Israele, detenuto palestinese in sciopero della fame da 140 giorni
Risulterebbero gravi le condizioni di Hisham Abu Hawash, quarantenne palestinese detenuto in Israele, che da 140 giorni starebbe praticando lo sciopero della fame. La conferma arriva direttamente da un portavoce dell’ospedale Assaf Harofeh vicino Tel Aviv. L’uomo, padre di cinque bambini e originario di Dura, nel sud della Cisgiordania, è stato fermato per sospetta affiliazione alla Jihad Islamica e per la possibile partecipazione ad alcuni attacchi contro lo stato ebraico. Peccato che dal giorno dell’arresto, risalente ad ottobre del 2020 ad oggi i tribunali israeliani non abbiano ancora avanzato alcuna accusa formale, nel quadro della cosiddetta detenzione amministrativa, che permette di arrestare e trattenere per sei mesi – rinnovabili – un sospetto senza incolparlo formalmente. Proprio per protesta verso questo tipo di detenzione preventiva il detenuto da agosto ha iniziato lo sciopero della fame.
La Jihad islamica ha minacciato ieri di mettere fine al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza se Israele non lo rilascerà. Anche la Croce Rossa e l’organizzazione israeliana Physicians for Human Rights ha denunciato su Twitter che uno dei suoi medici ha esaminato il detenuto ed ha riferito che il paziente “è in imminente pericolo di morte” a causa dei bassi livelli di potassio e della possibile aritmia cardiaca.
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