2016. Dal 2016 coordina con la giornalista Désirée Klein il Festival Internazionale di Giornalismo Civile “Imbavagliati” al PAN di Napoli. Oggi lavora a Parigi presso l’agenzia stampa Kantar per conto della Commissione Europea, la NATO ed il ministero degli interni francese.