Non un game changer, forse un’operazione commerciale di Trump: i nuovi missili americani che Kiev avrà fra 2 mesi
Alcuni Paesi europei si vanteranno di aver dato a Zelensky delle garanzie di sicurezza concrete sotto forma dei nuovi missili americani. Ma non sono un granché come deterrenza, e di certo non possono cambiare il corso del conflitto. Anche perché Kiev li avrà fra molte settimane. Insomma, tante pacche sulle spalle a Zelensky, ma niente wunderwaffen nemmeno stavolta.
I missili ERAM
Gli Extended Range Attack Munition o ERAM sono missili da crociera con testata a frammentazione, in grado di distruggere obiettivi corazzati. Washington non ha comunicato le caratteristiche tecniche specifiche del lotto destinato all’Ucraina, ma i dati generali sono noti. Il progetto iniziale, avviato dall’amministrazione Biden, vede gli ERAM come missili da fabbricazione in massa relativamente rapida e poco costosa. Hanno completato solo di recente la produzione dei primi lotti. Con un carico esplosivo fino a 225 chilogrammi, colpiscono a 460 chilometri toccando una velocità di 0,6 Mach. Qualcuno li considera missili a media gittata o persino lunga, se presi nel contesto del conflitto ucraino. Possono essere montati sui Mig-29 e sui Su-24 in dotazione all’aviazione ucraina e pure sugli F-16 che Kiev che stanno giungendo dagli alleati europei. Dovrebbero anche resistere alle interferenze degli strumenti di guerra elettronica e quindi di mantenere la rotta prefissata.
I lati negativi
Scopo della fornitura di questi missili è tra l’altro quello di aumentare le capacità sia difensive che offensive delle Forze armate ucraine. In apparenza è così, se si pensa che Kiev ha ricevuto qualche centinaio di Storm Shadow e di ATACMS, mentre di ERAM ne avrà più di 3mila. Però bisogna tenere in conto il loro tasso di consumo, ancora ignoto. Potrebbero terminare molto prima di ottenere qualche effetto tangibile sulla situazione complessiva. In teoria gli americani dovrebbero produrne fino a mille all’anno, da consegnare poi entro 24 mesi dall’ordine. Dunque sono tempi lunghi per volumi non giganteschi.
E non si sa quali limiti imporrà su di essi la Casa Bianca. Trump sta dosando attentamente il suo aiuto all’Ucraina, attenendosi al minimo, per trattenere i russi al tavolo dei negoziati e per non innescare un’escalation. Si può quindi presumere che gli ucraini non potranno liberamente sparare gli ERAM dove meglio credono, e certamente Washington non gli permetterà di lanciarli su obiettivi in profondità nel territorio russo. Ammesso comunque che riescano ad arrivarci prima che le difese russe non li intercettino.
Non un game changer
Gli ERAM non possono essere quel game changer che qualcuno ha ipotizzato. In realtà nessuno degli armamenti forniti a Kiev dagli alleati occidentali lo è stato. Né i missili tattici, né i carri pesanti, né i caccia da combattimento della NATO sono stati capaci di ribaltare gli equilibri sul campo. Di fatto i razzi in questione non sono ancora stati testati in battaglia, tanto meno contro un avversario come la Russia o in circostanze difficili come quelle attuali. Perciò la loro reale efficacia costituisce un punto interrogativo. Inoltre saranno disponibili soltanto fra sei settimane. Col processo negoziale in atto e col fronte che indietreggia sempre di più, gli ucraini potrebbero riceverli quando ormai sarà tardi.
E in ogni caso come li sfrutteranno? Se li useranno per colpire le infrastrutture energetiche e di trasporto, o anche i depositi di armi, allora certamente non cambieranno la situazione. Questo genere di danni – come si è visto finora – non ha compromesso la capacità di Mosca di mantenere l’iniziativa strategica. E infatti i russi continuano a sfondare in alcuni punti del fronte.
Chi glieli ha comprati
Se non avranno grandi effetti sul conflitto, a Trump andrà bene così, perché potrà dire di non aver gettato troppa benzina sul fuoco della guerra. Soprattutto avrà comunque raggiunto un risultato commerciale. La vendita di armamenti si presta infatti al suo piano di miglioramento dell’economia americana. E sta bene pure agli alleati, che dal loro punto di vista potranno dire di aver contribuito a ingrandire il potere di deterrenza dell’Ucraina contro eventuali nuove “operazioni speciali” di Mosca. Secondo i dati attuali il costo della fornitura degli ERAM è di circa 825 milioni di dollari. Forse qualche decina di milioni in più se si aggiunge la spesa per i sistemi di guida, i pezzi di ricambio, l’addestramento del personale ucraino e così via.
Questa somma arriva dai finanziamenti dati dalla Danimarca, dall’Olanda, dalla Norvegia e dal Fondo USA per gli aiuti militari esteri. E senza dimenticare i soldi che sgorgano dal PURL (Prioritized Ukrainian Requirement List) l’iniziativa ideata per soddisfare la “lista dei desideri” di Zelensky, o per meglio dire le priorità operative espresse dai vertici politici e militari di Kiev.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.