Canada: critiche ai poteri speciali del governo Trudeau per la repressione delle proteste
Il Canada si leva la maschera: le Province (le entità territoriali primarie che insieme ai Territori formato lo Stato canadese) stanno infatti comunicando ai cittadini che non sono più tenuti a portare la mascherina nei luoghi chiusi. Altri, però, intendono questa frase nel senso delle azioni del governo Trudeau che mostrano un volto liberticida e anti-democratico delle istituzioni del Paese. Ha infatti generato polemiche la decisione presa a metà febbraio di applicare l’Emergencies Act, il provvedimento che conferisce poteri speciali al governo per contrastare una situazione di emergenza nazionale, considerata in questo caso come l’ondata di proteste contro la vaccinazione obbligatoria. Il provvedimento ha avuto una scadenza di soli dieci giorni, ma ha dato luogo a un acceso dibattito interno su quali debbano effettivamente essere i limiti di tali poteri e il loro ambito di applicazione. Molti sono rimasti sconvolti dalle immagini dei poliziotti a cavallo e di quelli in tenuta antisommossa che travolgono i manifestanti pacifici per sgomberare le vie della capitale Ottawa: circa 200 persone sono state arrestate. Si è poi verificato un episodio scioccante su cui le autorità canadesi stanno investigando: un poliziotto a cavallo ha calpestato una signora anziana presente nella folla.
È la prima volta, dal momento della sua approvazione nel 1988, che si ricorre all’Emergencies Act; in passato era stato applicata per tre volte la legge che lo ha preceduto, lo War Measures Act. L’ultima volta era stata usata contro i separatisti del Quebec nel 1970 da Pierre Trudeau, padre dell’attuale premier Justin Trudeau, che rimase in carica in due fasi diverse per un totale di quindici anni fino al 1984. Le critiche contro l’utilizzo di questa legge nel caso delle manifestazioni di piazza odierne arrivano soprattutto dai partiti conservatori all’opposizione, secondo i quali la repressione poliziesca, oltre a provare il fallimento di Trudeau nel tenere le proteste sotto controllo, non farà altro che aizzare nuova rabbia e generare altre divisioni nella società canadese. E pure da sinistra si è levata qualche voce contraria. Si è mossa anche la Canadian Civil Liberties Association (CCLA), organizzazione non profit che si occupa di difendere le libertà civili e i diritti costituzionali: Abby Deshman, la rappresentante del programma di giustizia penale, afferma che le vicende di febbraio rappresentano un brutto precedente per la futura applicazione della legge; inoltre ne ha denunciato l’incostituzionalità presentando un’istanza al tribunale.
Le proteste dei camionisti del Freedom Convoy e dei cittadini canadesi, dopo una breve pausa, sono ricominciate. Nel frattempo, comunque, le pene comminate ai guidatori degli autotreni per aver occupato le arterie stradali sono già decadute. Gli “strumenti emergenziali” usati dalle autorità per punire le infrazioni e scoraggiare ulteriori blocchi stradali sono stati criticati da diversi politici, che li hanno definiti eccessivamente blandi o addirittura ingiusti nel caso in cui la sospensione del diritto di circolare è stata tolta dopo appena una settimana. Eppure, il premier dell’Ontario Doug Ford aveva promesso “gravi” conseguenze a coloro che avevano occupato il centro di Ottawa, con multe fino a 100mila dollari e la carcerazione fino a un anno.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.