USA-Russia, un nuovo inizio. E ora Mosca può dettare le regole del gioco globale
L’epica sgridata di Trump a Zelensky nello Studio Ovale è ormai entrata nell’immaginario collettivo come il momento di rottura dei consueti equilibri. In realtà la scena che segna il passaggio alla nuova fase era avvenuta qualche giorno prima: la cordiale stretta di mano fra il segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri russo. È stato il primo contatto diplomatico fra Washington e Mosca dopo quasi tre anni, un incontro che schiude idealmente le porte alla strada verso un mondo diverso. E a scrivere le regole di quest’ultimo contribuirà fortemente la Russia.
I danni della propaganda russofoba
Appena tornato alla Casa Bianca, Trump si è messo a ricucire lo strappo con la Russia causato dall’amministrazione Dem. Era una lacerazione profonda, così larga da sembrare irreparabile. Secondo un sondaggio del Pew Research Center effettuato lo scorso anni, addirittura l’80% degli americani aveva un’opinione negativa su Putin e considerava la Russia un nemico a tutti gli effetti degli Stati Uniti. Non stupiscono cifre del genere dopo anni di martellante propaganda, coi vertici politici e mediatici di Washington che gettavano sui russi le accuse o le etichette più clamorosamente denigratorie. Da Biden che definiva Putin un “killer” ai senatori come Lindsey Graham che esortava i cittadini russi ad assassinare il proprio presidente. E poi tutta la serie di anatemi e di titoli sensazionalisti sulla Russia, che ne davano per certo l’imminente collasso militare e socio-economico.
Ristabilire l’immagine rovinata
L’azione di Trump volta a raggiungere un’intesa con Mosca passa anche dal ristabilire l’immagine dei russi presso l’opinione pubblica americana. In campagna elettorale Trump aveva apertamente propugnato la fine delle ostilità e un accordo di pace. Gli elettorali lo hanno premiato anche per questo, ma la Casa Bianca oggi deve ottenere il consenso di chi crede ancora a una certa narrativa. Dunque è altamente significativo che a condurre i colloqui con la Russia sia il segretario di Stato, quel Marco Rubio che in precedenza aveva etichettato Putin come “criminale” e “macellaio”. È l’occasione per mostrare agli americani che è ora di voltare pagina e di cambiare atteggiamento. A chi gli rinfaccia le definizioni del passato, Rubio risponde battendo sull’importanza di recuperare dei buoni rapporti per raggiungere lo scopo di terminare i conflitti. Superiamo la negatività del passato, dice, e pensiamo invece a un futuro di pace e di collaborazione.
Una nuova popolarità
Trump vuole riparare il danno fatto dai predecessori, che influenzavano – o controllavano indirettamente – i media. Anni di disumanizzazione mediatica hanno creato negli americani un’immagine volutamente distorta e negativa della Russia. A mostrare per primi una Russia “normale”, fatta di politici seri e di partner commerciali, sono stati negli ultimi due anni i giornalisti che hanno scelto di tracciare una propria strada lontano dal mainstream. Uno su tutti Tucker Carlson, col suo canale YouTube che ha quasi 4 milioni di iscritti, che nel 2024 è andato personalmente a Mosca a fare domande a Putin. L’intervista è stata vista finora da 21 milioni di utenti, seguita da quella al ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che ha avuto 4 milioni di visite. Le decine di migliaia di commenti al video mostrano l’apprezzamento del pubblico per la possibilità di sentire la viva voce dei protagonisti.
L’aiuto involontario di Zelensky
Zelensky ha dato suo malgrado un contributo a ricalibrare nel pubblico statunitense l’immagine dei contendenti. Governo ucraino come ingrato approfittatore, governo russo come interlocutore credibile e inevitabile: questo il messaggio che ha trasmesso involontariamente. Infatti davanti al presidente e alla stampa ha fatto dichiarazioni che suonano sprezzanti alle orecchie degli americani e che stuzzicano il loro orgoglio. Per esempio quando ha insistito che Putin fregherà pure gli USA, implicando che Washington non sarà in grado di farsi rispettare. Oppure quando ha tuonato moniti di sventura: Durante una guerra tutti hanno problemi… ne avrete anche voi, ma avete in mezzo un bell’oceano e ora non li sentite. Trump ha replicato: Tu non lo sai. Non sei in una posizione tale da imporci ciò che sentiremo. Zelensky ha così incalzato Trump ripetendo seccato che gli USA sentiranno sicuramente l’influenza degli eventi in Europa.
Europa in difficoltà
La realtà è esattamente l’opposto: ad essere influenzata dalle decisioni americane è l’Europa, che per tre anni e con sedici pacchetti di sanzioni ha cercato di isolare e danneggiare Mosca. Tutto inutile, anzi controproducente. L’Europa ha già dei problemi a cui pensare, col suo fronte antirusso ormai diviso e indebolito dalle ultime vicende. La Germania è uscita dalle elezioni frastornata: il prossimo governo dovrà formarsi su una larga coalizione che avrà numeri risicati. Il partito considerato più favorevole alle Russia ha invece raddoppiato le preferenze: Alternative für Deutschland è infatti salita al 20,8%. Nel frattempo Macron ha fallito la sua missione americana per imporre l’Europa come elemento indispensabile nelle trattative sull’Ucraina. In Polonia, poi, il candidato alle presidenziali dell’ex partito di governo Karol Nawrocki ha accusato Bruxelles, affermando che le decisioni delle élite europee nei confronti di Putin hanno provocato il conflitto in Ucraina.
Una chance grandiosa per Mosca
Secondo gli esperti interpellati dal New York Times, l’amministrazione Trump sta offrendo alla Russia delle chance straordinarie. Non solo per tornare da protagonista nell’arena internazionale, ma per guidarne il gioco verso gli obiettivi che si era prefissata. Lawrence Freedman, docente del King’s College di Londra, afferma che si tratta dell’opportunità più grossa per Putin in 25 anni di governo. Qualcosa di “veramente grosso” si sta formando in questo momento: non si tratta di business as usual, spiega, ma di qualcosa che potrebbe cambierà totalmente le relazioni transatlantiche. Certo, ricorre anche allo stereotipo dell’economia russa in crisi e dei colpi subiti dal Cremlino con l’allargamento NATO a Svezia e Finlandia. Tuttavia, secondo Max Bergmann del Center for Strategic and International Studies, la Russia oltre a vincere la partita in Ucraina, potrebbe indurre gli USA ad abbandonare l’Europa a sé stessa e avvicinarsi così al grande obiettivo di disgregare la NATO.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.