I mercenari sudamericani di Kiev, soldati di “sventura” esposti ai rischi peggiori

I mercenari sudamericani di Kiev, soldati di “sventura” esposti ai rischi peggiori

21 Dicembre 2023 0

I sudamericani andati a mettersi al servizio di Kiev nel corso dell’ultimo anno si sono trasformati rapidamente da aspiranti mercenari a “soldati di sventura”. Il destino che li attende al fronte spesso è atroce. Maltrattati dalle autorità ucraine e rinnegati dai propri governi (visti i profili di illegalità del reclutamento), vengono assegnati ai compiti più rischiosi e paurosamente simili all’effettuazione di crimini di guerra.

Colombiani bisognosi di denaro

Gli esempi più tristi dei sudamericani andati a combattere per Kiev sono forse quelli dei veterani colombiani. Storie particolarmente amare di uomini spinti da impellenti necessità finanziarie, morti al fronte prima di poter mandare a casa la paga promessa per salvare la casa pignorata o la famiglia in stato di bisogno. Soldati uccisi per una causa che non sentivano propria; adesso le loro mogli vedove e i loro figli orfani non ricevono la benché minima considerazione dal Paese per il quale hanno combattuto.

La prospettiva di tremila dollari al mese dati dall’esercito ucraino era troppo allettante, essendo il triplo dello stipendio che ricevevano in patria. Oggi la Colombia ha uno degli eserciti più numerosi delle Americhe: decenni di scontri con i cartelli della droga e le bande dei ribelli hanno forgiato soldati di grande esperienza e ne hanno formati tanti. Tuttavia, anche per uomini con tale preparazione l’attuale guerra di trincea in Ucraina risulta molto dura e rischiosa, perciò l’incentivo economico cresce di importanza nell’attirare nuovi miliziani stranieri. I colombiani hanno cominciato ad affluire l’anno scorso, nel momento in cui si ritiravano i volontari occidentali motivati dall’idealismo e poi scoraggiati dalla realtà della guerra contro i russi.

Secondo Cristian Pérez, ex tiratore scelto dell’esercito di Bogotá, nessun dei colombiani è andato là per difendere la democrazia. Non credo che abbiano mai nemmeno sentito parlare dell’Ucraina prima della guerra. Si tratta solo di motivazioni economiche.

Un numeri alto di deceduti

Le autorità ucraine forniscono col contagocce i dati sui loro soldati impiegati, feriti o uccisi. Dunque non si prendono certo la briga di precisare quanti foreign fighters siano arrivati o quanti ne siano morti. È un argomento scottante anche e soprattutto per gli Stati ai quali appartengono i mercenari. Nel caso della Colombia, il governo di Bogotá afferma che costoro non hanno più alcun legame con le istituzioni statali.

Dunque è possibile solamente fare delle stime: il New York Times ha recentemente raccolto la testimonianza di un mercenario colombiano, secondo cui dei sessanta connazionali partiti con lui ne sono rimasti appena sette, mentre gli altri sono stati uccisi o feriti oppure tornati a casa dopo poche settimane. Queste cifre si aggiungono alle fonti varie come quella dell’intelligence USA, che la scorsa primavera parlava di perdite complessive dell’esercito ucraino nell’ordine di 16mila caduti e di 110mila feriti oppure quella del King’s College di Londra, secondo cui le perdite ucraine ammonterebbero a 200mila.

Il problema coi mercenari, sudamericani in particolare, è che vengono assegnati spesso a operazioni pericolose o “sporche”, quelle dove si è più esposti al rischio di morire o di commettere crimini di guerra, dando quindi ancor più motivo ai rispettivi governi di non volerne sapere nulla. Considerandoli miliziani irregolari, al Cremlino hanno affermato che ad essi non si applicano le norme del diritto umanitario internazionale: così i russi li attaccano con determinazione, ad esempio colpendo con l’artiglieria i loro centri di addestramento.

Aspetti problematici del reclutamento

Rimane assai incerto il profilo di illegalità del reclutamento. A Kiev non si fanno problemi: Oleksandr Shahuri, portavoce della Legione straniera per la difesa territoriale dell’Ucraina, dice che accettano volentieri l’aiuto di qualsiasi cittadino straniero. Nella sua unità impiegano mercenari di vari Paesi, che per prima cosa devono recarsi in Ucraina coi propri mezzi: il viaggio dal Sud America è ovviamente lungo e costoso, e grava ulteriormente sulle precarie finanze dei disperati che vanno a tentare la fortuna al servizio di Kiev.

Gli aspetti problematici riguardano il punto di vista legale e politico. Specialmente nella fase iniziale, la Legione internazionale prendeva anche galeotti, latitanti o militari fuoriusciti del proprio esercito. Molti di sono andati in Ucraina proprio per approfittare della situazione, commettendo crimini che vanno dalle molestie sessuali al traffico di armi. Alcuni sono stati espulsi dalla Legione. In Spagna sono preoccupati per l’attività dei centri di addestramento come la GOA Tactical, che ufficialmente non effettuano l’arruolamento perché sarebbe contrario alle leggi penali di Madrid.

Così tali compagnie dicono di fare solo da “filtro”, lasciando al governo ucraino la responsabilità di assumere i cittadini spagnoli. Ma come evidenziato da un’inchiesta del francese Le Monde, gli inviti ad aderire sono degli annunci pubblicitari veri e propri, che mancano di trasparenza sugli scopi effettivi dell’attività.

Il reclutamento dei sudamericani

Almeno all’inizio, le autorità ucraine negavano di agevolare il reclutamento dei sudamericani. Nonostante vi fossero chat e siti che invitavano gli interessati a recarsi alle ambasciate ucraine, il console onorario di Ucraina a Bogotà bollava come falsità le voci sul reclutamento. Tuttavia, la realtà era stata presto portata alla luce dal canale televisivo argentino TN, che nella città ucraina di Leopoli ha intervistato “formatori di polizia” colombiani e peruviani.

C’è un’espressione che ben sottolinea l’estraneità dell’America Latina ai problemi dell’Ucraina: guerra de los blancos, che in Europa e negli USA verrebbe considerata politicamente scorrettissima, ma che viene utilizzata dagli esperti dei Paesi della Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC). Quest’ultimo è un blocco regionale creato nel 2010 che comprende di fatto tutti gli Stati sovrani delle Americhe, esclusi i territori sotto la giurisdizione europea, il Canada e gli Stati Uniti.

Uno degli scopi del CELAC è proprio favorire lo sviluppo e l’integrazione latinoamericana svincolandosi dall’influenza di Washington. In Perù il reclutamento avviene tramite una società con sede a Lima, la Idronewall, subappaltatrice di altre compagnie militari private come la Defion Internacional, anch’essa con uffici nella capitale peruviana oltre che negli Emirati Arabi, nello Sri Lanka e in altri Paesi, e che vanta contratti col Dipartimento di Stato USA sottoscritti in passato per la guerra in Iraq.

Trattamento deleterio

Il giornale on-line spagnolo Rebelión descrive i miliziani sudamericani come uomini che da combattenti in cerca di fortuna si sono trasformati in “soldati di sventura”. La loro prospettiva migliore è quella di tornare a casa, un giorno, ancora interi. Il rappresentante della Idronewall in Ucraina, Alfredo Buezo Coraua, è uno dei pochi a trarre vantaggio dalla loro condizione.

Avvistato spesso nelle discoteche della città di Ternopil, sede del centro di addestramento dei sudamericani, non nasconde agli aspiranti soldati gli aspetti più difficili del lavoro: combattimento in prima linea con armi leggere, compiti di “pulizia” che ricordano da vicino i crimini di guerra, missioni in cui fare carne da cannone. Negli annunci viene pure spiegato che dovranno subordinarsi niente meno che al comando “anglosassone” (e questo la dice lunga sul perché il conflitto in Ucraina sia ormai considerato in Europa come una guerra per procura di Washington e Londra).

A peggiorare le loro condizioni ci si mettono le stesse autorità ucraine, che trattengono la paga o la concedono poco alla volta per non farli andare via. E a chi si lamenta, i comandi ucraini rispondono con metodi polizieschi per silenziarli. I sudamericani andati a mettersi al servizio di Kiev nel corso dell’ultimo anno incontrano un destino al fronte spesso atroce. Maltrattati dalle autorità ucraine e rinnegati dai propri governi (visti i profili di illegalità del reclutamento), vengono assegnati ai compiti più rischiosi e paurosamente simili all’effettuazione di crimini di guerra.

Redazione Strumenti Politici
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