Il cancelliere tedesco Scholz boccia l’ultimo pacchetto di aiuti militari a Kiev

Il cancelliere tedesco Scholz boccia l’ultimo pacchetto di aiuti militari a Kiev

12 Gennaio 2025 0

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha bloccato l’approvazione di un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina, che con tutta probabilità sarebbe stato l’ultimo prima delle elezioni indette per febbraio.

I dissensi interni

I dissidi nelle stanze del potere di Berlino sono ormai usciti allo scoperto anche per quanto riguarda i temi più scottanti, come l’assistenza all’Ucraina. La scorsa settimana il giornale tedesco Der Spiegel ha rivelato che l’idea per l’ennesimo programma di aiuti militari, quello bloccato dal cancelliere, era nata subito dopo la rottura della cosiddetta coalizione “semaforo” lo scorso novembre. Fautori del pacchetto sono il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, appartenente al partito dei Verdi, e il ministro della Difesa Boris Pistorius dei Socialdemocratici (SPD), il medesimo partito di Scholz. I due ministri intendevano assicurarsi l’approvazione parlamentare prima delle elezioni anticipate di febbraio, ma il nein del cancelliere è irremovibile. Citando fonti interne all’SPD, Spiegel riferisce che le discussioni sono durate settimane: i ministri argomentavano che il pacchetto sarebbe stato un importantissimo segnale del “sostegno incrollabile” alla causa ucraina, ma Scholz lo considerava comunque come non necessario.

Il contenuto del pacchetto

Gli alleati più devoti di Zelensky a Berlino temono che col ritorno di Trump si esaurisca rapidamente il supporto americano a Kiev. Proprio la Germania è il secondo contributore dello sforzo bellico ucraino dopo gli USA, con una somma totale pari a 28 miliardi di euro, tra armamenti inviati e forniture già programmate. Il pacchetto ideato da Baerbock e Pistorius, con un valore di circa 3 miliardi, avrebbe dovuto comprendere munizioni da artiglieria, missili Patriot e pure dieci carri armati e tre sistemi di difesa aerea IRIS-T, tutte armi considerate di vitale importanza nelle circostanze attuali. Tuttavia Scholz insiste sul fatto che agli ucraini bastano i 4 miliardi già destinati nel bilancio 2025, a cui si aggiungono gli altri 50 derivanti dall’utilizzo dei patrimoni russi congelati dall’Unione Europea. Nonostante il desiderio dei ministri, evidentemente Berlino non può dare di più. O comunque non dovrebbe, come reputa il cancelliere.

Le ragioni del cancelliere

Alla base del diniego di Scholz vi sono infatti soprattutto ragioni politiche. Siamo di fatto in campagna elettorale e il leader dei Socialdemocratici teme l’ennesimo contraccolpo in termini di popolarità, qualora annunciasse l’invio all’Ucraina di altri armamenti, cioè di altri miliardi dei contribuenti tedeschi. Costoro sono stanchi delle conseguenze negative del conflitto sull’economia e sul futuro del Paese. Dunque vedrebbero un altro pacchetto di armamenti verrebbe visto come il desiderio di Berlino che la guerra continui a oltranza. Certo, Scholz non ha dimenticato il suo alleato Zelensky. Almeno a parole gli ha segnalato che non smetterà di aiutarlo, sebbene con qualche riserva. In un videomessaggio di capodanno ha infatti dichiarato: Vi assicuro che non lasceremo l’Ucraina da sola e che continueremo a sostenerla come nessun altro in Europa, e che manterremo la mente lucida per impedire che il conflitto si allarghi.

Prima gli ucraini!

I contrasti fra le correnti dei partiti continueranno probabilmente fino alle elezioni. Basti pensare che al gruppo di contatto per l’Ucraina, appena riunitosi a Ramstein, in Germania, presso la base americana più grande in Europa, il Ministro Pistorius ha annunciato di aver reindirizzato a Kiev 50 missili IRIS-T, che ufficialmente avrebbero dovuto essere prodotti per l’esercito tedesco. E invece, afferma Pistorus, li forniremo all’Ucraina prima di ricostituire le nostre scorte. A inizio gennaio, invece, si sono avuti battibecchi coi cristiani-democratici (CDU), quando il loro esponente Roderich Kiesewetter ha asserito la presenza di segnali di un prossimo viaggio di Scholz a Mosca per incontrare Putin. D’altronde gli aveva telefonato a novembre. E oggi in campagna elettorale si sta posizionando come “cancelliere di pace”, desideroso sia di appoggiare Zelensky che di trattare col Cremlino. Scholz ha negato l’ipotesi di un summit, accusando la CDU di scorrettezza nel diffondere tali voci.

La crisi del governo federale

Le difficoltà del governo della “coalizione semaforo” erano iniziate già nel 2023, con la debacle alle regionali in Assia e in Baviera. Anche le europee dello scorso giugno avevano dato risultati poco soddisfacenti. I contrasti su diversi temi di rilievo, particolarmente in ambito economico, erano sfociati nel licenziamento del ministro delle Finanze Christian Lindner, del Partito Liberale Democratico (FDP). Ne è seguito un voto di fiducia che ha punito Scholz. Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha quindi sciolto il Bundestag e indetto le elezioni parlamentari per il 23 febbraio. Ha motivato così il suo atto: Specialmente in tempi difficili come questi, la stabilità esige un governo in grado di agire e maggioranze affidabili in Parlamento. Il cancelliere tedesco Scholz ha bloccato l’approvazione di un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina, che con tutta probabilità sarebbe stato l’ultimo prima delle elezioni indette per febbraio.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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