Resa dei conti in Medioriente?

Resa dei conti in Medioriente?

5 Agosto 2024 0

Il paradosso politico-religioso

Per quanto incredibile, Israele e Repubblica Islamica dell’Iran presentano alcuni tratti di similarità relativamente alle rispettive condizioni politiche interne e in merito alle proprie visioni politico-religiose. Entrambi questi Stati nemici stanno attraversando una fase politica segnata da forti contrasti interni. In Iran sono soprattutto le fasce più giovani della popolazione e i dissidenti politici ad animare l’opposizione al regime degli ayatollah. La condizione israeliana non appare molto diversa.

Ne è testimonianza – ultimo in ordine di tempo – l’episodio occorso nel carcere di Sde Teiman, dove decine di manifestanti e alcuni deputati dell’estrema destra, nei giorni scorsi, si sono radunati per protestare contro l’arresto di nove soldati israeliani riservisti accusati di violenze contro un detenuto palestinese[i]. Durante le proteste, il deputato della destra israeliana Zvi Sukkot aveva valicato i cancelli, seguito da una folla di manifestanti. I tumulti si erano estesi alla base militare di Beit Lid, dove, secondo gli organi d’informazione locali, sarebbero stati trasportati i riservisti per gli interrogatori.


Ancora prima di tali fatti, la leadership del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu era stata fatta oggetto di veementi proteste pubbliche da parte dei famigliari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas nella Striscia di Gaza. La disaffezione di una considerevole parte dell’opinione pubblica israeliana nei confronti di Netanyahu aveva avuto modo di palesarsi ben prima dell’attacco di Hamas dell’ottobre scorso, quando il tentativo di riforma dei meccanismi normativi che regolano l’esercizio della giustizia nello Stato ebraico era stato contestato duramente con ampie dimostrazioni di protesta nelle piazze.

Prove di teocrazia diffusa?

Se, inoltre, il regime iraniano viene da sempre bollato come una teocrazia (o ierocrazia) alcuni esponenti della destra ultraortodossa israeliana (che attualmente appoggiano il Governo di Netanyahu) hanno rivelato anch’essi di fondare il proprio approccio politico sull’ideologia religiosa più rigorista. È il caso, ad esempio, di quanto dichiarato dal ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, il quale aveva affermato di sognare una teocrazia fondata sulle leggi della Torah, perché definite migliori “dello Stato di diritto[ii].

Questa specularità, sebbene incomprensibile in apparenza, può spiegarsi considerando la natura messianico-escatologica delle visioni religiose israelitica e sciita (iraniana) duodecimana (o imāmita). Entrambe si fondano infatti su un’attesa millenaristica: la prima attende il manifestarsi del Mašīaḥ, la seconda del Mahdī incarnato dal dodicesimo degli Imām sciiti occultatosi al mondo a partire dal nono secolo dell’era cristiana.

Gli apparati militari in campo

Non è dunque un caso se nella retorica iraniana di questi giorni si sia fatto ricorso ai simbolismi della tradizione storico-religiosa ebraica per annunciare la decisione di rispondere con un attacco all’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh avvenuta a Teheran il 31 luglio scorso. Il regime iraniano ha infatti indirettamente evocato Tisha be Av, il giorno più triste ovvero la data (9 del mese ebraico di Av) in cui ricorre l’anniversario della distruzione del Primo e del Secondo Tempio [di Gerusalemme], come quello in cui potrebbe essere attuata una rappresaglia.

Secondo il calendario ebraico quest’anno tale ricorrenza cadrà tra il 12 e 13 agosto prossimi. Altre fonti di origine occidentale indicherebbero invece come più ravvicinata la data dell’azione iraniana, ossia pressoché imminente. Rispetto all’aggressione del 15 aprile scorso, quella che Teheran starebbe preparando potrebbe consistere in un massiccio lancio di missili balistici, droni e sistemi ipersonici (di cui dispone l’Iran) effettuato simultaneamente con i propri proxy: Hezbollah in Libano, Houthi nello Yemen, milizie sciite (comandate da ufficiali Pasdaran) in Siria e Iraq.

Massività e simultaneità dovrebbero avere lo scopo di saturare le pur complesse ed efficienti difese anti-aeree israeliane, che si basano su un mix multi-livello composto da Iron Dome, Arrow, Kelah Da’vid (Fionda di Davide) e batterie Patriot, con l’obiettivo di infliggere il massimo danno possibile su Haifa, Tel Aviv e basi militari nel deserto del Negev. Dal canto suo Israele può contare su una nutrita flotta aerea (tra cui F-16 Fighting Falcon, F-35 Lightning II, F-15E Strike Eagle) per un contro-attacco diretto contro il territorio iraniano, libanese e yemenita.

De-escalation per evitare uno scenario 1914

L’azione diplomatica condotta per iniziativa del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, sembra avere ridimensionato la possibile natura della ritorsione iraniana. Una conferma dell’efficacia dell’azione condotta dal responsabile della Farnesina – che aveva tempestivamente convocato una riunione dei ministri degli Esteri del G7+Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza – è arrivata dal portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, il quale ha affermato che benché l’Iran intenda punire Israele a causa dell’uccisione del leader di Hamas “non cerca di aumentare le tensioni nella regione[iii]. Un retroscena filtrato sulla stampa italiana[iv] spiegherebbe i toni più moderati usati dall’Iran nelle ultime ore.

Una missione riservata statunitense, coordinata dall’Assistant to the President for National Security Affairs, Jack Sullivan, avrebbe negoziato con i vertici iraniani la consegna dei nominativi dei dieci agenti del Mossad indicati come responsabili dell’eliminazione di Haniyeh, insieme all’impegno di allentare le sanzioni e di avviare un nuovo round diplomatico sul programma nucleare iraniano, in cambio di una risposta moderata di Teheran nei confronti di Israele ovvero tale da non estendere la crisi a tutta la regione mediorientale.

L’ambiguità statunitense verso Israele si fonderebbe sulla sfiducia maturata dal Presidente Joe Biden, il quale, secondo quanto riportato sempre dalla stampa italiana, si sarebbe reso conto che Netanyahu avrebbe mentito sugli ostaggi. Un funzionario dell’Amministrazione di Washington citato dal quotidiano israeliano Haaretz, avrebbe infatti rivelato come siano stati difficili e tesi gli ultimi due colloqui tra il Presidente statunitense e il Primo Ministro israeliano.

Come nell’ultima fase della Belle Époque

Come nell’ultima fase della Belle Époque che precedette lo scoppio della Grande Guerra, sembra che le potenze occidentali stiano cercando di contenere, nel tempo e nello spazio, le diverse crisi che oramai si susseguono, in specie nella regione mediorientale, a ritmo pressoché incessante. Il parallelismo è tanto più evocativo se si considera che la frammentazione del consesso internazionale – oggi come allora – ha oramai dato origine a blocchi contrapposti legati dal perverso meccanismo delle alleanze militari.

Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese sono infatti firmatarie di patti di mutua assistenza con l’Iran, che recentemente è divenuto anche membro a pieno titolo della Shanghai Cooperation Organisation, alleanza a guida russo-cinese, sorta di contraltare eurasiatico alla NATO euro-atlantica a egemonia statunitense. Mosca avrebbe già cominciato a fornire appoggio a Teheran in termini di forniture belliche nell’ambito dell’attuale crisi. Questa divisione in campi contrapposti era del resto già emersa durante l’attacco iraniano del 15 aprile scorso su Israele. Giordania, Regno Unito, Francia oltre agli Stati Uniti si erano schierati a tutela dello Stato ebraico, consentendo una difesa più efficace dello spazio aereo israeliano. Israele, va a tal proposito ricordato, è partner della NATO nell’iniziativa multilaterale Mediterranean Dialogue, insieme ad alcuni Paesi arabi.

Evitare un allargamento del conflitto all’intera regione mediorientale (pur accettando obtorto collo una risposta iraniana) e, per conseguenza, un effetto domino a livello globale sulla base del meccanismo dei blocchi contrapposti pare dunque essere l’obiettivo immediato della diplomazia.

[i] https://it.euronews.com/2024/07/30/israele-proteste-contro-la-detenzione-di-nove-soldati-israeliani.

[ii] https://www.corriere.it/esteri/24_gennaio_06/ultradestra-netanyahu-teocrazia-armi-libere-fda2bc90-ac0c-11ee-a103-112813160fba.shtml?refresh_ce.

[iii] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2024/08/05/liran-puniremo-israele-ma-non-vogliamo-lescalation.-lidf-annuncia-ucciso-il-ministro_cc6e3c81-aa84-41fc-9a1f-f457ce0795c8.html.

[iv] https://www.corriere.it/esteri/24_agosto_05/missione-segreta-usa-tajani-e-l-appello-del-g7-fermare-l-escalation-in-medio-oriente-34459582-3d97-4191-9d01-3f6036049xlk.shtml.

[v] https://www.iltempo.it/esteri/2024/08/04/news/benjamin-netanyahu-joe-biden-bugie-ingrato-sostegno-usa-israele-guerra-iran-40033863/.

Roberto Motta Sosa
RobertoMottaSosa

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