Biden ha già mollato l’Ucraina: che vinca Trump oppure la Harris, gli USA non daranno un’assistenza militare infinita

Biden ha già mollato l’Ucraina: che vinca Trump oppure la Harris, gli USA non daranno un’assistenza militare infinita

5 Ottobre 2024 0

La rivista politica americana The Hill spiega con amarezza che la linea di Washington sulla questione ucraina è ormai segnata. Che venga eletto Trump o che la vicepresidente Harris prenda il suo posto del suo superiore, cambierà soltanto il modo, ma non la sostanza. Il primo staccherebbe subito la spina, la seconda rallenterebbe l’assistenza fino a fermarla. Ma è Biden ad aver già impostato la direzione. È interessante e istruttivo vedere dall’interno il punto di vista statunitense: le imprecisioni storiche e alcune esagerazioni del The Hill aiutano a capire meglio come gli americani vedono il mondo.

La fine è già decisa

Nel 2019, quando era presidente, Donald Trump fece un accordo coi talebani che creò parzialmente le premesse la disastrosa ritirata di Biden dall’Afghanistan. Con essa terminò in modo tragico e vergognoso quella che entrambi chiamano la “guerra infinita” dell’America. Oggi sembra che Biden stia per restituire il favore a Trump, proprio in Ucraina. Infatti, pur continuando a finanziare quello che a molti sembra un nuovo conflitto senza fine, l’attuale presidente segue la sua politica con cui trattiene gli armamenti necessari a Kiev o non concede il permesso per il loro pieno utilizzo. In questo modo apre al suo successore il modo di tagliare improvvisamente il supporto, se sotto pressioni, al quasi-alleato degli USA, “nel giro di 24 ore” con Trump oppure gradualmente ma inesorabilmente con l’amministrazione Harris.

Il discorso di Biden all’ONU

Certamente finora la retorica del duo Biden-Harris è stata particolarmente incoraggiante per la resistenza alla “aggressione di Putin”. Nel suo discorso di commiato presso le Nazioni Unite, Biden ha cercato di mettere assieme una sua risposta alla seconda invasione russa dell’Ucraina (la prima era stata quella avvenuta senza colpo ferire nel 2014 durante l’amministrazione Obama-Biden). Sotto la mia direzione, l’America è entrata nella lotta e ha fornito un’enorme assistenza di sicurezza, oltre che economica e umanitaria, ha affermato. Anche i nostri alleati nella NATO e i nostri partner in più di 50 Paesi hanno tenuto alto il livello. Ma la cosa più importante è che siano rimasti in piedi gli ucraini… l’Ucraina è ancora libera. Purtroppo, però, le azioni di questa amministrazione non sono corrisposte a tali nobili dichiarazioni.

Cosa farà Trump

Dopo due anni e mezzo di guerra, decine di migliaia di ucraini morti e milioni di loro fuggiti all’estero, tanti città distrutte e le infrastrutture vitali annullate, l’Ucraina rimane in gran parte non conquistata, ma difficilmente può definirsi “libera”. È come se dicessimo che metà dell’Europa nel 1942 era da considerarsi libera, mentre cercava di resistere ma non era ancora caduta sotto il giogo nazista. Trump ha comunicato che, se verrà eletto, si occuperà della situazione che Biden gli sta lasciando in Ucraina. Ha già specificato che chiederà a entrambe le controparti di scendere a compromessi allo scopo di ottenere un’immediata cessazione delle ostilità. In altre parole, l’Ucraina dovrà cedere parte della sovranità sui suoi territori alla Russia.

Trump preme su Zelensky

Nel confermare che si aspetta concessioni territoriali e di altro tipo da parte di Kiev, la scorsa settimana Trump ha detto a Volodymyr Zelensky durante la loro apparizione congiunta che “per ballare il tango bisogna essere in due”. In effetti Trump aveva già provato a fare pressione su Zelensky affinché agisse secondo i suoi piani, ad esempio nel 2017 per fare in modo che raccogliesse materiale incriminatorio sugli affari ucraini di Hunter Biden. Ma le precedenti azioni dello stesso Putin hanno dimostrato che considererebbe la fine degli scontri come una semplice pausa dal suo tentativo a lungo termine di ricostituire il territorio dell’impero sovietico.

Non si fidano di Putin

Qualunque promessa faccia ora per avere una tregua dalla sorprendente resistenza ucraina e dall’audace contro-incursione in Russia, la ignorerà dopo, quando vedrà una prossima opportunità per avanzare verso i suoi obiettivi revanscisti. È ciò che ha fatto dopo che Kiev ha lasciato nel 1994 le sue armi nucleari di produzione sovietica, e Russia, USA e Regno Unito hanno garantito per l’indipendenza politica e l’integrità territoriale dell’Ucraina. È ciò che ha fatto dopo aver invaso la Georgia nel 2008 e l’amministrazione Bush ha taciuto sull’aggressione. E di nuovo nel 2014 quando ha invaso l’Ucraina orientale e la Crimea: l’amministrazione Obama-Biden non ha fatto nulla mentre si preparava a una nuova operazione nel 2022.

Cosa farà la Harris

Se la Harris venisse scelta al posto di Trump e prendesse in mano la politica di sicurezza estera e nazionale, si troverebbe a fronteggiare il medesimo dilemma con cui Biden è alle prese dal 2022: il fatto che l’America aiuti l’Ucraina a vincere la guerra implica che quest’ultima cacci via la Russia da tutti i suoi territori attualmente occupati? Oppure Washington deve soltanto continuare a fornire le armi che servono agli ucraini a resistere e deve impedire che la Russia assorba completamente l’Ucraina in un ricostituito impero russo? Fino a questo momento il duo Biden-Harris si è attenuto al principio che gli USA devono evitare una difesa ucraina troppo efficace, perché verrebbe vista da Putin e dai suoi accoliti come un’escalation e un’intervento diretto americano in uno scontro con la Russia. Sarebbe la Terza Guerra mondiale, temono alla Casa Bianca.

Vincere…

Però la scorsa settimana l’amministrazione democratica ha mandato segnali sempre più contraddittori riguardo la linea statunitense sulla questione. Forse per la prima volta dall’inizio del conflitto il presidente e la vicepresidente hanno usato entrambi la parola “vincere”. All’ONU Biden ha chiesto: Continueremo a dare il nostro supporto per aiutare l’Ucraina a vincere questa guerra? Tuttavia, quando Zelensky ha presentato il suo piano di vittoria, lo ha rigettato in quanto “non realistico” e “per niente nuovo”. Una parte fondamentale di quel piano è che Biden consenta a Kiev di colpire in profondità con i missili a lungo raggio occidentali il territorio russo. Nonostante gli inviti incoraggianti del Regno Unito e di altri Paesi europei, Washington ha opposto un ostinato rifiuto. Nel frattempo, Mosca prosegue nelle graduali conquiste ad est, dove le forze ucraine sotto assedio patiscono la mancanza di difesa aerea e i rifornimenti insufficienti di munizioni.

Biden intimidito

Biden è chiaramente intimidito dalle minacce di rappresaglia di Putin, come stabilito ancora una volta la scorsa settimana riferendosi alla richiesta di Zelensky di poter colpire con un raggio maggiore. Ciò significherebbe che gli Stati membri della NATO, ovvero gli USA e i Paesi europei, sono in guerra contro la Russia, ha detto Putin. Prenderemo le decisioni idonee in risposta alle minacce che ci saranno poste. Se Biden e Harris rifiutano di dare all’Ucraina gli armamenti e l’autorità necessari a vincere, e invece la relegano a una guerra di attrito lenta e logorante, allora tutta la loro maestosa retorica sarà solo un insieme di parole vuote. Ciò che offrono è solamente una versione prolungata del piano di Trump di staccare la spina all’assistenza americana a Kiev. Gli ucraini e l’ordine internazionale basato sulle regole esigono molto di più da tutti e tre i soggetti.

Redazione Strumenti Politici
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