La vendetta non è mai una politica
La vendetta non è mai una politica. Non lo è per Hamas, né per Israele. Vale per la gente comune tanto per i capi di Stato. La punizione collettiva che i palestinesi innocenti stanno subendo dovrebbe essere condannata all’unanimità, soprattutto dagli Stati esportatori di democrazia che ribadendo il diritto di Israele a difendersi, stanno omettendo le cause dell’attacco del 7 ottobre.
Gli appelli europei a delle pause umanitarie non bastano. Oggi, la posta in gioco non è se le Forze di Difesa Israeliane (IDF) controlleranno Gaza, ma è la sua esistenza ad essere messa in discussione.
La messa fuori servizio dell’ospedale Al-Quds di Gaza City
Domenica la Mezzaluna Rossa Palestinese ha annunciato che l’ospedale Al-Quds di Gaza City è una struttura fuori servizio e non più operativa. “Questa cessazione dei servizi è dovuta all’esaurimento del carburante disponibile e all’interruzione della corrente elettrica. Il personale medico sta facendo ogni sforzo per fornire assistenza ai pazienti e ai feriti, ricorrendo anche a metodi medici convenzionali in condizioni umanitarie disastrose e carenza di forniture mediche, cibo e acqua”. Ha dichiarato, esprimendo profondo rammarico per aver raggiunto questo punto critico nonostante gli sforzi per impedirlo.

“I ripetuti appelli – prosegue – per ottenere assistenza internazionale urgente, dato l’assedio durato una settimana e il blackout delle comunicazioni e di Internet durato cinque giorni, non hanno avuto successo. L’ospedale è stato lasciato a sé stesso sotto i continui bombardamenti israeliani, ponendo gravi rischi per il personale medico, i pazienti e i civili sfollati”. Parole che pesano come macigni sulle coscienze occidentali, soprattutto dopo la Conferenza organizzata a Parigi e l’invio di navi umanitarie da parte di diversi Paesi, Italia compresa.
Neonati presso l’ospedale Al-Kuds stanno soffrendo disidratazione per via delle baby formula, alternative al latte materno, che scarseggiano.
Ha avvertito Mohammed Abu Musabah, direttore delle operazioni di emergenza nella Striscia di Gaza. “Le vite dei bambini feriti, colpiti dalle forze di occupazione al Quds Hospital sono a rischio, è necessario il loro immediato trasferimento per il trattamento all’estero”. Ha spiegato, rivolgendosi alla Comunità internazionale.
Il blocco degli aiuti sanitari
La crisi umanitaria a Gaza e nella regione settentrionale è peggiorata drammaticamente, con l’escalation degli attacchi militari israeliani. Secondo la Mezzaluna rossa, ciò include l’assedio mirato e la privazione degli aiuti agli ospedali, che hanno portato alla loro chiusura. Le forze di occupazione hanno intensificato la loro presenza, separando la Striscia meridionale da quella settentrionale e impedendo alle ambulanze di raggiungere le aree colpite. “Numerosi corpi non sono stati reclamati e le capacità di risposta medica sono limitate, con un solo ospedale operativo a Gaza e due nel nord”.
Si apprende dalla stessa organizzazione che aggiunge: “La Mezzaluna Rossa Palestinese ritiene la comunità internazionale e i firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra responsabili del completo collasso del sistema sanitario e delle conseguenti terribili condizioni umanitarie”. Esorta infine le organizzazioni sanitarie e di soccorso internazionali a fornire urgentemente gli aiuti necessari a Gaza e alle regioni settentrionali, a mantenere i servizi sanitari e a sostenere i rimanenti ospedali e servizi di emergenza.
Il grande esodo
Uno scenario apocalittico vissuto dalla popolazione palestinese, in migliaia hanno lasciato le proprie case su invito delle autorità occupanti, sventolando la bandiera bianca, in segno di resa, di pace, per entrare nelle zone a sud dove dovrebbero essere al sicuro. Le immagini ricordano la grande Nakba del 1948.
Nella guerra lanciata da Israele, non si salva proprio nessuno: giornalisti, ambulanze, civili, bambini, tutti diventano target. Una guerra condita da slogan e profezie religiose, nonché un tifo da stadio nei salotti televisivi e nelle piazze di tutto il mondo.
La realtà è che la vendetta non è mai una politica. La storia è ricca di esempi: basta guardare a quanto è accaduto in Bosnia prima, in Iraq e in Afghanistan poi. Anche se Israele prenderà il controllo dell’intera striscia di Gaza cosa accadrà dopo? Israele non può rifarsi su Hamas. Forse ne ha ucciso qualche membro, ma quanti ne ha catturati? Li avremmo visti sicuramente in TV.
Delle vittime israeliane del 7 ottobre conosciamo ogni dettaglio delle loro vite, sogni e aspirazioni. Ma dall’altra parte, si muore in silenzio, sempre ringraziando Dio, “Alhamdulilah”.

Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.