Israele continua a uccidere minori in Cisgiordania e Gaza

Israele continua a uccidere minori in Cisgiordania e Gaza

24 Luglio 2024 0

Un bambino palestinese della città di Balaa, a est di Tulkarem, in Cisgiordania è morto dopo essere stato ferito dai proiettili delle forze israeliane, circa due settimane fa. Fonti locali hanno riferito che il bambino Saif Amir Sadr, 13 anni, è stato ferito dai proiettili delle forze d’occupazione nella città di Maithalun, a sud di Jenin, ed è stato trasferito all’ospedale Rafidia, a Nablus, dove è morto ieri sera a causa delle ferite.

La scorsa notte, le forze israeliane hanno preso d’assalto il villaggio di Tulkarem. L’Agenzia di stampa palestinese (Wafa) ha riferito che i veicoli militari israeliani hanno preso d’assalto Tulkarem dal suo asse occidentale, verso il sobborgo di Ezbet Jrad, a est della città, circondando un edificio nella zona residenziale, sorvolata con aerei da ricognizione.

Arrestati molti minorenni

Dopo aver fatto irruzione nell’edificio, le forze israeliane hanno arrestato e prelevato forzatamente un certo numero di giovani tra cui si teme ci siano anche minori. Testimoni hanno riferito che i droni dell’occupazione hanno bombardato un appartamento residenziale nell’edificio assediato, mentre pattuglie delle forze occupanti vagavano per le strade di Al Ezbet e rimangono di stanza nelle vicinanze di Hawouz, mentre si sentivano voci strazianti sotto i colpi di arma da fuoco pesanti.

Nel frattempo, le forze israeliane hanno spinto nella zona di Ezbet altri veicoli militari e bulldozer, passando per la rotonda Khadouri e la rotonda Al Salam in città. Le forze di occupazione si erano ritirate ieri pomeriggio dalla città di Tulkarem e dal suo campo dopo un’aggressione durata più di 15 ore, che ha lasciato almeno cinque civili uccisi, tra cui una donna e sua figlia.

L’esercito israeliano ha anche preso d’assalto la città di Ya’bad e i villaggi di Jalqamous, Zabuba e Rummana, il monastero di Abu Daif e Umm al Tut nel Governatorato di Jenin mentre Gerusalemme continua ad essere testimone di raid e incursioni quotidiane da parte delle forze di occupazione e dei coloni, accompagnati da scontri e arresti.

Sfollamenti di massa

Le Nazioni Unite hanno confermato ieri che 150.000 persone sono state sfollate dalla città di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, in un solo giorno. Il portavoce Stephane Dujarric ha spiegato che 150.000 persone sono state costrette a fuggire da Khan Yunis verso zone prive di infrastrutture, senza portare con sé oggetti o averi, dopo che l’esercito israeliano ha emesso ordini di evacuazione immediata.

Il funzionario ha aggiunto che gli ordini di evacuazione “mettono sottosopra la vita delle persone”, sottolineando che il limite di tempo concesso ai cittadini palestinesi per evacuare dopo aver emesso gli ordini è molto breve, poiché i volantini vengono inviati poco prima dell’attacco, il che aumenta il rischio per la vita delle persone.

Da parte sua, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha confermato che un numero maggiore di civili è fuggito da alcune zone di Khan Yunis, a seguito di un ordine di evacuazione emesso dalle autorità di occupazione e della conseguente intensificazione dei bombardamenti, rilevando che alcune delle zone interessate dall’evacuazione dispongono di centri sanitari e decine di punti per la distribuzione di cibo e la fornitura di pasti, che hanno tutti smesso di funzionare.

Denunciati bombardamenti senza possibilità di evacuazione

Ieri, lunedì, le forze di occupazione hanno costretto i cittadini palestinesi ad evacuare vaste aree dei quartieri orientali della città di Khan Yunis, in concomitanza con intensi bombardamenti aerei e di artiglieria sulla zona, senza dare ai palestinesi l’opportunità di prepararsi all’evacuazione, che ha portato alla morte di 89 persone e al ferimento di altri 263, mentre altre 68 persone risultano scomparse.

Circa una settimana fa, Israele aveva commesso un massacro nell’area di Mawasi, affollata di comunità sfollate a Khan Yunis, un’area che l’occupazione aveva precedentemente dichiarato zona sicura, provocando la morte di 90 palestinesi e il ferimento di altri 300.

Dieci mesi di massacri

Questi attacchi possono essere considerati “crimini di genocidio” commessi da Israele contro civili palestinesi indifesi per il decimo mese consecutivo. Possono essere considerati tali soprattutto perché i suoi attacchi brutali prendono di mira aree dedicate agli sfollati che aveva precedentemente riconosciuto come aree sicure. Ma non solo, si pensi al deliberato bombardamento di edifici residenziali, quartieri e case abitate, provocando intenzionalmente il maggior numero di martiri e feriti possibile.

Ormai è sistematica la distruzione di infrastrutture civili e vitali

L’aggressione senza precedenti contro la Striscia di Gaza continua dallo scorso 7 ottobre, lanciando dozzine di attacchi aerei e bombardamenti via terra e via mare, commettendo sanguinosi massacri contro i civili palestinesi, lasciando decine di migliaia di martiri, feriti e dispersi e causando la massiccia distruzione di infrastrutture e strutture vitali, oltre alla catastrofe umanitaria.

Pratiche ben documentate dalle decine di giornalisti palestinesi presenti nella striscia di Gaza, dal 7 ottobre in cui ha avuto inizio l’ultima escalation del conflitto israeliano palestinese, molti di loro sono stati uccisi mentre altri hanno preferito lasciare il Paese per portare avanti, con le loro testimonianze, le denunce dei crimini israeliani a livello internazionale.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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