A Kiev si torna a parlare di elezioni: Zelensky sa che presto dovrà fare i conti con la realtà
La vittoria di Trump non poteva non portare scompiglio anche e soprattutto a Kiev. Il mandato presidenziale di Zelensky è scaduto già da molti mesi e i suoi oppositori fanno presente questo problema di legittimità. La pessima situazione al fronte, poi, inasprisce il dibattito interno nella società ucraina, in attesa di vedere quali saranno le prime mosse della prossima amministrazione repubblicana. Il giornale britannico Economist, che già aveva raccolto le confessioni del generale Zaluzhny sul fallimento della controffensiva, oggi riferisce i discorsi dei politici ucraini sulla necessità di una svolta interna. E riporta il loro timore – anzi la loro certezza – che Zelensky venga tenuto all’oscuro delle terribili condizioni del suo esercito.
La vita a Kiev
Quasi ogni giorno a Kiev c’è un momento in cui la guerra fa la sua entrata in città, cioè quando una processione funeraria compare passando lungo le grandi arterie della città fino al corso Khreshchatyk, la principale via della capitale. Il traffico si ferma. Un altoparlante trasmette le storie dei soldati caduti sopra una musica patriottica ed entusiasmante. Le colonne arrivano poi a piazza Indipendenza (oggi conosciuta anche come Maidan), in passato sede di molte rivoluzioni. I compagni accendono le torce e danno il loro addio. Piantano le bandiere ucraine nelle aiuole, che da tempo sono diventate campi di tessuti giallo-blu. Negli ultimi tempi, man mano che l’offensiva russa nel Donbass prende forza, cerimonie del genere sono divenute più frequenti. Per il resto del tempo, la vita della città torna alla normalità. I negozi sono aperti, i ristoranti servono i cibi e i politici chiacchierano.
Si torna a parlare di elezioni
Ora il discorso è tutto su Trump ed è un gioco dell’attesa. La sua nuova amministrazione penderà a favore dell’Ucraina o della Russia? Potrà imporre un cessate-il-fuoco? Seguiranno le elezioni? Per ora sulla bocca dei politici ucraini ci sono due date: 20 gennaio 2025, giorno dell’insediamento di Trump, primo momento utile per una possibile tregua e per la fine della legge marziale, e il 25 maggio, prima data in considerazione per le elezioni. L’ufficio presidenziale nega che di prepararsi a una tornata elettorale. Tante fonti sono scettiche in proposito. Non è la prima volta che la capitale viene inondata di voci simili. Ci sarebbero problematiche organizzative e di legittimità: come effettuare le elezioni in un Paese spaccato e in guerra? Oltre tutto, deve ancora arrivare un inverno che molti ritengono sarà duro. Dice il deputato di opposizione Yaroslav Zhelezhnyak: Mettersi a fare campagna elettorale proprio adesso sarebbe un suicidio.
L’avversario Zaluzhny
Si è comunque vista una qualche attività preparatoria. Gli uffici elettorali regionali si stanno attivando e sta iniziando il lavoro sulle liste dei candidati. I rappresentanti di un probabile avversario di Zelensky alle presidenziali dicono che l’Ucraina ha bisogno di elezioni. Temono però a rilasciare una dichiarazione pubblica al riguardo, perché hanno paura di una dura reazione dell’amministrazione presidenziale. Se le elezioni fossero domani, Zelensky faticherebbe a bissare il successo del 2019. Dopo tre anni di conflitto armato, non è più visto come leader bellico indiscusso, come lo era una volta. Un sondaggio interno visionato da Economist suggerisce che se la passerebbe male in un ballottaggio con l’altro eroe di guerra Valery Zaluzhny. L’ex comandante in capo delle Forze armate è stato inviato come ambasciatore in Gran Bretagna dopo aver litigato col presidente l’anno scorso. Zaluzhny non ha ancora chiarito le sue ambizioni politiche, sebbene molti lo esortino a candidarsi.
Altri avversari
Zelensky riuscirebbe meglio contro altre figure dell’opposizione, di cui alcune sono apertamente disprezzate. Un ex collega del presidente sostiene che la cosa più giusta per lui sarebbe di dimettersi comunque e quindi di rispettare la sua proposta iniziale di servire per un solo mandato. Questa fonte afferma: Zelensky ha un unico modo per uscirne con la reputazione integra ed è di tenere le elezioni senza di lui e così passare alla storia come l’uomo che ha unito la nazione durante una guerra. L’alternativa invece è di rischiare di essere associato a un crollo militare o a una pace monca. La situazione al fronte è in via di deterioramento e si sta riflettendo sulla società. Il cappellano militare Dmytro Povorotny lo vede nei soldati nuovi con cui parla: ci sono tantissimi uomini privi di motivazione. Combattono solo perchè è l’unico modo di rimanere vivi.
Zelensky in sauna…
L’esercito censura le notizie più negative per evitare di soffiare sul fuoco del fronte interno, dice il cappellano. Un ufficiale militare di alto grado concorda con lui. Nascondono la verità persino allo stesso Zelensky e commenta ironicamente: Non lo tengono in un bagno caldo, ma proprio dentro una sauna. Mentre si profila all’orizzonte la presidenza Trump, l’Ucraina si prepara al cambiamento. Questa è una delle cose che i alti funzionari dello Stato sono sicuri accadrà: di altre, invece, sono meno sicuri. Sono un po’ rincuorati dal fatto che Trump si appresti a nominare a posti di alto livello in politica estera due personaggi che potrebbero essere definiti dei “falchi”: Marco Rubio come segretario di Stato e Mike Waltz come consigliere alla sicurezza nazionale. Sono invece rimasti male quando ha annunciato che non vi sarà posto per l’ex segretario di Stato Mike Pompeo, considerato più favorevole.
Le prospettive
Ora la preoccupazione è che l’offerta di Trump all’Ucraina finisca per sembrare più simile alle idee avanzate da J.D. Vance, il futuro vicepresidente. In sostanza significa scordarsi l’adesione alla NATO e permettere alla Russia di tenere il 18% del territorio ucraino, che già occupa oggi. Per quanti discorsi sulla fine della guerra si facciano a Kiev e in altre capitali, la maggioranza di coloro che stanno al fronte comprende che ci sarà ancora da combattere molto. Putin tiene in mano l’iniziativa e appare ben difficile che offra una tregua prima che diverse battaglia non vengano prima concluse.
A Kurakhovo (Kurakhove) le forze russe stanno sovrastando di numero gli ucraini con un rapporto di sei a uno: una prossima ritirata di questi ultimi sembra inevitabile. Le truppe di Kiev sono in difficoltà nella regione di Kursk che stanno occupando, dove i russi cercano di spingerli fuori con l’assistenza di migliaia di soldati nordcoreani. Sono iniziati combattimenti pure nell’area di Zaporizhzhia per quello che l’intelligence ucraina ritiene che sarà un assalto alla capitale della regione, un centro industriale importante. Tocca lavorare sulle cose reali. Non basta dire alla guerra di fermarsi e poi aspettare, commenta padre Povorotny.
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