Risollevare le economie nazionali non è prioritario, militarizzare il continente sì: il chiodo fisso di certi euroburocrati
Euroburocrati e politici di alcuni Stati europei vorrebbero che la priorità fosse data al riarmo. Accade a Bruxelles e in certi Paesi tradizionalmente noti per l’attenzione al welfare, come la Germania. Oggi i loro slogan stanno diventando simili al vecchio e tragicomico armiamoci e partite!
La minaccia russa come giustificazione
La militarizzazione dell’Europa comincia ad est. L’argomento principe dei fautori del riarmo è la minaccia rappresentata dalla Russia. Occorre una motivazione piuttosto forte per destinare centinaia di miliardi all’industria della difesa invece che a sanità, istruzione e pensioni. Mosca viene incolpata perché costituirebbe un nemico pericoloso e pronto a invaderci. Poco importa se non avanzi pretese territoriali né lanci minacce concrete ai Paesi europei, perché i media costruiscono il nemico a uso e consumo dei richiedenti. Peccato che le contraddizioni di questa narrativa siano evidenti e ridicole, come quel recente titolo che dice: “Russia in affanno in Ucraina, ma la NATO teme l’attacco”. Insomma, Mosca è in crisi, anzi al collasso, ma i russi sono cattivi e illogici per definizione e dunque vorranno attaccare l’Europa anche sapendo di perdere. Fortunatamente, sempre meno cittadini sono disposti a crederci e dunque vorrebbero argomenti più solidi per appoggiare le politiche guerrafondaie dell’Alleanza Atlantica.
La super Polonia
Il Paese UE più militarista e atlantista di tutti si trova proprio ad est: la Polonia. Ha già raddoppiato le Forze armate, che oggi contano oltre 200mila uomini, e ha triplicato le spese militari, superando Francia e Germania in termini di percentuale impiegata del PIL. Lo scopo è attuare l’idea trumpiana del livello di spesa NATO del 5%. Oggi i polacchi sono già al 4,7% e per adesso gli gira bene grazie a un’ottima crescita economica annuale. Come spiega l’Economist, Varsavia a differenza di altri membri della NATO non dovrebbe essere costretta a tagliare da altri parti. Questa frasetta rivela che per seguire l’ideologia attuale certi governi europei diminuiscano le spese sociali in favore di quelle militari. Investire nella difesa potrebbe anche essere un volano per l’economia qualora si acquisti la produzione nazionale, ma la Polonia quasi si vanta quasi di comprare elicotteri e missili da USA e Sud Corea.
La Germania e le elezioni
Negli ultimi tre anni la Germania ha fatto promesse di riarmo da 100 miliardi di euro. Oggi però, a differenza di Varsavia, Berlino non è disposta ad assecondare Washington nella richiesta di alzare la quota NATO. L’anno scorso ha toccato il 2% del PIL e per adesso può bastare, asserisce il cancelliere Olaf Scholz. Il governo tedesco ora deve fare i conti con una caduta anticipata e con la campagna elettorale per le politiche di febbraio. Dunque i politici stanno ben attenti alle loro dichiarazioni. Incrementare ancora la spesa per la difesa sarebbe possibile solo con un massiccio aumento delle tasse oppure con grossi tagli a cose importanti per noi, come pensioni e trasporti, spiega Scholz. Gli fa eco il leader dell’opposizione Friedrich Merz, suo diretto avversario, che ribadisce il generico impegno a spendere di più nella difesa, ma senza arrivare ai livelli prefigurati da Trump.
Regno Unito, scelte difficili e impopolari
Già il precedente governo Tory aveva promesso di aumentare entro il 2030 il budget per la difesa al 2,5% del PIL. Tuttavia erano subito emersi gravi dubbi sulla fattibilità del progetto. Si diceva infatti che i soldi in più sarebbero bastati appena a coprire i buchi, piuttosto che a far crescere effettivamente la potenza militare di Londra. Gli scettici chiedono come prima cosa di definire meglio il ruolo e le funzioni dell’esercito britannico, oberato di responsabilità fra NATO, Medio Oriente, area indo-pacifica e deterrenza alla Russia. L’attuale governo Labour di Keir Starmer ha confermato l’impegno, ma in un summit di dicembre il premier non ha voluto dare scadenze precise e ha pure ammesso che le finanze del Regno Unito non sono in condizioni particolarmente buone. In questo modo ha deluso gli alleati baltici e scandinavi, che si aspettano da Londra una leadership più forte e un esempio pratico e immediato.
Quelli che insistono
Nonostante le dichiarazioni simili rilasciate dal cancelliere e dall’opposizione, il ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius ribadisce la tesi opposta: Berlino deve assolutamente spendere di più per le Forze armate. Questa secondo lui sarà la priorità dei prossimi anni. Il 2% può essere solo l’inizio, ha detto, aggiungendo che la spesa e la produzione di armamenti dovranno essere significativamente superiori se vogliamo continuare al ritmo e ai volumi che dobbiamo avere. Dello stesso parere è l’ex premier estone Kaja Kallas, oggi Alto rappresentante UE per gli affari esteri e la sicurezza. Ha illustrato infatti come “ogni euro destinato a scuola, salute e welfare” diventerebbe inutile senza una difesa forte. Secondo lei, per prevenire la guerra dobbiamo spendere di più, questo è chiaro. Altrettanto chiaro è che oggi la priorità di Bruxelles è il riarmo, non certo il benessere e la libertà dei cittadini europei.
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Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.