Orban cerca una via diplomatica per la pace e manda nel panico sia Kiev che Bruxelles

Orban cerca una via diplomatica per la pace e manda nel panico sia Kiev che Bruxelles

7 Luglio 2024 0

La settimana scorsa è stata ricca di notizie significative e sorprendenti in tutta Europa e pure in Ucraina. Nessuno di questi eventi, però, ha rallegrato Kiev o Bruxelles: anzi Zelensky, gli euroburocrati e alcuni leader dei Paesi UE sono quasi andati in panico. Così, dopo il dibattito televisivo fra Trump e Biden e le elezioni in Francia e nel Regno Unito, a scuotere le cancellerie del continente sono stati i due viaggi diplomatici del premier ungherese Viktor Orbán e un tentativo sventato di golpe in Ucraina.

Orbán subito a Kiev

Con una mossa che ha sorpreso tutti – e proprio nel secondo giorno di presidenza del semestre ungherese – Orbán si è recato a Kiev. Il 2 luglio ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il loro colloquio è stato riferito come “relativamente” cordiale, nonostante vecchi contrasti e dissapori. Budapest ha sempre rifiutato l’assistenza militare a Kiev, che a sua volta discrimina la minoranza ungherese presente nel Paese. Il problema va avanti da molto tempo e Bruxelles è dovuta intervenire per criticare formalmente le leggi ucraine che impediscono la piena libertà linguistica e amministrativa delle minoranze. All’Ungheria non basta l’abrogazione delle norme più severe e ritiene che sotto questo punto di vista Kiev non sia conforme agli standard per divenire membro UE.

Eppure i colloqui di adesione sono stati già avviati, sebbene dureranno ancora anni. È un modo per far sentire agli ucraini il supporto occidentale, anche se ciò non aiuta minimamente ad accelerare la fine delle ostilità. Proprio di questo ha parlato Orbán, che ha chiesto a Zelensky di considerare un cessate-il-fuoco prima che venga organizzato il prossimo vertice di pace. Evidentemente ha ricevuto una risposta totalmente contraria, dal momento che usando il classico linguaggio della diplomazia ha ringraziato Zelensky per le sue “franche risposte e la disponibilità a trattare”. Il presidente ucraino non ha commentato. Al posto suo lo ha fatto il consigliere Ihor Zhovkva, che ha rimarcato la posizione ufficiale per un summit di pace appoggiato da una coalizione globale che esclude la possibilità di aperture unilaterali alla Russia.

Il viaggio lampo a Mosca

Lasciando a bocca aperta i politici e i commentatori euroatlantici, subito dopo la visita a Kiev Orbán è passato a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Quest’ultimo si è detto “a sua disposizione”, ma ha anche dichiarato di essere consapevole che in Europa conoscono già la posizione russa e le proposte fatte dal Cremlino. Il premier ungherese lo ha ringraziato per la calorosa accoglienza, tributatagli sia come leader ungherese sia in qualità di presidente del Consiglio UE.

Putin ha apprezzato la visita, come “tentativo di ripristinare il dialogo” fra attori internazionali. Lo ha evidenziato anche Orbán, quando dice che si tratta appunto del “primo importante passo verso la ripresa del dialogo”. E su tale istanza, aggiunge, continuerà a lavorare nel corso del semestre di presidenza ungherese. Orbán rivela di aver chiesto al presidente russo essenzialmente tre cose: gli attuali piani di pace, la possibilità di una tregua e il futuro dell’architettura di sicurezza dell’Europa. Tuttavia non sembra aver ricevuto risposte del tutto confacenti a quello che sperava.

Le reazioni indispettite e scomposte dei politici europei

Alcuni leader europei hanno sentito la necessità di esprimersi immediatamente sul giro diplomatico di Orbán, anche a costo di ripetere all’infinito i medesimi slogan o di emettere frasi poco ragionate. Il sentimento comune è il fastidio provato per un viaggio a sorpresa, fatto senza avvertirli e chiedere il loro permesso. Quindi una condanna quasi unanime per il premier ungherese, in perfetto stile “valori europei del XXI secolo”: come ha osato cercare il dialogo con entrambe le controparti? Il primo ministro svedese Ulf Kristersson lo etichetta addirittura come “gesto irresponsabile e sleale”, “segnale sbagliato al resto del mondo” e “insulto al popolo ucraino”.

La premier danese Mette Frederiksen si dice “profondamente preoccupata” per la visita a Mosca, che il primo ministro finlandese Petteri Orpo definisce “inquietante”. Tutti costoro sottolineano che la UE non può avere nulla a che spartire con quanto detto e fatto da Orbán, la cui iniziativa è stata completamente autonoma e personale. La premier estone Kaja Kallas reputa che Budapest stia approfittando del semestre di presidenza per promuovere i suoi interessi e creare confusione in Europa. È d’accordo il presidente lituano Gitanas Nausėda, secondo cui questo viaggio minerebbe la credibilità della presidenza ungherese. Per lui la UE non dovrebbe in nessun modo cercare il dialogo con Putin, che chiama “dittatore sanguinario”. Idem per la premier lettone Evika Siliņa, che vede come unica pace giusta quella che coincide con la vittoria ucraina: dunque recarsi al Cremlino a parlare è qualcosa di “totalmente inaccettabile”.

Nessun accordo se manca una controparte

Il primo ministro polacco Donald Tusk inizialmente nemmeno ci credeva; infatti rivolgendosi a Orbán aveva twittato: Le voci di una tua visita a Mosca non possono essere vero, dico bene? Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz smarca la UE da qualunque genere di coinvolgimento nel dialogo con Putin, perché l’unico autorizzato a rappresentarla in politica estera è il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Quest’ultimo mette in chiaro che l’aggressore è Mosca e Kiev la vittima, aggiungendo che nessuna discussione sull’Ucraina può avvenire senza l’Ucraina. Il ragionamento non fa una piega: peccato non lo abbia fatto anche per la “conferenza di pace” di appena tre settimane fa in Svizzera, nella quale il suo protetto Zelensky ha cercato di riunire mezzo mondo per decidere la sorte del conflitto tenendo appositamente fuori la controparte, cioè la Russia.

Gli argomenti di Budapest

Le inquietudini e le distanze espresse da questi politici sono fuori luogo, perché è lo stesso Orbán che riconosce di non agire in qualità di rappresentante dell’Unione Europa. Dichiara infatti: Ciò che sto facendo può sembrare una negoziazione, perché ci siediamo attorno a un tavolo e discutiamo punti, ma non stiamo trattando. Ecco il motivo per cui non ho bisogno di un mandato, perché non sono il rappresentante di nessuno.

Ma insiste nel ribadire l’importante della sua “missione di pace”: Il numero di Paesi in grado di parlare con entrambe le controparti di questo conflitto sta lentamente diminuendo. Stiamo raggiungendo il punto in cui l’Ungheria è l’unico Stato in Europa che può dialogare con tutti gli altri. E sebbene Putin abbia detto di aver discusso con lui delle relazioni fra Russia e UE, ha comunque specificato di aver parlato anche e soprattutto dei rapporti bilaterali con l’Ungheria e naturalmente dell’operazione speciale in Ucraina. Dunque a Bruxelles non devono temere di essere stati impegnati da Orbán a loro insaputa.

Nervosismo e fastidio a Kiev

Com’era prevedibile, non l’hanno presa bene nemmeno a Kiev. Una nota del Ministero degli Esteri precisa Orbán ha intrapreso il suo viaggio a Mosca senza alcun preventivo assenso o coordinamento del governo ucraino. Soprattutto, dice, non vi può essere alcun accordo sull’Ucraina senza l’Ucraina. E come per il signor Michel, anche a Zelensky va ricordato di aver appena violato tale sacrosanto principio. Non contenti, gli ucraini portano ad esempio proprio la conferenza di Lucerna, nella quale hanno partecipato anche l’Ungheria e più di cento fra Stati e organizzazioni internazionali: peccato non abbiano invitato proprio la seconda controparte! Ma a Kiev non interessa, perché l’unico modo realistico per ripristinare una pace giusta è la Formula di Pace lanciata da Zelensky. Peccato che nessuno l’abbia presa seriamente in considerazione e dunque non valga nulla.

Tentato colpo di Stato

Che a Kiev reagiscano in modo nervoso e poco razionale è comprensibile. Infatti appena prima della visita di Orbán a Mosca usciva la notizia di un colpo di Stato sventato dallo SBU, i servizi segreti che rispondono direttamente al presidente. Su Telegram l’agenzia ha comunicato che per il 30 giugno i cospiratori volevano far scoppiare disordini nella capitale come diversivo per facilitare la presa del Parlamento e dei centri di comando. Lo SBU comunica di aver arrestato due sospetti e acquisito le prove materiali del complotto, il cui organizzatore sarebbe noto al pubblico dal 2015 per le sue “azioni anti-ucraine”. Aveva già preso contatto con complici di altre regioni e stava reclutando militari e mercenari per agire con la forza sui gangli vitali dello Stato. I servizi hanno affermato che tale colpo di Stato “avrebbe fatto il gioco dei russi”, ma senza chiarire i legami dei sospettati col Cremlino.

Inoltre hanno detto di aver sventato nel mese di maggio un complotto per assassinare direttamente Zelensky e altri capi politici e militari. A questo proposito hanno arrestato due colonnelli della Guardia nazionale. Quindi, contro Mosca niente prove, ma soltanto insinuazioni. E alla fine rimangono due fatti: gli arresti di ufficiali e di altre persone in vista e lo scontento popolare che monta in tutto il Paese verso il governo centrale. È la stessa CNN a descrivere tali incongruenze. Fa notare infatti come tali notizie di golpe sventati e di complotti escano proprio mentre la Russia compie avanzate lente ma stabili sfruttando la diminuzione del numero di soldati ucraini e facendo leva sulla dipendenza di Kiev dalle armi occidentali, oltre alle incertezze che riguardano il futuro di tali aiuti bellici.

Orizzonte cupo per il governo di Kiev

La prospettiva del ritorno di Trump alla Casa Bianca spaventa Zelensky, il quale sa che i fiumi di dollari e di armi concessi da Biden stanno per prosciugarsi. E dopo il dibattito televisivo fra i due candidati lo sanno ormai tutti gli ucraini. Proprio al portale americano CNN ha rilasciato un commento in merito Oleksiy Goncharenko, deputato del Parlamento di Kiev, il quale definisce “preoccupanti” le frasi di Trump sul conflitto. La settimana scorsa è stata ricca di notizie significative e sorprendenti in tutta Europa e pure in Ucraina. Nessuno di questi eventi, però, ha rallegrato Kiev o Bruxelles: anzi Zelensky, gli euroburocrati e alcuni leader dei Paesi UE sono quasi andati in panico. Così, dopo il dibattito televisivo in America e le elezioni in Francia e nel Regno Unito, a scuotere le cancellerie continentali sono stati i viaggi di Orbán e un tentativo sventato di golpe in Ucraina.

Martin King
Martin King

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