NATO in subbuglio. La Francia manda aiuti agli armeni e indispettisce la Turchia
Ha generato inquietudine sia in Turchia che in Azerbaigian la posizione assunta dalla Francia rispetto agli interessi armeni nell’Artsakh. Parigi sta portando a Yerevan non soltanto aiuti umanitari e sostegno diplomatico, ma ha espresso anche l’intenzione di dare appoggio militare e tecnologico. Con la crisi del corridoio di Lachin, i toni si stanno inasprendo e cresce il disaccordo all’interno della stessa Alleanza Atlantica.
Le armi
Lo scorso 13 luglio il presidente del Senato francese Gérard Larcher ha twittato una frase eloquente, invocando la riapertura immediata del corridoio di Lachin che unisce Armenia e Nagorno Karabakh e l’accelerazione dell’invio di armi difensive all’Armenia da parte della Francia per garantirne la sicurezza.
🇫🇷🇦🇲 – Au @Senat avec @alensimonyan, Président du Parlement #arménien. J’ai demandé la réouverture immédiate du couloir de Latchine qui relie l’Arménie et le Haut-Karabagh & l’accélération de la livraison d’armes défensives par la France à l’Arménie pour assurer sa sécurité ! pic.twitter.com/nYmgfDMBim
— Gérard Larcher (@gerard_larcher) July 13, 2023
Il politico francese ha lanciato un messaggio così potente ed esplicito proprio dopo l’incontro avuto col presidente del Parlamento armeno Alen Simonyan, in viaggio ufficiale a Parigi. Di una cooperazione militare diretta fra i due Paesi si parlava però già un anno fa, a seguito della visita parigina del ministro della Difesa armeno Suren Papikyan. Se ne era interessato pure il portale americano Global Security Review, che illustrava la “retorica filo-armena del presidente Macron”. Sono state ipotizzate forniture di sistemi missilistici antiaerei Mistral e di 50 veicoli corazzati per trasporto truppe. A livello di opinione pubblica, la vicinanza con l’Armenia era stata sottolineata lo scorso marzo dall’appello del settimanale francese L’Express, a cui avevano aderito nomi importanti della cultura fra giuristi, storici e scrittori.
Le conseguenze
La decisione francese ha tre implicazioni piuttosto rilevanti sullo scacchiere eurasiatico. Anzitutto, Parigi va a infilarsi in modo deciso in una zona del Caucaso che ha già visto combattere due guerre negli ultimi 35 anni, di cui l’ultima appena tre anni fa. In secondo luogo, la scelta francese va contro la politica di NATO e Unione Europea che vorrebbero evitare la fornitura di armi ai Paesi cosiddetti non allineati, cioè quelli che non rientrano nelle varie alleanze militari (nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai l’Armenia è solamente “partner di dialogo”).
Infine, crea imbarazzo fra gli Stati membri del Patto Atlantico, di cui fa parte anche la Turchia. Quest’ultima è considerata dall’Azerbaigian come un fratello maggiore con cui condivide storia, lingua e cultura e che è sempre intervenuto a difesa degli interessi di Baku e della popolazione azera. Quindi, le mosse di Parigi a favore di Yerevan vengono viste come una provocazione sia da Baku che da Ankara.
Le ragioni dell’Azerbaigian
Alla fine di luglio, l’Armenia aveva accolto il nuovo ambasciatore francese Olivier Decottignies e il nuovo addetto militare dell’Ambasciata. L’ufficio dell’attaché militare è stato creato da poco, dopo essere stato ideato nell’ambito degli accordi presi durante la visita del Ministero della Difesa armeno in Francia. Questa mossa non è stata affatto gradita dall’Azerbaigian, ma le cose sono ancora peggiorate. Una decina di giorni fa, il governo azero ha convocato l’ambasciatore francese per esprimere la propria condanna verso “l’interferenza diretta” che Parigi sta mostrando nelle questioni legate all’Artsakh.
Gli azeri sono rimasti particolarmente irritati dal convoglio umanitario mandato dai francesi agli armeni che risiedono nell’enclave. Alla carovana con gli aiuti si è unita addirittura la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che è andata personalmente a monitorare la situazione e che ha denunciato la “totale violazione dei diritti umani” data dall’impossibilità di passare. L’Azerbaigian infatti blocca il corridono di Lachin per quelli che definisce come motivi di sicurezza, mentre l’Armenia grida alla catastrofe umanitaria. Baku teme che sotto la copertura degli aiuti possano arrivare equipaggiamenti e attrezzature militari all’Artsakh. Inoltre accusa Yerevan di fomentare lo scontento e di creare i presupposti per nuovi scontri.
La posizione della Francia scontenta un po’ tutti
Parigi chiede il rispetto da parte dell’Azerbaigian degli obblighi internazionali, ma sostiene l’Armenia in maniera evidente. Il maggiore quotidiano nazionale francese titolava così il 24 agosto: Nel Nagorno Karabakh, la Francia va in soccorso degli armeni. Il suo invio di aiuti militari suscita pure i timori di Israele, che si considera partner strategico dell’Azerbaigian, al quale vende armamenti.
Inoltre ha paura che le armi di Parigi destinate all’Armenia possano finire nella mani del vicino Iran e che comunque tale strategia francese lo possa agevolare. E proprio la strategia francese viene accusata di confusione da chi ne sottolinea l’incoerenza nell’essere a favore dell’integrità territoriale nel caso dell’Ucraina e nel volerla mettere a rischio nel caso del Nagorno Karabakh. Ha generato inquietudine sia in Turchia che in Azerbaigian la posizione assunta dalla Francia rispetto agli interessi armeni nell’Artsakh. Parigi sta portando a Yerevan non soltanto aiuti umanitari e sostegno diplomatico, ma ha espresso anche l’intenzione di dare appoggio militare e tecnologico.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.