In Finlandia si chiedono che senso abbia ampliare la UE se prima l’Ucraina non risolve i problemi di corruzione e di libertà di opinione
In Finlandia si chiedono quali debbano essere le giuste modalità di adesione dei potenziali nuovi membri dell’Unione Europea, nella prospettiva dell’ingresso di Moldavia e Ucraina. Yle riporta le riflessioni di Tyyne Karjalainen, la quale si interroga se sia opportuno far entrare altri Paesi proprio oggi e quali cambiamenti profondi debba affrontare la UE per uscire indenne da tali processi. Se da un lato Bruxelles vuole assorbire i vicini orientali per non lasciarli all’influenza russa, dall’altro un’Unione troppo tollerante verso delle “criticità” dei nuovi Stati membri rischia di perdere di senso o addirittura di sfaldarsi.
Finché la Russia non ha cominciato la sua “operazione speciale”, l’allargamento non sembrava una priorità per l’Unione Europea. Nei Balcani occidentali vi sono Paesi che da tanti anni stanno aspettando che il loro processo di adesione acquisisca slancio. Tuttavia, una volta scoppiate le ostilità, molti Stati hanno iniziato a credere che la UE debba ripensare le sue priorità: adesso non vogliono lasciare i Paesi confinanti con l’Unione nelle mani della Russia, vulnerabili alla sua influenza o a un’aggressione. Le persone pensano che tali Paesi siano in una posizione più debole finché non diventano membri o inclusi nel processo di adesione, afferma Tyyne Karjalainen, ricercatrice dell’Istituto di Politica Estera. È stata una grossa inversione di rotta per l’Ucraina e per la Moldavia, e al tempo stesso ha dato impulso al processo nei Paesi dei Balcani occidentali.
Rinnovamento sia per l’Unione che per i nuovi membri
Il rapporto di Tyyne Karjalainen per l’Istituto di Politica Estera presenta tre scenari dell’allargamento della UE nei prossimi dieci anni. Anzitutto, la relazione indica la necessità di un rinnovamento sia all’interno della stessa UE sia nei potenziali Stati membri. Occorre armonizzare le leggi, rafforzare la democrazia, sradicare la corruzione e far funzionare le istituzioni in modo trasparente.
La Karjalainen fa l’esempio dell’Ucraina: Kiev deve ridurre l’influenza degli oligarchi, rinforzare il sistema giudiziario e garantire la libertà dei media.
Tre scenari per l’allargamento
Se nei confronti dell’allargamento Bruxelles continua a seguire la stessa linea rigida degli ultimi dieci anni, rischia di far perdere ai suoi vicini orientali la voglia di entrare. E allora sì che in essi l’influenza russa può aumentare. Un altro scenario è quello di una UE che si affretta ad approvare altri Paesi senza un rinnovamento adeguato al suo interno e nemmeno dentro ai nuovi membri. Ciò potrebbe far impantanare i processi decisionali o addirittura far perdere di senso all’Unione o portarla alla dissoluzione.
Il terzo scenario prevede un ampliamento di successo, che permetta il consolidamento statale dei nuovi membri e una maggiore flessibilità e sostenibilità dei meccanismi decisionali dell’Unione. All’interno della UE l’allargamento a nuovi Paesi comporta dei cambiamenti nei processi decisionali e nel budget. Quindi è qualcosa che riguarda anche la Finlandia. Se si aggiungono altri punti di vista, allora serve una maggiore flessibilità. I meccanismi decisionali dovranno essere modificati per far sì che le decisioni vengano raggiunte anche con così tanti membri, dice la Karjalainen. La Finlandia potrebbe vedersi tolti dei diritti già acquisiti, come ad esempio il diritto di veto. Dovrà essere rivista la distribuzione dei parlamentari per Stato membro e sarà difficile avere ancora un commissario per Paese, perché diventerebbero troppi. Anche i costi potrebbero salire e il budget dovrà essere redatto in modo da facilitare l’integrazione dei nuovi membri. La Karjalainen fa notare che l’Ucraina è un Paese vasto nel quale l’agricoltura è particolarmente sviluppata. Sottolinea inoltre che finora l’allargamento è sempre stato visto come compatibile con la politica estera finlandese. Helsinki ritiene che sia la maniera migliore per garantire pace e stabilità in Europa, asserisce.
La possibilità dell’adesione graduale
Una delle possibilità avanzate sia dai ricercatori finlandesi che dai leader dell’Unione è di far aderire i nuovi membri in maniera graduale, a piccoli passi. In questo modo i Paesi-candidati non diventerebbero membri a pieno titolo tutto in una volta dopo un’attesa decennale, ma potrebbero ricevere determinate forme di diritti nel corso del processo, man mano che soddisfano questi o quei criteri, spiega la Karjalainen. Potrebbe trattarsi ad esempio della partecipazione ai processi decisionali a proposito di determinate materie o di ottenere delle quote di finanziamenti. Sono tutte questioni sulle quali i politici finlandesi preposti a decidere dovranno prima o poi iniziare a elaborare una posizione, dice. La Finlandia tradizionalmente ha sempre prestato grande attenzione ai criteri per l’adesione, quindi in futuro rimarrà fedele a questo approccio. Conclude la Karjalainen: Nessuno vuole un’altra Polonia o un’Ungheria. Helsinki però deve formare una posizione e pensare a quale debba essere l’approccio finlandese. Vi sono poi dei Paesi-candidati che vorrebbero sapere se la Finlandia possa avere un ruolo più attivo in questo processo.
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