I toni trionfalistici sulla missione italiana a Tripoli lasciano spazio all’amara realtà in Libia

I toni trionfalistici sulla missione italiana a Tripoli lasciano spazio all’amara realtà in Libia

31 Gennaio 2023 0

I toni trionfalistici del governo italiano sulla recente visita in Libia stanno lasciando spazio all’amara realtà sul terreno. L’Eni mantiene e rafforza il suo primato in Libia, dove è il principale produttore internazionale di idrocarburi, dopo l’accordo siglato con la National Oil Corporation (NOC), nell’ambito della visita a Tripoli della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a cui hanno preso parte anche il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, (entrambi già precedentemente impegnati in una visita in Tunisia) e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.

Con la firma di sabato, il gruppo e NOC, storico partner statale del paese che ha permesso all’italiana Eni di continuare ad operare sul posto malgrado le difficoltà di questi anni, avvierebbero 8 miliardi di dollari di investimenti. L’accordo “è un chiaro segnale che il settore petrolifero in Libia è privo di rischi e porterà il nostro Paese ad essere tra i Paesi produttori di petrolio e gas al mondo“, ha spiegato il presidente della Noc, Farhat Bengdara. Tuttavia la realtà è tutt’altro che rosa e fiori. Poche ore dopo la partenza della delegazione italiana, gruppi di manifestanti hanno preso d’assalto gli impianti di Mellitah, portando ad una riduzione della produzione di circa il 50% secondo quanto riferito da Libya Observer.

La presenza di Eni in Libia

Nel paese, dove è presente dal 1959, Eni ha prodotto 9,3 miliardi di metri cubi di gas. Di questi, poco meno di un terzo è arrivato in Italia attraverso il gasdotto Greenstream (lungo 520 km e che ha il suo terminal di arrivo a Gela), mentre 6,8 miliardi di metri cubi sono stati destinati al mercato domestico, per la generazione di elettricità. La produzione equity in quota Eni nel paese, attraverso la joint venture paritetica con Noc, è stata di 165.000 barili di petrolio equivalente al giorno nel 2022. Il progetto previsto dall’accordo, sottolinea l’Eni, avrà importanti ricadute sull’economia locale. “Contribuirà – ha spiegatoDescalzi – allo sviluppo e alla creazione di lavoro nel paese“.

Denominato ‘Strutture A&E’, è il primo di grandi dimensioni ad essere sviluppato nel paese dall’inizio del 2000. Per Bengdara le loro “riserve si avvicinano tra 6 trilioni di piedi cubi di gas e una capacità di produzione da 750 a 800 milioni di piedi cubi di gas al giorno per un periodo di 25 anni“. I due giacimenti a gas, localizzati nel Mediterraneo al largo di Tripoli, vedranno la produzione iniziare nel 2026 fino a un plateau di 750 milioni di piedi cubi di gas standard al giorno. È prevista anche la costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (Ccs) a Mellitah, che consentirà una significativa riduzione dell’impronta carbonica complessiva, in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni.

Le forti opposizioni all’accordo italolibico

Il nuovo accordo però non ha visto solo l’opposizione di manifestanti locali, ma anche del ministro del Petrolio e del Gas nel governo di Unità Nazionale, Mohammed Aoun, che non ha presenziato alla cerimonia di sabato nella capitale libica. Il ministero del Petrolio e del Gas libico ha ribadito la sua contrarietà all’accordo con Eni, perché “portando la quota del partner estero al 37% invece dell’attuale 30%” “viola la disciplina giuridica prevista dalla Legge del Petrolio e dalla legge istitutiva della National Oil Company (Noc)“.

Il Ministero del Petrolio e del Gas afferma che l’accordo è stato concluso in una completa violazione della legislazione giuridica che richiede l’approvazione preventiva del Ministero del petrolio e del gas per aumentare la quota del partner straniero, e a sua volta, la trasmissione al governo, ma questo non è avvenuto” si legge in un comunicato del ministero guidato da Aoun, che ieri non era presente agli incontri perchè aveva già dichiarato precedentemente che l’intesa sarebbe “sbilanciata” a favore dell’Italia. Anche l’esperto legale Othman Al-Hudhairi ha dichiarato che l’accordo della National Oil Company con Eni è illegale per via della “mancata presentazione al governo dell’accordo da parte del Ministro del Petrolio e del Gas secondo la normativa vigente“. Già lo scorso dicembre il Ministero del Petrolio aveva dato un parere negativo sull’accordo, invitando il capo della NOC a motivare con i dati quali sarebbero i vantaggi per la parte libica di tale accordo. Il Ministero del Petrolio e del Gas si è già impegnato a seguire le vie legali in tutte le sue operazioni, essendo l’organo legalmente responsabile davanti alle autorità legislative e di vigilanza della Libia.

L’eccitazione del premier Meloni

Positiva missione del Governo italiano a Tripoli. Siglati importanti accordi su cooperazione, energia e contrasto all’immigrazione irregolare. Abbiamo inoltre espresso piena disponibilità a favorire il percorso verso legittime elezioni e stabilizzazione della Libia“. Aveva dichiarato la presidente del Consiglio Meloni, che in conferenza stampa congiunta col premier Dabaiba ha affermato che il “Green stream è uno strumento fondamentale per le fonti di approvvigionamento di gas. L’Italia vuole essere hub per intera Europa e la Libia è un partner fondamentale. L’Eni è in Libia dal 1956 ed ha contribuito alla storia del paese“.

Dabeiba, da parte sua, ha affermato che la stabilità può porre fine ai periodi di transizione e portare a elezioni nazionali eque e inclusive, aggiungendo sabato in una conferenza stampa congiunta con la visita del primo ministro italiano Meloni a Tripoli che la posizione italiana è chiara, ed intende ridurre la tensione nel Mediterraneo attraverso il dialogo con tutti gli attori coinvolti alla ricerca di un approccio condiviso. Insomma tutto sarebbe stato bellissimo se la Libia non fosse divisa tra amministrazioni rivali e avesse un governo legittimamente eletto.

Ma purtroppo così non è. Il giorno prima della missione italiana a Tripoli il Primo Ministro del governo parallelo riconosciuto dal Parlamento, il misuratino Fathi Bashagha, aveva accusato l’Italia di opportunismo, promettendo di ricorrere alla Magistratura. Sebbene il Parlamento libico sia in carica da quasi dieci anni e sia tra i maggiori responsabili del ritardo del momento elettorale, la visita della Meloni a Tripoli ha destabilizzato ulteriormente la situazione.

Un accordo che si scontra con il LPDF

Infatti, secondo le conferenze di Berlino 1 e 2, e il documento finale del Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) al governo di unità nazionale non è permesso di stringere accordi con altri Paesi. L’articolo 6 paragrafo 10 della “Road-map per la fase preparatoria di una soluzione globale” sulla base della risoluzione 2510 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che recepisce le conclusioni della Conferenza di Berlino tenutasi nel gennaio 2020, chiedendo la creazione di un Consiglio di Presidenza e di un governo di unità nazionale al fine di spianare la strada alla fine del periodo di transizione attraverso elezioni presidenziali e parlamentari libere, trasparenti e credibili, afferma che “durante la fase preparatoria, l’autorità esecutiva non prende in considerazione accordi o decisioni nuovi o precedenti che pregiudichino la stabilità delle relazioni estere dello Stato libico o imponga allo stesso obblighi a lungo termine”.

Una norma considerata dai tribunali libici quando si sono pronunciati contrariamente ai recenti memorandum tra Tripoli ed Ankara. Ma a sorprendere questa volta è che a protestare contro l’accordo tra NOC ed Eni non sia il Parlamento libico, bensì un ministro dello stesso Governo Dabaiba, il quale ha affermato di avere fiducia nella capacità dell’Italia di lavorare per la stabilità della Libia, soprattutto dopo gli sforzi della Meloni per unificare in qualche modo i punti di vista dei Paesi interessati a sostenere la pace in Libia, aggiungendo di aver discusso dello sviluppo della cooperazione tra Libia e Italia sul campo dell’immigrazione clandestina, la cooperazione economica, il sostegno agli sforzi della missione Onu e dell’inviato Onu Abdoulaye Bathily e il rafforzamento della cooperazione congiunta attivando il trattato di amicizia siglato tra Libia e Italia nel 2008.

Il nodo elezioni 

La Presidente Meloni ha espresso l’auspicio che il Governo di unità nazionale si impegni a tenere al più presto le elezioni parlamentari e presidenziali nell’ambito del piano delle Nazioni Unite, sottolineando la necessità di affrontare i numeri dell’immigrazione clandestina proveniente dalla Libia verso l’Italia, che recentemente è aumentata, sottolineando che ci sono “influenze esterne che lavorano per destabilizzare la situazione in Libia“, e sottolineando che la Libia è un partner strategico per l’Italia.  “L’Italia lavorerà per ricostruire l’aeroporto internazionale di Tripoli e l’autostrada, tra i progetti infrastrutturali a cui l’Italia parteciperà in tutta la Libia“, ha detto Meloni, riferendosi alla discussione sul ritorno dei voli diretti tra i due Paesi.

L’incontro tra ministri degli Interni sui flussi migratori

Il Ministro dell’interno italiano ha avuto un proficuo incontro con il suo omologo, Imad Mustafa Trabelsi.  Durante il confronto tra il titolare del Viminale e il miliziano di Zintan sono stati condivisi importanti propositi di collaborazione tra i due Paesi sui temi della gestione dei flussi migratori, della lotta al terrorismo e del contrasto al narcotraffico. A giorni prenderanno avvio i lavori di una task Force congiunta, con una prima riunione a Roma. I due ministri hanno riferito che manterranno contatti continui per seguire lo sviluppo delle attività.

Sul fronte migranti “crediamo che si debba e si possa fare di più. Abbiamo parlato e stiamo discutendo di come potenziare gli strumenti per combattere i flussi illegali. È un tema che non riguarda solo l’Italia e la Libia ma deve riguardare l’Ue nel suo complesso“. Ha aggiunto la presidente Meloni.  “La cooperazione europea verso il nord Africa è il modo strutturale per affrontare il tema delle migrazioni, consentendo alle persone di crescere e di prosperare nelle loro nazioni. È uno dei temi che il prossimo Consiglio europeo affronterà: difesa della dimensione esterna, cooperazione con le nazioni del nord Africa, priorità alla rotta del Mediterraneo centrale come richiesto dall’Italia“, ha aggiunto.

Il Vice Presidente e ministro degli Esteri italiano ha firmato un memorandum d’intesa tra il Governo italiano e quello libico per la consegna di cinque vedette finanziate dall’Ue. Ha dichiarato Tajani, assicurando che così “rafforziamo la cooperazione con la Libia, anche per contrastare i flussi d’immigrazione irregolare“.  Anche qui, inutile dire chi siano i guarda coste libiche e quali effetti questo sostegno abbia sortito negli ultimi anni.

Martin King
Martin King

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici