Sparizioni, accuse e ammutinamenti: il consenso degli ucraini per Zelensky si sta sfaldando

Sparizioni, accuse e ammutinamenti: il consenso degli ucraini per Zelensky si sta sfaldando

28 Maggio 2023 0

Dopo la sconfitta ucraina a Bakhmut, che presumibilmente riprenderà il vecchio nome di Artёmovsk (datole nel 1924 in epoca sovietica), stanno emergendo delle crepe profonde nel consenso popolare tributato finora a Zelensky. E nemmeno l’esercito è esente da grossi problemi di leadership e di compattezza.

Sparito il capo delle Forze armate

Il comandante in capo delle Forze armate ucraine Valery Zaluzhny non compare in pubblico da almeno due settimane. La sua assenza è stata notata molto in fretta: non soltanto per l’incarico che ricopre, ma anche per la sua costante esposizione mediatica. La prima voce che è circolata – e che rimane tuttora la più accreditata – parla di un suo ferimento a seguito di un attacco missilistico russo. Il generale, ridotto in fin di vita, sarebbe stato portato all’ospedale militare di Kiev, dove la moglie Olena sarebbe andata a trovarlo il 10 maggio.

Il Centro per le comunicazioni strategiche del governo ucraino ha però smentito questa versione, dicendo che Zaluzhny è vivo e attivo. Sta di fatto, comunque, che durante tutto questo tempo non ha partecipato alle riunioni di vertice, nemmeno a quella presso la base NATO di Ramstein in cui si è discusso della controffensiva. A riprova del fatto che il generale non sta male, bensì è perfettamente in grado di operare, gli ucraini hanno pubblicato un suo discorso online e hanno mostrato un suo post su Twitter, nel quale commenta un video di propaganda per l’arruolamento.  Ma al di là delle dichiarazioni dei vertici ucraini, Zaluzhny non si è ancora presentato in pubblico personalmente.

Il drone su Kiev

Altri sostengono che il generale possa essere stato estromesso dai suoi concorrenti nelle alte sfere governative. Il pretesto lo avrebbe fornito un incidente molto strano avvenuto nel pomeriggio del 4 maggio, quando un drone dell’esercito ucraino ha sorvolato Kiev per poi essere abbattutto dalla stessa difesa aerea della capitale. Sembra sia arrivato a meno di un chilometro dal palazzo in cui Zelensky ha l’ufficio, prima di essere intercettato e di cadere su un centro commerciale (fortunatamente senza fare vittime).

La versione ufficiale, che inizialmente parlava della distruzione di un drone nemico, ha poi dato la colpa a un malfunzionamento tecnico che ha mandato fuori controllo il drone, un Bayraktar TB2 di fabbricazione turca (lo produce la Baykar, azienda di cui è amministratore delegato Selçuk Bayraktar, il genero di Erdoğan). Si tratta comunque di un incidente piuttosto strano e molto pericoloso, che ha messo in imbarazzo i vertici militari.

I soldati si rifiutano di obbedire

Su alcuni canali telegram ucraini stanno apparendo notizie di ammutinamenti e di obiezioni opposte dai soldati ucraini agli ordini che arrivano dall’alto. Un reparto dell’esercito che operava sulla direttrice di Kupiansk, nella regione orientale di Kharkov, si è rifiutato di partecipare a un attacco, a detta sua perché mancava il carburante. Sembra però che la benzina fosse stata semplicemente tirata via in precedenza. Un’altra unità è invece andata a nascondersi in un bosco dopo aver ricevuto un ordine che non voleva eseguire. Tornati al distaccamento temporaneo, i soldati hanno spiegato che risultava loro impossibile fare quanto assegnato a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Non sono state prese dai superiori misure punitive nei loro confronti.

Le critiche dell’opposizione

Lo spazio riservato all’opposizione in Ucraina è stato progressivamente ridotto dal governo. Partiti messi fuori legge, politici incarcerati e altre iniziative discriminatorie hanno caratterizzato il panorama degli ultimi anni.

Oggi però i dissidenti riprendono il coraggio di parlare. L’ex consigliere presidenziale Oleg Soskin ha accusato Zelensky di essere la causa di un numero enorme di perdite umane ingiustificate. Soskin, che ha lavorato come consigliere economico per il secondo presidente ucraino Leonid Kuchma (in carica dal 1994 al 2005), ha deplorato l’insistenza di Zelensky nel voler tenere ad ogni costo Bakhmut, anche contro il parere dei militari e anche dopo che si era trasformata in un tritacarne. Ora, secondo Soskin, la controffensiva sarà una “causa disperata”.

La deputata di opposizione Ivanna Klympush-Tsintsadze, ex vicepremier di Poroshenko con delega all’integrazione euroatlantica, punta il dito contro la crescente centralizzazione del potere decisionale da parte del governo, anzi di pochi soggetti all’interno del governo. Da una parte ciò è comprensibile date le circostanze – spiega – ma il risultato resta quello di un danno grave alle istituzioni democratiche che l’Ucraina deve mantenere per ottenere l’ammissione nell’Unione Europea. Già lo scorso anno, poco prima del fatidico 24 febbraio, la deputata Lesia Vasylenko parlava di un’Ucraina intrappolata da un leader nazionale che non pensa in modo strategico.

Deputata dal 2019 col partito liberale ed europeista Holos e membro della delegazione permanente nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, la Vasylenko accusava il presidente ucraino di non volere nel proprio entourage esperti che potessero aiutarlo e consiglieri che avessero la facoltà e la capacità di contraddirlo e di proporre una visione alternativa. Credo che sarà ciò per cui verrà incolpato in seguito, dice.

Il fragile consenso di Zelensky e il futuro della politica ucraina

Un recente articolo pubblicato sul sito dello Wilson Center, un prestigioso think tank con base a Washington, illustra i punti fragili che minacciano la durata del governo ucraino. L’insoddisfazione e le critiche sempre più frequenti degli esponenti della società civile potrebbero causare nel prossimo futuro il disfacimento dell’attuale consenso intorno alla figura di Zelensky.

In realtà, già nel 2021 la popolarità del presidente ucraino era scesa drammaticamente a seguito degli scandali finanziari, delle mancate riforme e di alcune nomine sbagliate. Nelle condizioni di oggi, l’attenzione dei cittadini è rivolta verso la promessa che la controffensiva avrà successo. Zelensky ha totalmente impregnato di significato politico questo elemento militare: così, se l’iniziativa non dovesse avere successo, potrebbe segnare l’inizio della fine per il consenso al governo. Una volta concluso il contrattacco, non importa con quale risultato, l’attenzione dei cittadini tornerà per forza di cose alle questioni socio-economiche, troppo a lungo ignorate e malgovernate.

Perciò si pensa già al dopo-Zelensky. Chi potrebbe prendere il suo posto? Magari un militare che abbia acquisito popolarità in questi mesi difficili, che sia percepito dai cittadini come abbastana lontano dall’entourage di Zelensky e dall’immagine di quest’ultimo. Prima o poi gli ucraini gli chiederanno conto di come si è arrivati a questa guerra e di come sia stata condotta. Dopo la sconfitta a Bakhmut stanno emergendo delle crepe profonde nel consenso popolare tributato finora a Zelensky. E nemmeno l’esercito è esente da grossi problemi di leadership e di compattezza.

Martin King
Martin King

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