Nei negoziati in Arabia, Mosca sta riuscendo a ottenere vantaggi e a guadagnare tempo

Nei negoziati in Arabia, Mosca sta riuscendo a ottenere vantaggi e a guadagnare tempo

29 Marzo 2025 0

Le trattative d’Arabia sulla tregua si stanno prolungando ormai da settimane. Vengono fatti piccoli passi avanti, o forse di lato, magari qualche passo indietro. Il fatto stesso che Washington sia riuscita a lanciare questi negoziati però è un ottimo segnale. Sembra esservi la ragionevole certezza che USA e Russia compiranno un riavvicinamento storico e vi è anche la speranza che le posizioni dell’Ucraina – e sull’Ucraina – finalmente convergano. Secondo il New York Times, con la loro tattica di intese graduali e di richieste audaci oggi sono i russi a raccogliere risultati importanti al tavolo delle trattative.

Piccoli passi

Da una parte l’Ucraina, che pensava di avere in ballo un accordo per interrompere subito le ostilità nel Mar Nero. Dall’altra la Russia, che afferma la necessità prioritaria di togliere le sanzioni. E poi gli Stati Uniti, che non hanno parlato di tempistiche, ma si sono limitati a ripetere l’appello di Trump a fermare gli scontri e dunque le uccisioni. Le dichiarazioni contrastanti di questi giorni, uscite dopo le trattative in Arabia Saudita condotte a medio livello, sono stati l’ultimo segnale di un processo un po’ confusionario in cui, come dicono gli esperti, il Cremlino sembra riuscire a guadagnare tempo e a ottenere una posizione di vantaggio. L’amministrazione Trump è stata capace di assicurare una serie di cessate-il-fuoco limitati e ritiene che questi piccoli successi aprano la strada a una tregua più ampia e infine a un accordo di pace.

Gli accordi sul Mar Nero

Tuttavia, questi passi sempre più lunghi sono stati un modo per Mosca di ottenere concessioni da Kiev e di avere la buona volontà di una Casa Bianca desiderosa di essere vista come la grande pacificatrice. Martedì scorso da Mosca hanno fatto sapere di essere disposti ad accettare una tregua nel Mar Nero solamente qualora le sanzioni alla sua banca statale per l’agricoltura, la Rosselkhozbank, ed altre restrizioni vengano tolte.

Se Washington accoglie queste richieste e preme sugli alleati europei affinché facciano altrettanto, allora secondo gli esperti la proposta sul Mar Nero andrebbe più a vantaggio della Russia che dell’Ucraina. I relativi negoziati sono seguiti a un altro accordo limitato promosso da Washington: uno stop di 30 giorni agli attacchi reciproci contro obiettivi energetici. E pure tale accordo va a beneficio di Mosca, considerati i grossi danni inflitti da Kiev sugli impianti oil&gas in Russia. Manca però un chiaro meccanismo di applicazione. E infatti le parti si sono subito accusate a vicenda di averlo violato.

Tattica russa

A marzo Putin aveva già rigettato una proposta di cessate-il-fuoco generale spinta da americani e ucraini. Il Cremlino aveva a usa volta provato a dettarne le condizioni, chiedendo lo stop ai reclutamenti di soldati ucraini, al loro addestramento e alle importazioni di armamenti. Tutto ciò avrebbe reso Kiev particolarmente debole nel momento in cui i combattimenti sarebbero ripresi. L’ex diplomatico statunitense Daniel Fried, ora collaboratore dell’Atlantic Council, fa notare come da tutto ciò si evinca la bravura dei russi nel cercare lo stallo. Lui stesso in passato negoziò con loro e oggi spiega come essi impostino l’accordo e lo carichino di condizioni, per poi far finire la controparte in un tunnel pieno di complicazioni. Trump ha riconosciuto questa tattica, senza però criticarla troppo. Dice che Mosca vuole vedere la fine della guerra, ma che probabilmente la sta anche tirando per le lunghe.

L’export di cereali ucraini

Il presidente americano ha rammentato di aver attuato in passato la medesima tattica, quando nelle trattative di business non aveva intenzione di firmare un contratto, ma solamente di restare in gioco. Rimanere seduti al tavolo dei negoziati significa per Mosca avanzare una serie di richieste, anche quelle che difficilmente saranno soddisfatte. I russi hanno presentato la proposta sul Mar Nero come un modo per riprendere l’accordo del 2022 appoggiato dall’ONU, che dava loro un certo controllo sui relativi trasporti commerciali marittimi.

In base ad esso, l’Ucraina poteva esportare i suoi cereali attraverso un determinato corridoio logistico, mentre la Russia aveva facoltà di ispezionare tutte le navi designate come commerciali per controllare che non trasportassero armi. Gli esperti dicono che Mosca ha abusato di questa clausola al fine di bloccare le esportazioni marittime ucraine. Saltato tale accordo nel 2023, Kiev ha espulso la marina russa dal Mar Nero occidentale per mettere in sicurezza il corridoio logistico: l’export di cereali è così tornato ai volumi prebellici, al di sopra quindi del livello toccato mentre vigeva l’intesa sostenuta dall’ONU.

Condizioni e prerequisiti

Con tali premesse, per gli esperti appare evidente come Kiev non abbia interesse ad acconsentire alle condizioni poste dai russi. Secondo Fried un accordo sul Mar Nero sarebbe equilibrato solo comprendendo dei chiari benefici per l’Ucraina: ad esempio l’impegno russo di sospendere gli attacchi contro il porto di Odessa o contro i siti di export agricolo. Nei suoi ultimi comunicati, la Casa Bianca non ha incluso un esplicito riferimento a tali impegni, ma solo alla “esclusione dell’uso della forza nel Mar Nero”. Le condizioni proposte dal Cremlino parlano a loro volta di togliere le sanzioni americane come prerequisito a ulteriori impegni russi. Tuttavia i leader europei si sono fermamente opposti. Alla domanda su queste trattative, il presidente francese Macron ha detto che il concetto di Trump di “pace mediante la forza” non dovrebbe partire proprio levando le sanzioni prima di aver ottenuto o verificato alcunché.

Riavvicinamento USA-Russia

Fried non vede da parte dei russi concessioni tali da meritare un tale passo di Washington. Si chiede che cosa gli americani possano chiedere in cambio. Certo, Trump ha minacciato conseguenze nel caso in cui la Russia non ricerchi la pace, ma la sua amministrazione non sembra averlo seguito fino lì. Al contrario, Washington ha evidenziato le dichiarazioni di Putin sulla volontà di terminare il conflitto e di aprirsi a un’era di rinnovata cooperazione fra USA e Russia.

Zelensky ha affermato le condizioni poste da Mosca sul Mar Nero sono la prova che il Cremlino cerca di strappare altre concessioni e intanto nasconde agli americani le sue vere intenzioni. Putin non ha mostrato particolari segnali di voler rinunciare a rendere l’Ucraina uno Stato satellite. Afferma regolarmente che le forze russe detengono l’iniziativa sul campo e che un cessate-il-fuoco sarebbe utile soltanto a Kiev. Il presidente russo vuole proseguire sulla strada del riavvicinamento fra Washington e Mosca, puntando a progetti economici congiunti fra i rispettivi Paesi.

I vantaggi per Mosca

Mosca ha poche chance di ottenere nel prossimo futuro ciò che ha chiesto nella cornice dell’intesa sul Mar Nero. Per esempio, ha avanzato la richiesta di ricollegare al sistema bancario SWIFT la sua banca agricola statale. Però per farlo occorre la collaborazione dei Paesi europei, che sono stati tagliati fuori dai negoziati. Togliere le sanzioni alla banca costituirebbe un significativo beneficio per Mosca, dice Alexander Kolyandr, collaboratore del Center for European Policy Analysis. In quel modo, spiega, la Russia si ritroverebbe una banca statale “pulita”, da cui far passare liberamente le transazioni internazionali, come i passaggi di valuta fra Paesi, i pagamenti delle importazioni in dollari (risultando quindi più convenienti) o ricevere i dollari delle vendite dell’export.

Pochi progressi

Andrey Sizov, direttore della società di analisi dei mercati agricoli Sovecon, asserisce che quand’anche Mosca, Washington e Kiev limino le differenze tra le loro dichiarazioni sull’accordo del Mar Nero, il tanto discusso cessate-il-fuoco servirebbe poco più che a mantenere lo status quo. Fa notare poi che l’Ucraina dal 2023 sta esportando bene i suoi cereali attraverso il Mar Nero e la Russia esporti sia petrolio che cereali, sebbene tale export ora sia diventato per Mosca più costoso. Così, secondo lui i negoziati in corso rappresentano solamente una formalizzazione delle intese già esistenti. Non sono un passo avanti, precisa, ma la dimostrazione che i progressi verso una tregua piena ed effettiva sono piuttosto limitati, ammesso che ve ne siano.

Redazione Strumenti Politici
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