Il popolarismo e il potere dei senza potere. La questione cattolica vista dal Meeting di Rimini. I credenti e un’altra centralità da ritrovare in politica

Il popolarismo e il potere dei senza potere. La questione cattolica vista dal Meeting di Rimini. I credenti e un’altra centralità da ritrovare in politica

31 Agosto 2022 0

“I cattolici italiani non sembrano rappresentare un interlocutore nel paese”. Secondo il professor Andrea Riccardi, leader della Comunità di Sant’Egidio, questa è la “Questione cattolica” che caratterizza il tempo che stiamo vivendo. Lo scorso 17 agosto, in editoriale sul Corriere della Sera che ha sollevato un certo dibattito, ha rilevato che ci sia una “centralità da ritrovare in politica” per quella “Chiesa del fare, del pregare, dell’intreccio di legami sociali che c’è in Italia” che “eppure è la più grande rete sociale nel paese, come si si è visto durante il Covid e nei momenti di faticosa coesione sociale”. Per il già ministro per l’Integrazione del governo Monti, però, “Oggi la Chiesa sembra vivere parecchio dentro il quadrato ecclesiastico, nonostante gli inviti di papa Bergoglio a uscire, mentre i vescovi (rimasti l’unica classe dirigente cattolica con l’impallidire dei laici cattolici) stentano a prendere la parola. Colpisce che nelle messe domenicali, non si senta pregare per la pace mentre c’è la guerra in Ucraina. Spesso i discorsi ecclesiali non parlano alla vita comune”.

Una parziale smentita di questa diagnosi, pur rimanendo tutta intera l’assenza di una originale declinazione in senso popolare del contributo politico dei credenti al “bene comune”, ci sembra venire da quello che si è confermato, anche nella sua quarantatreesima edizione appena andata in archivio, il principale evento culturale italiano di caratura e prospettiva internazionale: il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli di Rimini (20-25 agosto). Opera del carisma di Comunione e Liberazione, nel centenario della nascita del fondatore del movimento, quest’anno ha scelto per titolo proprio l’elemento che ha scaturito e generato il cristianesimo per don Luigi Giussani: “Una passione per l’uomo”. In particolare, nel senso in cui l’espressione fu usata nel suo intervento al Meeting del 1985. Chiarì, infatti, il sacerdote brianzolo di fronte alla platea di Rimini che “Il cristianesimo non è nato per fondare una religione, è nato come passione per l’uomo. Allora si capisce che se Cristo parlava del Padre, se parlava del bambino, se tendeva con particolare cura lo sguardo all’ammalato, al povero, era perché povero, bambino o ammalato erano, fra tutti, i meno difesi, coloro che meno avrebbero, potuto imporre se stessi; proprio per questo ne sottolineava la presenza, perché il loro valore era indipendente dalla loro capacità di potere o di servire al potere”. 

Per quanto possa apparire paradossale, riferendosi a una manifestazione che ha visto partecipare leader a livello mondiale, compresi attuali e futuribili inquilini di Palazzo Chigi (molto si è discusso sui media, forse troppo, sugli egualmente calorosi applausi a Giorgia Meloni e Mario Draghi), dalla Fiera di Rimini ci viene rimandata tutt’intera la potente faccenda del “potere dei senza potere”, per dirla con il titolo di un libro di Václav Havel tanto caro a generazioni di ciellini. Non sfugge a chi scrive che numerose – e non di oggi – sono le trasversali critiche rivolte all’eccessiva benevolenza verso i potenti non solo politici (anche interne al movimento, quelle del giornalista Antonio Socci le più pungenti), ma davvero l’evidenza che emerge dalla Fiera di Rimini è che una rinvigorita passione per l’umano – una passione che non è mai pre-politica – possa esattamente far scaturire la nuova centralità che i cattolici possano avere nella società italiana. Una posizione che è in qualche modo emersa dall’intervento del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, nel quale ha evocato il Pasolini critico dell’omologazione nel centesimo dalla nascita dello scrittore. Non meno nell’incontro di apertura, incentrato sulla “passione di conciliare”, con tre “artigiani della pace”: il cardinale Dieudonné Nzapalainga (Arcivescovo di Bangui, Centrafrica), monsignor Paolo Pezzi (Arcivescovo Metropolita della Madre di Dio a Mosca) e il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa. Una condivisione di esperienze, questo intenso momento che ha dimostrato come “La Chiesa si è sempre impegnata per il superamento delle contrapposizioni e della violenza, cercando di favorire il dialogo e il perdono” e come sia decisivo“Testimoniare questa passione di conciliare anche in situazioni che sembrano irrisolvibili è più che mai necessario per sostenere tutti coloro che vogliono costruire la pace a partire della loro vita”.

Come ha ben spiegato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, uno dei soggetti che animano l’esperienza riminese, in riferimento al Rapporto da essa recentemente stilato, “la cultura sussidiaria è anche la strada maestra per il rinnovamento dei partiti che devono tornare a essere protagonisti come corpi intermedi in nesso organico con le realtà di base. Da queste realtà i partiti devono trarre proposte per la legislazione e il governo, discuterle, non nei talk show, ma in regolari congressi dopo un lavoro di approfondimento, tornare a confrontarsi in un Parlamento non più marginale. Insieme alle realtà sociali, gli altri due principali ambiti in cui si è educati a una posizione di ricerca della verità e del bene comune, in cui si impara a partecipare alla vita pubblica sono la scuola e il lavoro, che rappresentano quindi delle priorità”.

Recuperando il meglio della “contaminante disseminazione” che fu la cifra del ruinismo, praticandolo però come dialogo che non si autopreclude l’unità in un movimento popolare, in tutte le accezioni di questo aggettivo, secondo la strada indicata dal Meeting, i cattolici posso uscire dall’afasia. Con passione all’uomo concreto, costruendo una presenza di giudizio pubblico che sia possibilità di relazione e non reattiva polemica. Così essendo connessi e connettivi. Nuovamente (in modo nuovo, piuttosto che di nuovo).

Per superare la contraddizione individuata da Ernesto Galli della Loggia, ieri, ancora sul Corsera – “In Italia esiste un mondo cattolico che pensa, che scrive, che produce opere di ogni genere: ma nel discorso pubblico è un mondo pressoché assente” – bisogna esplorare tutte le prospettive del “potere dei senza potere”. Potrebbe sorgere così, oltre i politicismi, una nuova centralità popolare. La centralità di cattolici consapevoli di essere indispensabili interlocutori.  

Marco Margrita
Marco Margrita

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