Macedonia del Nord, il premier si lamenta della doppia morale di Bruxelles
Nel suo discorso della settimana scorsa alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, il premier macedone Hristijan Mickoski si è espresso con parole piuttosto pesanti e negative sull’atteggiamento dell’Unione Europea.
La “favoletta” della meritocrazia
In una riunione dedicata all’integrazione europea dei Balcani, Mickoski ha evidenziato le contraddizioni dell’atteggiamento di Bruxelles verso il suo Paese. Fa notare anzitutto come la Macedonia del Nord abbia iniziato il percorso verso l’adesione molto prima dell’Albania o della Croazia. Quest’ultima però fa già parte dei 27 e ha adottato l’euro come valuta. Quindi il sistema meritocratico di valutazione i requisiti per l’accesso non è stato applicato in maniera equa a Skopje. Secondo Mickoski è solo una “favoletta”, una presa in giro con cui hanno reso le cose più difficili alla Macedonia. Asserisce poi che invece di portare l’Europa nei Balcani, Bruxelles ha portato dentro l’Europa le dispute dei Balcani. Ciò è stato permesso anche e soprattutto da quegli Stati membri balcanici che si distinguono per il loro dissenso bilaterale invece che per il rispetto dei valori europei.
Nome e bandiera
Il premier macedone ha denunciato le interferenze negli affari interni del Paese. Ha parlato degli interventi stranieri sul caso del cambiamento di bandiera e soprattutto di denominazione, quando fra il 2019 e il 2020 divenne ufficialmente “Macedonia del Nord”. A causa di ciò il processo di integrazione europea è stato bloccato dalla Grecia e poi dalla Bulgaria. Mickoski dice: Il cambio di nome non è stato l’unico esempio di interferenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Permettetemi di ricordarvi che abbiamo anche modificato la nostra bandiera. E continuiamo comunque a dover affrontare degli ostacoli. Per quanto tempo ancora dovremo sopportare questi doppi standard? Questo non è un processo basato sul merito; è invischiato nelle dispute bilaterali che contraddicono i principi europei.
Doppi standard
Le affermazioni di Mickoski sono state altresì un’aggiunta a quelle del vicepresidente americano JD Vance, il quale ha dichiarato che il pericolo maggiore per il Vecchio Continente non arriva dalla Russia o dalla Cina, ma dall’interno. Rispondendo a chi ha definito queste parole come un’interferenza esterna, il premier macedone ha accennato ai problemi vissuti dal suo Paese per il cambio di nome e di bandiera. E ha mostrato l’ipocrisia occidentale paragonando la situazione macedone a quella ucraina. Devo sottolineare ciò: quando la Russia attacca e nega l’identità ucraina, il mondo reagisce con ferma condanna, alzandosi a difesa dei diritti dell’Ucraina. Ma quando il parlamento di uno Stato membro della UE nega l’identità macedone e la nostra lingua, cala il silenzio.
L’impegno per la UE
Per Mickoski l’Europa non potrà essere unita finché non ne faranno parte tutti i Paesi candidati. Dunque ribadisce l’impegno di Skopje verso l’adesione alla UE e l’allineamento alla politica estera e di difesa europea. La Macedonia del Nord è proporzionalmente fra i maggiori donatori di aiuti a Kiev e ha già raggiunto l’obiettivo NATO del 2% del PIL di spesa militare. Quindi al presidente del Consiglio europeo António Costa ha detto che il suo Paese non merita di essere ostaggio di contese bilaterali, ma di procedere sulla via dell’accettazione a Bruxelles. A questo proposito, la Macedonia ha fatto molto e l’Unione Europea deve mostrare la sua buona volontà nel considerarla nel modo giusto, e cioè velocizzando il procedimento.
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