Kiev ferma il gas russo per l’Europa e inaugura la dipendenza energetica dal gas americano

Kiev ferma il gas russo per l’Europa e inaugura la dipendenza energetica dal gas americano

5 Gennaio 2025 0

Il 1° gennaio l’Ucraina ha fermato il transito di gas russo verso l’Europa. La Russia sarebbe disponibile a continuare le forniture, ma Zelensky è categoricamente contrario. Si apre così l’era della dipendenza energetica dagli Stati Uniti.

Zelensky ci rimette, ma per lui è una “sconfitta russa”

Zelensky ha dichiarato con entusiasmo che è una delle più grosse sconfitte di Mosca, perché adesso il transito di gas russo è pari a zero. Il presidente ucraino tralascia volutamente di dire che alla Russia restano ancora dei clienti asiatici piuttosto rilevanti (per usare un eufemismo), mentre da questa operazione l’Ucraina ci rimette 800 milioni di euro all’anno di diritti di transito. Zelensky inoltre accusa il Cremlino di aver usato l’energia come “un’arma” e di aver “cinicamente ricattato” i propri partner. Peccato che in questo momento a danneggiare i propri alleati sia lui, che con la decisione di chiudere i rubinetti provocherà come minimo un aumento dei prezzi del combustibile in tutta la UE. Per Kiev niente di male, anzi, afferma che occorre resistere all’isteria di alcuni politici europei che preferiscono gli schemi mafiosi con Mosca invece che una politica energetica trasparente.

Un grosso favore agli USA

Di trasparente per ora c’è solo il favore che il presidente ucraino ha fatto a Washington costringendo la UE alla dipendenza dagli USA e permettendo che pure Kiev ne diventi un cliente energetico. La scorsa settimana ha ricevuto infatti la prima fornitura di gas naturale liquefatto (GNL), a seguito dell’accordo ventennale fra la principale compagnia energetica privata ucraina, la DTEK, e l’americana Venture Global. Il primo carico corrisponde a circa 100 milioni di metri cubi gas, giunti via mare. Non hanno comunicato i volumi inseriti nel contratto di acquisto, ma per il momento si sa che le forniture sono garantite fino al 2026. Le autorità ucraine dicono che col gas americano sperano di rimediare a eventuali crisi energetiche a breve termine nel Paese e nell’Unione Europea. In altre parole, mentre tutta l’Europa si è sforzata materialmente per sostenere Zelensky, il suo ringraziamento concreto è andato agli USA.

Chi ci rimette di più nell’immediato

Il Paese più colpito oggi è la Slovacchia. Il premier Robert Fico ha pubblicato una lettera aperta a Bruxelles chiedendo di sostenere l’Ucraina con decisioni razionali e non con gesti autolesionistici e dannosi per la UE. Secondo lui vi sarà un grosso impatto finanziario in un periodo economico complicato. Così minaccia Kiev di ritorsioni, come l’interruzione delle forniture di elettricità. Ma Zelensky non si scompone, anzi lo sgrida: la Slovacchia è parte del mercato unico europeo dell’energia e Fico deve rispettare le regole comuni della UE. I due leader sono ai ferri corti. Lo si è visto nell’ultimo incidente verificatosi nel recente incontro di Bruxelles. Il primo ministro slovacco gli ha fatto presente che per colpa sua il Paese perderà 500 milioni di euro di diritti di transito annuali, ma quest’ultimo ha rilanciato offrendogli quella cifra sotto forma di patrimoni russi confiscati. Al tentativo di corruzione Fico ha risposto: “mai”.

Prospettive gravi per la Moldavia

La Moldavia è il Paese più povero d’Europa (insieme all’Ucraina) ed è funestata da una trentennale problematica che riguarda la sua regione più orientale, la Transnistria. Nonostante ciò, ma Bruxelles sta spingendo per ammetterla rapidamente dentro la UE. Come se non bastasse, oggi Chișinău si trova quasi al buio e tocca proprio alla UE aiutarla grazie a generose e volontarie contribuzioni. Bisogna dire però che il motivo della crisi energetica moldava non è solamente la decisione di Zelensky, perché vi è già un contenzioso di debiti con Gazprom. L’Ungheria invece non dovrebbe patire troppo, almeno nel breve termine, perché pur avendo anch’essa un contratto energetico con Mosca, riceve il combustibile russo tramite il gasdotto TurkStream, che serve pure Bulgaria e Serbia. Anche un’altra cliente russa, l’Austria, si era preparata per tempo all’eventualità della chiusura.

Ci rimetteranno tutti i cittadini della UE

Bruxelles ha annunciato di essere pronta a sopportare le conseguenze della chiusura dei rubinetti ucraini. Dalla Commissione fanno sapere infatti che l’impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento della UE sarà limitato. I tecnocrati hanno lavorato per più di un anno specificamente per uno scenario senza il gas russo in transito via Ucraina. La via di uscita dal problema è l’aver approntato infrastrutture continentali flessibili per garantire le forniture di gas non russo passando da rotte alternative. La soluzione finale però è quella di aver trasformato la UE nel principale cliente del GNL americano. Insomma, tanto strepito mediatico e politico per “liberare” l’Europa dal giogo energetico di Mosca, avendo in mente di passare alla dipendenza del grande fratello americano. Ecco la vera statura degli attuali governanti europei.

Ci guadagnano gli americani

I dati dicono che nel 2024 l’Europa ha assorbito il 55% delle esportazioni di GNL dagli USA, col restante 34% in Asia e l’11% in Sud America. Ne illustra le implicazioni Daniel Yergin, saggista ed economista statunitense nonché vicepresidente della S&P Global, società finanziaria di New York che possiede tra l’altro l’agenzia di rating Standard&Poor’s. Il GNL aggiunge una nuova dimensione all’influenza e al posizionamento geopolitico degli USA nel mondo. Ed è un mondo meraviglioso, ci spiega Yergin, perché le forniture americane sono disponibili come risposta alla crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino. Addirittura il GNL americano è fondamentale nella transizione energetica globale, come complemento nella crescita delle rinnovabili e nella decarbonizzazione. Perbacco, invece di lamentarci, noi europei dovremmo ringraziare! Il 1° gennaio l’Ucraina ha fermato il transito di gas russo verso l’Europa. Si apre così l’era della dipendenza energetica dagli Stati Uniti.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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