La cucina italiana guarda al futuro. Una settimana di eventi in Tunisia per celebrare il cibo e la valorizzazione dei prodotti locali
Il programma della nona edizione della Settimana della Cucina italiana nel Mondo – organizzato in Tunisia da Ambasciata d’Italia, ICE Agenzia, Istituto italiano di cultura e Comites – sta dimostrando come la tradizione culinaria possa incontrare l’innovazione, grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e all’attenzione per la sostenibilità. I giovani chef tunisini hanno mostrato ieri grande talento e creatività, reinterpretando i piatti della tradizione italiana con un tocco personale.
L’evento è stato anche l’occasione per presentare le ultime novità del settore agroalimentare italiano, con un focus particolare sulle startup e sulle tecnologie che stanno rivoluzionando il modo di produrre e consumare il cibo.
Cucina delle radici
Uno dei temi della IX edizione della Settimana della Cucina Italiana è rappresentato dalla “cucina delle radici”, cui è dedicato l’evento ICE Agenzia “Italia e Tunisia: le nostre radici culinarie attraverso le perle del Mediterraneo: la melagrana”, con uno show cooking e una Master class a cura dello chef italiano Roberto D’Adduzio del Four Season Hotel di Tunisi presso l’Istituto Superiore di Studi Turistici e Alberghieri Sidi-Dhrif per le classi degli chef e del servizio, del prestigioso Istituto Universitario attivo nella formazione turistica e della ospitalità. Gli studenti si sono cimentati in un menù dedicato al melagrana sperimentando la preparazione della pasta artigianale, parte del patrimonio culturale e culinario italiano.
Gli operatori professionali invitati, tra importatori-distributori, ristoranti, strutture alberghiere, stampa, hanno potuto apprezzare i piatti preparati dagli allievi e il ricettario realizzato per l’evento, distribuito in occasione della masterclass e agli appassionati di cucina italiana presso i ristoranti italiani.
Un modello di alimentazione sano
La cucina italiana è un viaggio nel tempo, un connubio perfetto tra tradizioni millenarie e innovazione tecnologica. Dalla pasta fatta a mano alla ricerca di nuovi ingredienti e metodi di cottura, il nostro Paese è all’avanguardia nel settore agroalimentare. E la Tunisia, con la sua dieta mediterranea e la sua crescente attenzione alla qualità dei prodotti, è un partner ideale per questa avventura. Insieme, Italia e Tunisia promuovono un modello alimentare sano, sostenibile e ricco di gusto, che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici.
La pasta
La pasta, a cui è dedicato l’evento ICE è oggi uno “stile di vita”: la domanda globale 2023 ha superato i 16 milioni di tonnellate e l’Italia è il principale produttore europeo di grano duro e, con oltre 1,3 milioni di ettari coltivati, contribuisce con circa il 25% del frumento utilizzato nella produzione mondiale: nel mondo 1 piatto di pasta su 4 è preparato con pasta Made in Italy. In Italia il consumo pro capite è di 23,5 kg, contro i 17 kg della Tunisia, che rappresenta il 2° consumatore mondiale, seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg), Francia (8 kg), Germania (7,8 kg) Perù (7,8 kg), Ungheria (7,5 kg), Russia (7,2 kg), Portogallo (6,5 kg), Canada (6,3 kg), Brasile (5,8 kg), Belgio (5 kg) e Austria (4,8 kg).
Come ricorda Francesca Tango, direttrice dell’ufficio ICE Agenzia di Tunisi, la pasta, elemento base della dieta mediterranea é anche alimento sano, che aiuta il metabolismo, lo spirito e la salute: i suoi carboidrati hanno tempi lunghi di assorbimento, producono sazietà, innalzano il livello delle proteine e forniscono energia mentale e fisica; il poco sodio contenuto aiuta la pressione; la presenza di vitamine del gruppo B è utile per il corretto funzionamento del sistema nervoso; la pasta ha l’indice glicemico più basso fra tutti i carboidrati (pane bianco, patate, zuccheri) e protegge il cuore e la circolazione del sangue.
La pasta è forse l’alimento più versatile, amato e familiare della cucina italiana: la sua storia è millenaria ed è a pieno titolo un alimento delle “nostre radici.
Una tradizione che viene da lontano
Le prime testimonianze risalgono al IV secolo a.C.: nei testi del commediografo greco Aristofane si parla del “legano”, un impasto di acqua e farina, la stessa ricetta che conquistò la Roma di Cicerone, che parla del “laganum”, una pasta antenata delle attuali “tagliatelle”, celebrata dallo scrittore latino Apicio nel suo “De re coquinaria”, uno dei testi di cucina più antichi”, aggiunge Tango evidenziando come la pasta è oggi non solo tradizione e convivialità, ma anche industria, innovazione e tecnologia: il fatturato 2023 del comparto ha raggiunto gli 8.186 milioni di euro, con un +5,4% per il 2023 ed una produzione pari a 3.962.075 tonnellate; nel 2023 il comparto pastaio ha esportato per 3.819 milioni di euro (+3,1%) (fonte dati Istat).
L’Italia è oggi impegnata con tutti i suoi prodotti a promuovere un modello alimentare sano equilibrato e sostenibile, basato sui requisiti di sicurezza e di qualità. Al recente “G7 – Agricoltura e Pesca” svoltosi in Italia a settembre 2024 è stata, ancora una volta, sottolineata la necessità di investire in una agricoltura sostenibile e in sistemi alimentari in grado di fornire cibo sicuro, e di qualità per tutti, riducendo le perdite e gli sprechi alimentari. La filiera agroalimentare mondiale produce circa il 32% dei gas serra totali (fonte FAO 2024), non può quindi esserci una lotta al riscaldamento globale che non passi per la trasformazione della filiera agroalimentare.” Proprio su questi temi si stanno concentrando gli sforzi dell’industria alimentare italiana, attenta ai principi dell’economia circolare: viene riciclato il 73% degli imballi, (superando il target UE 2030 del 70%); è stata ridotta al 25% l’emissione CO2 delle industrie (contro il 30% della media UE), e si è ridotto del -50% consumo di acqua in 30 anni.
Alcuni dati
L’agroalimentare italiano è un gigante economico che muove oltre 600 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a milioni di persone. Un settore che non si limita alla produzione di prodotti di qualità, ma che investe in ricerca e innovazione, esportando nel mondo tecnologia e know-how. La collaborazione con la Tunisia, un Paese con cui condividiamo la dieta mediterranea, è strategica per entrambi: insieme possiamo rafforzare la nostra posizione nel mercato globale e promuovere uno stile di vita sano e sostenibile.
A tal proposito l’ambasciatore d’Italia in Tunisia, Alessandro Prunas, ha affermato che “il settore agroalimentare aggregato, che comprende agricoltura, industria, distribuzione e ristorazione, si struttura in una filiera di produzione e servizi che genera in Italia oltre 600 miliardi di euro di fatturato e contribuisce a circa il 32% del PIL, grazie al lavoro di 1,3 milioni di imprese e più di 3,6 milioni di occupati, con una crescita di tutti i principali indicatori di performance confermata nel 2023 (+7,1% del fatturato, + 6,6% dell’export). La catena del valore dell’agroalimentare italiano non è solo rappresentata dall’eccellenza dei prodotti alimentari e dai suoi marchi Doc, Igp e Docg, ma anche dalla tecnologia manifatturiera (primo comparto del manifatturiero italiano), dalla leadership nella produzione di impianti di trasformazione e di packaging, dalla capacità logistica e, non ultimo, da brevetti e innovazioni esportati in tutto il mondo”.
L’attenzione per i progressi tecnologici
Un mondo legato alla tradizione, alla convivialità, alla salute, al benessere della alimentazione, ma attento anche alla tecnologia, ai principi nutritivi e al know-how tecnologico. I principi della dieta mediterranea, oggi Patrimonio immateriale dell’Unesco, mettono da sempre al centro il benessere e la salute delle persone, con prodotti di assoluta qualità e dagli elevati standard di sicurezza alimentare. Questo è vero tanto per l’Italia quanto per la Tunisia, unite nella promozione della dieta mediterranea, che passa anche attraverso una strettissima collaborazione industriale.
In questo contesto, gli scambi Italia-Tunisia nel settore agroalimentare vedono l’Italia tra i primi Paesi fornitori UE, con una quota di mercato del 4,2%. “Il nostro Paese si colloca inoltre tra i principali Paesi investitori nel settore agroalimentare in Tunisia, con decine di imprese di alto profilo che garantiscono un impiego a migliaia di lavoratori. Una collaborazione che crescerà ancora di più nel futuro, grazie ai progetti attivati dal Piano Mattei, che individua la Tunisia come Paese prioritario e l’agricoltura come uno dei principali settori di intervento”, ha aggiunto l’ambasciatore Prunas.
Cibo di qualità
L’Italia è sinonimo di cibo di qualità e l’agroalimentare ne è la massima espressione. Con un fatturato di quasi 200 miliardi di euro e un export in costante crescita, il settore dimostra la sua vitalità e la sua capacità di innovare. Dai prodotti DOP e IGP alle ultime tecnologie di produzione, il made in Italy agroalimentare è un punto di riferimento a livello mondiale. L’integrazione con il settore agricolo e la forte presenza di piccole e medie imprese garantiscono la qualità e l’autenticità dei prodotti, rendendoli unici e apprezzati in tutto il mondo.
Tra le Associazioni rappresentative del settore Federalimentare che, all’interno di Confindustria, associa 13 associazioni di categoria e 6.850 imprese produttive impegnate a promuovere l’eccellenza alimentare del made in Italy e precisamente: ANCIT per il settore conserve ittiche, ANICAV per le conserve vegetali e alimentari, ASSALZOO per alimenti per animali, ASSICA per produttori di carni e salumi, ASSITOL per l’industria dell’olio, ASSOBIBE per produttori di bevande analcoliche, ASSOBIRRA per la birra e ancora ASSOCARNI per le carni, ASSOLATTE per il lattiero caseario, FEDERVINI per i vini, ITALMOPA per le farine, MINERACQUA per le acque minerali e UNIONE ITALIANA FOOD.
Italia e Tunisia legate da un filo rosso
Dalla tavola alla terra, l’Italia e la Tunisia sono unite da un filo rosso: la passione per il cibo e la valorizzazione dei prodotti locali. La dieta mediterranea, un patrimonio comune, ci insegna a nutrire il corpo e lo spirito con alimenti genuini e di qualità. Grazie a questa condivisione di valori, i due Paesi stanno costruendo un futuro sempre più prospero, basato sull’innovazione, sulla sostenibilità e sulla valorizzazione delle eccellenze agroalimentari. Un connubio vincente, che promette grandi soddisfazioni per tutti.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.